Probabile l’accantonamento della Costituzione
L’incerto futuro politico dell’Ue
Se non si riapre la discussione sul processo unitario, a rischio anche l’eurodi Andrea Marini - 15 giugno 2005
Con ogni probabilità al prossimo Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea, domani e dopodomani a Bruxelles, si stabilirà di rimandare ai prossimi mesi la discussione sul Trattato costituzionale. Per evitare polemiche e scontri sul “no” franco-olandese, la decisione se confermare o bloccare i referendum previsti negli altri Paesi potrebbe essere posticipata al semestre inglese.
Male: l’unione monetaria per sopravvivere necessita dell’unione politica. Già c’è chi sembra aver iniziato a scommettere su un fallimento della moneta comune (l’euro è scivolato a quota 1,20 contro il dollaro e il mercato obbligazionario ha cominciato a differenziarsi tra i Paesi con maggiore e quelli con minore credibilità): rimandare la questione di come poter giungere agli Stati Uniti d’Europa dopo il quasi certo fallimento del Trattato costituzionale è solo una perdita di tempo.
Proviamo a fare qualche ipotesi sugli scenari futuri. Se – come abbiamo detto – l’unione monetaria non può durare a lungo senza l’unità politica, la via che porta ad essa dovrebbe riprendere proprio dai 12 Paesi dell’eurozona. L’area dell’euro ha già il vantaggio di avere delle istituzioni funzionanti (la Banca centrale europea e l’eurogruppo dei ministri dell’Economia); ha un interesse politico semplice: avere economicamente successo sotto la valuta comune; è di gran lunga il nucleo più compatto immaginabile, aperto a ogni altro membro dell’Ue.
Come avviene nei grandi Stati federali dove l’unione monetaria coincide con quella politica (Stati Uniti, Canada e Australia), a livello macroeconomico si dovrebbe procedere a creare dei meccanismi centralizzati di assicurazione contro la disoccupazione, per spostare risorse dalle aree in crescita verso quelle depresse in caso di shock asimmetrici; a creare una politica fiscale comune, con una tassazione in prospettiva uguale in ogni Paese.
A livello microeconomico si dovrebbe poi elaborare una strategia di riforme per facilitare la mobilità del lavoro attraverso i confini degli Stati dell’eurozona; introdurre un sistema comunitario di controlli sul credito e di regole per la vendita e l’affitto delle proprietà.
Non è fondamentale che proprio questo sia il percorso attraverso cui riprenderà l’unione politica dell’Europa. L’importante, però, è che la discussione riprenda. Più si perde tempo, più aumenteranno i problemi: a essere sacrificata sull’altare potrebbe finire la moneta unica.
Male: l’unione monetaria per sopravvivere necessita dell’unione politica. Già c’è chi sembra aver iniziato a scommettere su un fallimento della moneta comune (l’euro è scivolato a quota 1,20 contro il dollaro e il mercato obbligazionario ha cominciato a differenziarsi tra i Paesi con maggiore e quelli con minore credibilità): rimandare la questione di come poter giungere agli Stati Uniti d’Europa dopo il quasi certo fallimento del Trattato costituzionale è solo una perdita di tempo.
Proviamo a fare qualche ipotesi sugli scenari futuri. Se – come abbiamo detto – l’unione monetaria non può durare a lungo senza l’unità politica, la via che porta ad essa dovrebbe riprendere proprio dai 12 Paesi dell’eurozona. L’area dell’euro ha già il vantaggio di avere delle istituzioni funzionanti (la Banca centrale europea e l’eurogruppo dei ministri dell’Economia); ha un interesse politico semplice: avere economicamente successo sotto la valuta comune; è di gran lunga il nucleo più compatto immaginabile, aperto a ogni altro membro dell’Ue.
Come avviene nei grandi Stati federali dove l’unione monetaria coincide con quella politica (Stati Uniti, Canada e Australia), a livello macroeconomico si dovrebbe procedere a creare dei meccanismi centralizzati di assicurazione contro la disoccupazione, per spostare risorse dalle aree in crescita verso quelle depresse in caso di shock asimmetrici; a creare una politica fiscale comune, con una tassazione in prospettiva uguale in ogni Paese.
A livello microeconomico si dovrebbe poi elaborare una strategia di riforme per facilitare la mobilità del lavoro attraverso i confini degli Stati dell’eurozona; introdurre un sistema comunitario di controlli sul credito e di regole per la vendita e l’affitto delle proprietà.
Non è fondamentale che proprio questo sia il percorso attraverso cui riprenderà l’unione politica dell’Europa. L’importante, però, è che la discussione riprenda. Più si perde tempo, più aumenteranno i problemi: a essere sacrificata sull’altare potrebbe finire la moneta unica.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.