La cronaca dell'evento Società Aperta-Aidda
Italia, voltiamo pagina
Da Vietti alla Polverini passando per Magdi Allam tutti d’accordo: urge svolta politicadi Eva Giovannini - 17 aprile 2007
Sull’obiettivo, tutti d’accordo: Voltare Pagina. Altro che ridare nuovo smalto, ristrutturare la facciata. C’è bisogno di rifondare un sistema, di abbattere quei meccanismi patologici che il nostro Paese ha assorbito e consolidato, nell’economia, nella politica, nella cultura e nel sociale. Ognuno con il suo contributo specifico, i partecipanti all’incontro promosso da Società Aperta e da Aidda, hanno parlato di rinnovamento a partire dalla realtà che osservano ogni giorno, come professionisti dell’informazione, economisti, imprenditori, politici.
Introduce il dibattito Laura Frati Gucci, presidentessa nazionale dell’Associazione donne dirigenti d’azienda, per la quale essere donna oggi vuol dire sottoscrivere l’impegno a valorizzare “il merito, l’apertura, il senso di responsabilità”. A spiegare, alla luce di un’analisi economica, il bisogno di cambiamento del nostro Paese, è Enrico Cisnetto, presidente di Società Aperta e convinto sostenitore che l’Italia sia entrata, ormai da quasi un ventennio, in uno stato di lento declino.
Al di là dei facili brindisi alle riprese congiunturali. “Declino che è iniziato con la rivoluzione geopolitica, economica e tecnologica seguita al crollo del Muro di Berlino e che noi non abbiamo dapprima capito, poi voluto vedere e, infine, accettato”. Ritrovandoci oggi - prosegue - a vivere in un Paese con un pensionato ogni tre abitanti, con un deficit infrastrutturale incredibile, con un sistema istituzionale intrappolato da questo bipolarismo fasullo, un Paese governato dalla “dittatura della mediocrità”. E per invertire questo trend, sostiene Cisnetto, la risposta non può che essere della Politica. “Solo una classe dirigente responsabile, con un progetto per il Paese, può fermare il declino e voltare pagina. Anzi, cambiare il libro della storia d’Italia”.
Sulla necessità di ridare al Paese una classe dirigente di veri “statisti” è pienamente d’accordo anche il vicedirettore del Corriere della Sera Magdi Allam, convinto però che alla base di qualsiasi possibile rinnovamento ci debba essere una corretta informazione. “Saper leggere gli eventi non come singoli fotogrammi, ma come parte integrante di un film”. Così come per Cisnetto non ha senso applaudire una ripresa economica congiunturale se non si tiene conto di cicli di più ampio respiro, così per Allam non si può continuare a interpretare ciò che succede nel mondo alla luce di un singolo evento e della reazione ad esso. “Viviamo in una costante mistificazione del reale, dove nei salotti tv si scambiano i terroristi islamici per le loro vittime e quelli come me, in certe vignette, diventano dei kamikaze. Distinguere il vero dal falso – conclude – è l’unica premessa per costruire una società dove convivano i valori tradizionali e le spinte di rinnovamento globali”.
Pur essendo una delle più autorevoli professioniste dell’informazione, Lucia Annunziata non punta il dito sugli errori delle rappresentazioni mediatiche e, per spiegare la difficoltà di “voltar pagina”, torna a parlare di politica. Smascherando un luogo comune, però. “Continuo a sentir ripetere che la classe politica italiana non funziona perché andrebbe rinnovata. Dire questo è facile e consolatorio, ma è anche una grande sciocchezza”.
L’ex presidente della Rai spiega che se il nodo fosse stato il turn over dei parlamentari, Tangentopoli e l’avvento di Berlusconi avrebbero dovuto mettere la parola fine a tutti i problemi italiani. E invece no. La vera malattia non sta nei politici, sostiene, ma in come è concepita la politica, che è ridotta a un mestiere per conservare l’esistente anziché sovvertirlo. “Il problema della politica è la quantità di potere che ancora gestisce, a partire dagli enti locali”. L’analisi di Lucia Annunziata è tranciante anche verso i privati, colpevoli di non stimolare le istituzioni, anzi abituati ad appoggiarsi al pubblico confermandone la forza. “Come si fa ad uscire dall’immobilismo – conclude – se ormai le vere padrone del Paese sono le banche? Hanno in mano tutto, dalle assicurazioni alla formazione. Manca il calcio e la poltrona di Palazzo Chigi e poi signori come Passera e dintorni ce li ritroviamo ovunque”.
Di “privati” ne sa qualcosa Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria in Emilia Romagna, che puntualizza: “Le aziende private in Italia non sono solo Alitalia, ma sono quelle che competono ogni giorno, che investono e rischiano sulla propria pelle. Ma fanno fatica perché il nostro Paese premia ancora chi si comporta in modo poco trasparente e non si mette in gioco”. Le istituzioni dovrebbero, spiega Artoni, avere la funzione di un “allenatore”, in modo che le imprese possano fare la loro partita al meglio delle loro possibilità, valorizzando i “giacimenti nascosti” come le donne e i giovani.
A proposito di donne. Renata Polverini è la prima donna alla guida di un sindacato, l’Ugl, e la dimostrazione vivente che, allora, voltare pagina si può. “Quando sono stata eletta non solo ho interrotto il primato maschile, ma con i miei quarant’anni ho abbassato notevolmente l’età media” spiega presentandosi al pubblico. D’accordo con gli interventi precedenti su un’analisi non confortante del sistema-Italia, Polverini però “non vede nero” e crede che, se esiste un modo per invertire la rotta, quel modo è cambiare ognuno nel proprio ambito: “All’interno della mia organizzazione ho puntato sul ricambio generazionale e sulla regola che gli incarichi non sono cumulabili, in un Paese in cui il ministro della Giustizia è anche sindaco di Ceppaloni…”. E poi, spiega, “non credo che l’Italia abbia bisogno di politici e neanche di professionisti prestati alla politica, ma di nuovi leader”.
Introdotto da Cisnetto come un “rompiscatole” per la sua capacità di provocare e dare giudizi sferzanti, il sociologo Domenico De Masi, più che proporre soluzioni per il rinnovamento traccia, dati alla mano, il quadro di un’Italia “disorientata” che, pur facendo parte del cosiddetto “primo mondo” attraversa una transizione delicata, dove cadono i confini (uomo-donna, vita-morte) e si delineano gli aspetti problematici, dalla scuola al sistema dei media, dal ruolo debole degli intellettuali all’assenza delle donne nelle grandi imprese. “Eppure non dobbiamo considerarci vittime di una iattura, infondo siamo ancora un grande Paese. Facciamo parte del G8”. “Si, ma di questo passo nel giro di pochi anni ci cacciano” ribatte, ironico, Cisnetto. Anzi, al prossimo G8 ci andremo con l’arca di Noè. Perché secondo Michele Vietti, dell’Udc, l’Italia, o meglio il bipolarismo che la governa, “è uno scenario da diluvio universale. Coalizioni che caricano gli animali più bizzarri per poi azzuffarsi appena partiti”. Vero motivo, secondo Vietti, per cui non è possibile fare delle serie riforme. “Per voltare pagina bisogna abbandonare l’arca e salire su una barca con un equipaggio omogeneo. Che sappia anche guardare le stelle”.
Introduce il dibattito Laura Frati Gucci, presidentessa nazionale dell’Associazione donne dirigenti d’azienda, per la quale essere donna oggi vuol dire sottoscrivere l’impegno a valorizzare “il merito, l’apertura, il senso di responsabilità”. A spiegare, alla luce di un’analisi economica, il bisogno di cambiamento del nostro Paese, è Enrico Cisnetto, presidente di Società Aperta e convinto sostenitore che l’Italia sia entrata, ormai da quasi un ventennio, in uno stato di lento declino.
Al di là dei facili brindisi alle riprese congiunturali. “Declino che è iniziato con la rivoluzione geopolitica, economica e tecnologica seguita al crollo del Muro di Berlino e che noi non abbiamo dapprima capito, poi voluto vedere e, infine, accettato”. Ritrovandoci oggi - prosegue - a vivere in un Paese con un pensionato ogni tre abitanti, con un deficit infrastrutturale incredibile, con un sistema istituzionale intrappolato da questo bipolarismo fasullo, un Paese governato dalla “dittatura della mediocrità”. E per invertire questo trend, sostiene Cisnetto, la risposta non può che essere della Politica. “Solo una classe dirigente responsabile, con un progetto per il Paese, può fermare il declino e voltare pagina. Anzi, cambiare il libro della storia d’Italia”.
Sulla necessità di ridare al Paese una classe dirigente di veri “statisti” è pienamente d’accordo anche il vicedirettore del Corriere della Sera Magdi Allam, convinto però che alla base di qualsiasi possibile rinnovamento ci debba essere una corretta informazione. “Saper leggere gli eventi non come singoli fotogrammi, ma come parte integrante di un film”. Così come per Cisnetto non ha senso applaudire una ripresa economica congiunturale se non si tiene conto di cicli di più ampio respiro, così per Allam non si può continuare a interpretare ciò che succede nel mondo alla luce di un singolo evento e della reazione ad esso. “Viviamo in una costante mistificazione del reale, dove nei salotti tv si scambiano i terroristi islamici per le loro vittime e quelli come me, in certe vignette, diventano dei kamikaze. Distinguere il vero dal falso – conclude – è l’unica premessa per costruire una società dove convivano i valori tradizionali e le spinte di rinnovamento globali”.
Pur essendo una delle più autorevoli professioniste dell’informazione, Lucia Annunziata non punta il dito sugli errori delle rappresentazioni mediatiche e, per spiegare la difficoltà di “voltar pagina”, torna a parlare di politica. Smascherando un luogo comune, però. “Continuo a sentir ripetere che la classe politica italiana non funziona perché andrebbe rinnovata. Dire questo è facile e consolatorio, ma è anche una grande sciocchezza”.
L’ex presidente della Rai spiega che se il nodo fosse stato il turn over dei parlamentari, Tangentopoli e l’avvento di Berlusconi avrebbero dovuto mettere la parola fine a tutti i problemi italiani. E invece no. La vera malattia non sta nei politici, sostiene, ma in come è concepita la politica, che è ridotta a un mestiere per conservare l’esistente anziché sovvertirlo. “Il problema della politica è la quantità di potere che ancora gestisce, a partire dagli enti locali”. L’analisi di Lucia Annunziata è tranciante anche verso i privati, colpevoli di non stimolare le istituzioni, anzi abituati ad appoggiarsi al pubblico confermandone la forza. “Come si fa ad uscire dall’immobilismo – conclude – se ormai le vere padrone del Paese sono le banche? Hanno in mano tutto, dalle assicurazioni alla formazione. Manca il calcio e la poltrona di Palazzo Chigi e poi signori come Passera e dintorni ce li ritroviamo ovunque”.
Di “privati” ne sa qualcosa Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria in Emilia Romagna, che puntualizza: “Le aziende private in Italia non sono solo Alitalia, ma sono quelle che competono ogni giorno, che investono e rischiano sulla propria pelle. Ma fanno fatica perché il nostro Paese premia ancora chi si comporta in modo poco trasparente e non si mette in gioco”. Le istituzioni dovrebbero, spiega Artoni, avere la funzione di un “allenatore”, in modo che le imprese possano fare la loro partita al meglio delle loro possibilità, valorizzando i “giacimenti nascosti” come le donne e i giovani.
A proposito di donne. Renata Polverini è la prima donna alla guida di un sindacato, l’Ugl, e la dimostrazione vivente che, allora, voltare pagina si può. “Quando sono stata eletta non solo ho interrotto il primato maschile, ma con i miei quarant’anni ho abbassato notevolmente l’età media” spiega presentandosi al pubblico. D’accordo con gli interventi precedenti su un’analisi non confortante del sistema-Italia, Polverini però “non vede nero” e crede che, se esiste un modo per invertire la rotta, quel modo è cambiare ognuno nel proprio ambito: “All’interno della mia organizzazione ho puntato sul ricambio generazionale e sulla regola che gli incarichi non sono cumulabili, in un Paese in cui il ministro della Giustizia è anche sindaco di Ceppaloni…”. E poi, spiega, “non credo che l’Italia abbia bisogno di politici e neanche di professionisti prestati alla politica, ma di nuovi leader”.
Introdotto da Cisnetto come un “rompiscatole” per la sua capacità di provocare e dare giudizi sferzanti, il sociologo Domenico De Masi, più che proporre soluzioni per il rinnovamento traccia, dati alla mano, il quadro di un’Italia “disorientata” che, pur facendo parte del cosiddetto “primo mondo” attraversa una transizione delicata, dove cadono i confini (uomo-donna, vita-morte) e si delineano gli aspetti problematici, dalla scuola al sistema dei media, dal ruolo debole degli intellettuali all’assenza delle donne nelle grandi imprese. “Eppure non dobbiamo considerarci vittime di una iattura, infondo siamo ancora un grande Paese. Facciamo parte del G8”. “Si, ma di questo passo nel giro di pochi anni ci cacciano” ribatte, ironico, Cisnetto. Anzi, al prossimo G8 ci andremo con l’arca di Noè. Perché secondo Michele Vietti, dell’Udc, l’Italia, o meglio il bipolarismo che la governa, “è uno scenario da diluvio universale. Coalizioni che caricano gli animali più bizzarri per poi azzuffarsi appena partiti”. Vero motivo, secondo Vietti, per cui non è possibile fare delle serie riforme. “Per voltare pagina bisogna abbandonare l’arca e salire su una barca con un equipaggio omogeneo. Che sappia anche guardare le stelle”.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.