Italia, i segni evidenti del declino
Le dimensioni della crisi e della fuga dei cervelli in due nuovi documentidi Patrizia Licata - 31 maggio 2005
Siamo un Paese di proprietari di case e di telefonini, ma la nostra produttività è bassa, la classe manageriale asfittica e le intelligenze sempre più…in fuga. E’ il quadro della realtà italiana che emerge da due diversi documenti: la raccolta di saggi edita da Mondatori “Il declino economico dell’Italia, cause e rimedi” e la ricerca europea "Brain Drain - Emigration Flows of Qualified Scientists". Le possibilità di spesa degli italiani si stanno restringendo e le disuguaglianze sociali si allargano: il boom dei telefonini e degli sms (in cui gli italiani hanno speso oltre 14.000 milioni nel 2003) e del mattone (settore tradizionale di investimento per gli italiani, oggi favoriti anche dai tassi di interesse) è l’altra faccia di una situazione deteriorata. Lo stop del nostro Paese è la conseguenza dell’incapacità di adattarsi ai cambiamenti del mondo esterno, di sovvertire anziché rafforzare l’ordine economico esistente per contrastare la concorrenza, dicono gli esperti, concludendo: “Il declino è una tragica possibilità”.
Alcuni dati parlano in maniera eloquente: in Italia occorrono 13 giorni e 3.796 dollari per aprire un’impresa contro gli 8 giorni e i 306 dollari della Francia. Abbiamo la metà dei laureati della Grecia tra i 25 e i 34 anni e meno ricercatori del Portogallo. E quei pochi spesso preferiscono emigrare all’estero: dal 1998 al 2003 ogni anno in media 5.000 italiani altamente qualificati nella ricerca e nelle professioni tecniche hanno trovato occupazione negli Usa per un periodo fino a 6 anni. Nel solo 2003 il 17% degli italiani che si sono stabiliti in maniera permanente negli Usa sono stati manager, dirigenti e professionisti. Il problema ha dimensioni europee: i lavoratori ad altissima qualificazione, occupati in professioni scientifiche, provenienti dall'Europa ed immigrati negli Usa nel 2003 sono stati oltre 100.000; tra i cinque paesi che hanno fornito questo capitale umano, l'Italia occupa il quarto posto con 5.900 persone, dopo Regno Unito (31.000 persone), Francia (15.000) e Germania (13.000) e davanti alla Spagna (5.800).
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
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