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Nei giorni scorsi le lamentele di Pera e Casini

Intercettazioni e Quirinale

Anche il Capo dello Stato prende coscienza di questa anomalia. Ma il Csm non farà niente

di Davide Giacalone - 03 agosto 2005

Sono anni che la pubblicazione degli atti giudiziari, intendendosi per tali le sole carte destinate a sostenere le tesi dell’accusa, trova la sua naturale collocazione sulle pagine dei giornali. Sono anni che la presunzione d’innocenza, formalmente tutelata dalla Costituzione, è calpestata nel silenzio generale. Sono anni che l’innaturale, illecito e liberticida rapporto fra le procure ed il giornalismo lecchino e velinaro si è consolidato, fino a far pubblico vanto dell’esistenza di pool giornalistici che assistono e seguono pool investigativi. Sono anni che agli accusati non è concesso diritto di difesa, se non nei tempi intollerabilmente lunghi di un processo penale che giunge quando l’omicidio civile è già stato consumato. Sono anni che in Italia si dispongono intercettazioni di tutto e di tutti, con spese altissime che non hanno simili in altri Paesi. E dopo tutti questi anni, in occasione delle intercettazioni telefoniche relative ai bancari ed ai loro amici, coinvolgenti il governatore della Banca d’Italia, il Presidente della Repubblica, ricordandosi d’essere anche Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, ha deciso di porre il problema in quel consesso.

Meglio tardi che mai, si potrebbe dire, sebbene io sia convinto che il gesto di Ciampi sia nobile ma inutile: il Csm, statene certi, avvierà una profonda e pensosa riflessione, che non avrà mai fine e fattiva conclusione.

In quanto a Fazio, ripeto quel che ho già scritto, e che molti ostinatamente vogliono ignorare: le intercettazioni telefoniche si possono anche buttare tutte, ignorandole totalmente, perché queste ci restituiscono l’imbarazzante retrobottega di quel che già era esposto in vetrina: un arbitro che allena, favorisce e tifa.

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