Il richiamo dell’Ocse e il governo
L’ennesima occasione sprecata
La partita delle pensioni in mano alla sinistra massimalista. Riforma più lontanadi Enrico Cisnetto - 08 giugno 2007
E’ il segnale che la partita delle pensioni ha un esito scontato: vincerà la sinistra massimalista. Non era mai successo, a memoria d’uomo, che l’Italia rifiutasse di apporre la sua firma – che è soltanto una presa d’atto, e non rappresenta in alcun modo un impegno – su un rapporto presentato da un’organizzazione economica internazionale. Ieri anche questo “tabù” è caduto, e tutto a causa di una serie di osservazioni dell’Ocse – largamente condivisibili, e persino un po’ scontate – sul nostro sistema previdenziale. E’ innegabile, infatti, che i nostri tempi per l’applicazione delle riforme siano troppo lunghi, visto che la Dini andrà a pieno regime solo nel 2017; che i nostri contributi pensionistici siano più alti degli altri paesi industrializzati (il 32,7% della retribuzione, contro una media del 20%); che sia urgente mettere in cantiere al più presto anche il secondo pilastro previdenziale; che sia necessario pareggiare l’età di fine impiego per uomini e donne. Perché un sistema in cui i pensionati sono più di 16 milioni e mezzo, il rapporto con i lavoratori attivi è di 71 a 100 e il 31,3% ha meno di 64 anni, oggi non si può più sostenere. Questi difetti sono a conoscenza di tutti, ma lo “scatto di nervosismo” dell’esecutivo di fronte alle sollecitazioni dell’Ocse tradisce tutte le difficoltà di un governo in cui i riformisti sembrano ostaggio della sinistra-sinistra e dei sindacati. E di promesse – come quella di cancellare lo “scalone” di Maroni – che non sarà in grado di mantenere, senza far pagare un costo ancora più duro in termini di riduzione drastica degli assegni dei futuri pensionati.
E così, mentre la Merkel in Germania lavora per innalzare l’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2029, ed in Spagna i socialisti di Zapatero promuovono l’estensione della vita lavorativa oltre i 70, seppure su base volontaria e con incentivi, sul tema l’Italia è condannata all’immobilismo. Intrappolata in un dibattito astrale frutto di veti contrapposti. La frustrata dell’Ocse poteva essere sfruttata dall’ala riformista dell’esecutivo – se ancora esiste – per trovare una sponda autorevole alla linea che, solitariamente, ha fatto sua il ministro Padoa-Schioppa. Invece, con un gesto senza precedenti, si è preferito un’altra volta mettere la testa sotto la sabbia, per confezionare l’ennesima occasione perduta.
E così, mentre la Merkel in Germania lavora per innalzare l’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2029, ed in Spagna i socialisti di Zapatero promuovono l’estensione della vita lavorativa oltre i 70, seppure su base volontaria e con incentivi, sul tema l’Italia è condannata all’immobilismo. Intrappolata in un dibattito astrale frutto di veti contrapposti. La frustrata dell’Ocse poteva essere sfruttata dall’ala riformista dell’esecutivo – se ancora esiste – per trovare una sponda autorevole alla linea che, solitariamente, ha fatto sua il ministro Padoa-Schioppa. Invece, con un gesto senza precedenti, si è preferito un’altra volta mettere la testa sotto la sabbia, per confezionare l’ennesima occasione perduta.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.