Altro che Air France
Intesa Alitalia-Ethiad
L’arrivo della compagnia degli Emirati nei cieli italici potrebbe davvero farci tornare a volare altidi Enrico Cisnetto - 07 febbraio 2014
La formalizzazione dell’intesa fra Etihad e Alitalia chiude fosche prospettive e apre scenari potenzialmente brillanti. Innanzitutto, esclude definitivamente la totale conquista della compagnia di bandiera italiana da parte dei francesi, che evidenziai come sbagliata fin da subito: lo sarebbe stata con Air France in salute, figuriamoci con Parigi che patisce la crisi quasi come Roma. Inoltre aeroporti, collegamenti e traffico passeggeri del Belpaese sarebbero tutti andati a rimpolpare gli interessi transalpini. Mi dichiaro quindi “non pentito” per il sostegno al piano che salvò Alitalia dal default, scongiurandone la vendita ad Air France per un piatto di lenticchie.
Quell’iniziativa fu necessaria, ma non sufficiente, perché fin da allora era chiaro che la crisi di Alitalia risiedeva sia in profonde cause gestionali, sia in un mercato strutturalmente cambiato dalla crisi. Era necessario puntare su alleanze transnazionali con compagnie di altri continenti, interessate a quote di mercato europee e interessanti per le linee intercontinentali. Ora, per fortuna, è stato trovato quell’accordo strategico internazionale a cui nessun italiano sano di mente può pensare di opporsi, e gli effetti positivi si stanno già manifestando. Con l’acquisizione dei francesi gli scali italiani sarebbero diventati succursali di Parigi ed Amsterdam, mentre il possibile ingresso di Etihad nel capitale di Adr assegnerebbe a Fiumicino – oltre ai 12 miliardi di euro di investimenti in 40 anni già programmati dagli attuali azionisti – il ruolo di grande hub internazionale, ideale di testa di ponte fra Medio Oriente e Europa che il vettore arabo stava palesemente cercando, e che a noi fa comodo.
Ma non solo. L’ipotesi che Etihad entri, con obiettivo Malpensa, anche nel capitale di Sea – lanciata da Pietro Modiano, presidente della società di gestione degli aeroporti milanesi – eliminerebbe finalmente il dualismo con Linate, lasciando ad un unico aeroporto il ruolo di scalo strategico del nord Italia (come recita giustamente il “piano Lupi”). Il matrimonio di Etihad non rafforza, quindi, solo Alitalia, ma tutta la filiera. La presenza di un soggetto solido e con strategie definite, che a Milano si integri con F2i (che deve restare in maggioranza), consentendo al Comune di uscire, potrebbe infatti ridurre la frammentazione del sistema aeroportuale italiano.
Gli accordi e gli equilibri sono ovviamente da definire, ma nulla osta ad una differenziazione razionale delle quote di mercato e delle funzioni tra i maggiori scali, finora gravati da un disfunzionale policentrismo anarchico. Fino a pensare Roma e Milano uniti? Se ne può parlare. L’arrivo di Etihad nei cieli italici potrebbe davvero farci tornare a volare alti. (twitter @ecisnetto)
Quell’iniziativa fu necessaria, ma non sufficiente, perché fin da allora era chiaro che la crisi di Alitalia risiedeva sia in profonde cause gestionali, sia in un mercato strutturalmente cambiato dalla crisi. Era necessario puntare su alleanze transnazionali con compagnie di altri continenti, interessate a quote di mercato europee e interessanti per le linee intercontinentali. Ora, per fortuna, è stato trovato quell’accordo strategico internazionale a cui nessun italiano sano di mente può pensare di opporsi, e gli effetti positivi si stanno già manifestando. Con l’acquisizione dei francesi gli scali italiani sarebbero diventati succursali di Parigi ed Amsterdam, mentre il possibile ingresso di Etihad nel capitale di Adr assegnerebbe a Fiumicino – oltre ai 12 miliardi di euro di investimenti in 40 anni già programmati dagli attuali azionisti – il ruolo di grande hub internazionale, ideale di testa di ponte fra Medio Oriente e Europa che il vettore arabo stava palesemente cercando, e che a noi fa comodo.
Ma non solo. L’ipotesi che Etihad entri, con obiettivo Malpensa, anche nel capitale di Sea – lanciata da Pietro Modiano, presidente della società di gestione degli aeroporti milanesi – eliminerebbe finalmente il dualismo con Linate, lasciando ad un unico aeroporto il ruolo di scalo strategico del nord Italia (come recita giustamente il “piano Lupi”). Il matrimonio di Etihad non rafforza, quindi, solo Alitalia, ma tutta la filiera. La presenza di un soggetto solido e con strategie definite, che a Milano si integri con F2i (che deve restare in maggioranza), consentendo al Comune di uscire, potrebbe infatti ridurre la frammentazione del sistema aeroportuale italiano.
Gli accordi e gli equilibri sono ovviamente da definire, ma nulla osta ad una differenziazione razionale delle quote di mercato e delle funzioni tra i maggiori scali, finora gravati da un disfunzionale policentrismo anarchico. Fino a pensare Roma e Milano uniti? Se ne può parlare. L’arrivo di Etihad nei cieli italici potrebbe davvero farci tornare a volare alti. (twitter @ecisnetto)
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.