Cina e Russia contro gli Stati Uniti per l’Icann
Internet, destino in mano alla Ue?
L’assegnazione dei domini è appannaggio degli Usa. E molti all’Onu vorrebbero cambiaredi Alessandro D'Amato - 15 novembre 2005
Chi governerà internet? Domani a Tunisi, nel corso del World Summit on the Information Society, la proposta sarà resa pubblica. Da un lato ci sono gli Stati Uniti che tengono duro perché la gestione dell’assegnazione dei domini e, di fatto, degli “snodi” fondamentali della rete globale, resti all’Icann, l’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers che ha sede in California, dall’altro alcuni paesi come Cina, Brasile, Russia, Cuba, Iran, Siria e altri stati arabi, che vorrebbero sottrarre questo predominio agli americani.
L’Icann dal 1998 ha avuto la responsabilità di assegnare gli indirizzi IP (Internet Protocol) e di gestire il sistema dei nomi a dominio di primo livello (Top-Level Domain) generico (gTLD) e del codice internazionale (ccTLD). Il ruolo di internet è considerato primario e all’interno della rete la “sicurezza e la fiducia sono tra i pilastri fondamentali della società dell’informazione”. Perché questi principi siano validi, dicono ora alcuni paesi, bisogna rivedere il governo di internet. Per questo i paesi partecipanti hanno chiesto “al Segretario Generale delle Nazioni Unite di costituire un gruppo di lavoro sul governo di internet” per “sviluppare un accordo comune dei rispettivi ruoli e responsabilità dei governi, delle organizzazioni internazionali e di altri forum”. Come a dire: l’Icann non deve più fare tutto da solo o con lo sguardo attento dei soli Stati Uniti.
Si dice: gli USA hanno la facoltà di intervenire su Icann, ma è loro interesse che operi liberamente perché così favorisce gli scambi, le comunicazioni, etc. E poi, la loro facoltà di intervenire è dissuasa dal rischio di “retaliation” da parte del resto del mondo. G. John Ikenberry scrive che “gli USA sono un impero aperto, libero e riluttante”. Il loro impero si regge quindi sulla sua intrinseca libertà. Gli Usa lasciano operare liberamente internet, che hanno inventato loro. Non interferiscono perché sono coscienti che ciò indebolirebbe le relazioni con il resto del mondo. Ma non solo: disponendo di Icann gli Usa si riservano comunque la facoltà (anche se non dichiarata) di usare il server a loro piacimento contro chi volesse cercare di sabotare la loro posizione di forza.
A questo si risponde di solito con i seguenti fatti: l’Icann aveva proposto di registrare il dominio .xxx da assegnare ai siti porno, i conservatori hanno protestato spinti dai censori religiosi e la cosa è stata bloccata. L’Icann un anno fa ha bloccato per cinque giorni tutti i domini internet (e-mail incluse) con suffisso .ly, proveniente dalla Libia. E’ bastato questo per isolare in modo consistente il paese dal resto del mondo commerciale e dell’informazione. E soprattutto si ricorda che Tim Berners-Lee era svizzero, e non americano, e che comunque c’è una grossa differenza tra una tecnologia e l’uso che se ne fa: può essere logico tributare un omaggio all’inventore del motore a scoppio, ma se questi fosse ancora vivo e decidesse da un momento all’altro che la sua invenzione non può essere usata sulle automobili asiatiche, si cercherebbe, senza troppo riguardo, di farlo portar via dagli infermieri.
Ma soprattutto Icann non ha solo delle implicazioni tecnologiche, bensì, e soprattutto, politiche. Gli Stati, in futuro, nel farsi la guerra ricorreranno sempre più a strumenti cybernetici. In altre parole, lo Stato A entrerà nei sistemi integrati dello Stato B per fare in modo che di colpo si blocchi la sua produzione energetica, piuttosto che sabotando i sistemi automatici di sicurezza dei treni, degli aerei, etc. Tutto sempre per il vecchio adagio di Von Clausewitz “war is an act of policy to compel the enemy to do our will”. Viviane Reding, Commissario europeo per la società dell’informazione e mezzi di comunicazione ha detto che, se non si arriverà a un approccio multilaterale, paesi come Cina, Russia, Brasile e alcuni stati arabi potrebbero cominciare a usare loro versioni di internet e la condivisione che ha fatto il successo del web sparirà.
Rimane quindi il solito, annoso, maledetto problema, sintetizzato da Julia Roberts nel film “Pretty Woman”: “Non possiamo essere i gendarmi del mondo, ma se nessuno se ne assume il ruolo…”. E non è un caso che la mediazione sulla questione sia stata affidata all’Unione Europea: chi meglio di lei può essere considerata vaso di coccio tra vasi di ferro, assicurandosi così che nessuno decida o che si cambi tutto per non cambiare nulla?
L’Icann dal 1998 ha avuto la responsabilità di assegnare gli indirizzi IP (Internet Protocol) e di gestire il sistema dei nomi a dominio di primo livello (Top-Level Domain) generico (gTLD) e del codice internazionale (ccTLD). Il ruolo di internet è considerato primario e all’interno della rete la “sicurezza e la fiducia sono tra i pilastri fondamentali della società dell’informazione”. Perché questi principi siano validi, dicono ora alcuni paesi, bisogna rivedere il governo di internet. Per questo i paesi partecipanti hanno chiesto “al Segretario Generale delle Nazioni Unite di costituire un gruppo di lavoro sul governo di internet” per “sviluppare un accordo comune dei rispettivi ruoli e responsabilità dei governi, delle organizzazioni internazionali e di altri forum”. Come a dire: l’Icann non deve più fare tutto da solo o con lo sguardo attento dei soli Stati Uniti.
Si dice: gli USA hanno la facoltà di intervenire su Icann, ma è loro interesse che operi liberamente perché così favorisce gli scambi, le comunicazioni, etc. E poi, la loro facoltà di intervenire è dissuasa dal rischio di “retaliation” da parte del resto del mondo. G. John Ikenberry scrive che “gli USA sono un impero aperto, libero e riluttante”. Il loro impero si regge quindi sulla sua intrinseca libertà. Gli Usa lasciano operare liberamente internet, che hanno inventato loro. Non interferiscono perché sono coscienti che ciò indebolirebbe le relazioni con il resto del mondo. Ma non solo: disponendo di Icann gli Usa si riservano comunque la facoltà (anche se non dichiarata) di usare il server a loro piacimento contro chi volesse cercare di sabotare la loro posizione di forza.
A questo si risponde di solito con i seguenti fatti: l’Icann aveva proposto di registrare il dominio .xxx da assegnare ai siti porno, i conservatori hanno protestato spinti dai censori religiosi e la cosa è stata bloccata. L’Icann un anno fa ha bloccato per cinque giorni tutti i domini internet (e-mail incluse) con suffisso .ly, proveniente dalla Libia. E’ bastato questo per isolare in modo consistente il paese dal resto del mondo commerciale e dell’informazione. E soprattutto si ricorda che Tim Berners-Lee era svizzero, e non americano, e che comunque c’è una grossa differenza tra una tecnologia e l’uso che se ne fa: può essere logico tributare un omaggio all’inventore del motore a scoppio, ma se questi fosse ancora vivo e decidesse da un momento all’altro che la sua invenzione non può essere usata sulle automobili asiatiche, si cercherebbe, senza troppo riguardo, di farlo portar via dagli infermieri.
Ma soprattutto Icann non ha solo delle implicazioni tecnologiche, bensì, e soprattutto, politiche. Gli Stati, in futuro, nel farsi la guerra ricorreranno sempre più a strumenti cybernetici. In altre parole, lo Stato A entrerà nei sistemi integrati dello Stato B per fare in modo che di colpo si blocchi la sua produzione energetica, piuttosto che sabotando i sistemi automatici di sicurezza dei treni, degli aerei, etc. Tutto sempre per il vecchio adagio di Von Clausewitz “war is an act of policy to compel the enemy to do our will”. Viviane Reding, Commissario europeo per la società dell’informazione e mezzi di comunicazione ha detto che, se non si arriverà a un approccio multilaterale, paesi come Cina, Russia, Brasile e alcuni stati arabi potrebbero cominciare a usare loro versioni di internet e la condivisione che ha fatto il successo del web sparirà.
Rimane quindi il solito, annoso, maledetto problema, sintetizzato da Julia Roberts nel film “Pretty Woman”: “Non possiamo essere i gendarmi del mondo, ma se nessuno se ne assume il ruolo…”. E non è un caso che la mediazione sulla questione sia stata affidata all’Unione Europea: chi meglio di lei può essere considerata vaso di coccio tra vasi di ferro, assicurandosi così che nessuno decida o che si cambi tutto per non cambiare nulla?
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.