L’attesa per le presidenziali francesi
Incognita Eliseo
Dal voto francese molte risposte. Stavolta c’è Bayrou fra i due litiganti Sarko e Segolenedi Antonio Gesualdi - 09 marzo 2007
Come avevamo commentato qualche settimana fa: la Francia è a un bivio e le presidenziali 2007 saranno importanti non solo per i francesi, ma anche per l"Europa. Non tanto per il processo di unificazione, chiaramente interrotto, quanto per la ridefinizione delle case ideologiche del terzo millennio europeo.
Un conto, infatti, è che al secondo turno arrivino Sarkozy e Royal, un conto e che ci arrivi un Bayrou o, addirittura, un Le Pen. Già nel 2002 il piazzamento del leader del Fronte nazionale ha scardinato il sistema elettorale e reso inutile il ballottaggio.
Qualcuno ha visto in questo il risultato di azioni combinate per ammortizzare il suffragio universale a favore della democrazia sondaggistica e oligarchica. Altri hanno visto un vero e proprio basculamento del sistema elettorale causato dalle nuove collocazioni politiche. Finora il primo turno francese aveva la funzione di un proporzionale; si contavano anche più di quaranta candidati. Era un modo per "pesare" le rispettive aree ideologiche e poi decidere chi doveva governarle. Era anche un modo - spesso lo si dimentica - di imporre argomenti fondamentali che il bipolarismo esclude dal dibattito politico. Le minoranze ambientaliste, territoriali, sociali e politiche - pur consapevoli che non potranno concorrere al governo del Paese - durante una campagna elettorale proporzionale richiamano l"attenzione su temi che, altrimenti, la classe politica (bipolare) omette di affrontare. Eliminare questo aspetto del proporzionale significa impoverire il dibattito politico. In queste elezioni i francesi rischiano di ritrovarsi a dover decidere se, al primo turno, è meglio votare il candidato che "più piace" oppure quello che ha "più probabilità" di piazzarsi per il ballottaggio. Usano un sistema proporzionale, ma dovrebbero comportarsi come se stessero utilizzando un sistema maggioritario. Motivo per il quale alcuni istituzioni e centri studi francesi stanno continuando a sfornare dati e analisi di rivalutazioni sperticate del proporzionale.
Lo scarto tra il secondo partito e il primo dei non-piazzati al ballottaggio nel 1974 era del 17,5%. A mano a mano questo scarto è andato sempre più riducendosi fino allo 0,5% del 2002 quando Le Pen ha conteso la presidenza nazionale a Chirac. I due maggiori partiti raccoglievano il 75,8% nel 1974. Oggi arrivano appena al 36,7%. Questo "pericolo" della vittoria di una forte minoranza ha portato, quest"anno, alcuni leader a rinunciare alla corsa per evitare la frammentazione, ma comunque con scarti che potrebbero essere molto bassi non si può più escludere neppure un ballottaggio Bayrou-Le Pen. Se dovessero verificarsi accadimenti di questo tipo allora sarà evidente che nell"Europa continentale non funziona il meccanismo anglo-sassone della costruzione di due soli grandi partiti e della costruzione di leader per via mediatica. Il territorio, nei Paesi europei, è politicamente più attivo. Le organizzazioni sociali sono più influenti delle opinioni pubbliche mediate e i "piccoli candidati" sono indispensabili per alimentare il dibattito democratico. Ed è di questo che i francesi (ma credo anche gli italiani, i tedeschi, gli olandesi...) sono preoccupati e quindi cercano sempre candidati alternativi e, spesso, votano "a sorpresa" smentendo i sondaggi.
Le Pen pone questioni politiche precise da oltre vent"anni; non si può escludere a priori. Bayrou e Chevenement, nel 2002, avevano giocato un ruolo importante nell"area moderata e oggi un Bayrou può concorrere alla presidenza. E potrebbe farlo anche Chevenement - dicono i suoi supporter - "se non si fosse venduto l"anima per qualche posto". E così potrà essere domani per Dupont-Aignan. I caratteri di ipermaggioritario e iperpersonalizzazione della politica spingono il sistema verso le oligarchie e l"ingessamento del dibattito democratico, anche in Francia, come in Italia. Ma là dove i sistemi mediatici e sondaggistici non sono, poi, così potenti come vorrebbero apparire, la Politica ritorna dal territorio e rientra dalla finestra! Oggi, in Francia, assistiamo all"annullamento della potenza dei piccoli partiti e alla corsa disperata verso il centro dei due candidati "del vuoto". Ma Sarko e Sego potrebbero vedersi, invece, proiettati all"estremo dell"offerta politica. Tra Sarko e Sego, al centro vero, infatti, si è piazzato Bayrou!
Qualcuno ha visto in questo il risultato di azioni combinate per ammortizzare il suffragio universale a favore della democrazia sondaggistica e oligarchica. Altri hanno visto un vero e proprio basculamento del sistema elettorale causato dalle nuove collocazioni politiche. Finora il primo turno francese aveva la funzione di un proporzionale; si contavano anche più di quaranta candidati. Era un modo per "pesare" le rispettive aree ideologiche e poi decidere chi doveva governarle. Era anche un modo - spesso lo si dimentica - di imporre argomenti fondamentali che il bipolarismo esclude dal dibattito politico. Le minoranze ambientaliste, territoriali, sociali e politiche - pur consapevoli che non potranno concorrere al governo del Paese - durante una campagna elettorale proporzionale richiamano l"attenzione su temi che, altrimenti, la classe politica (bipolare) omette di affrontare. Eliminare questo aspetto del proporzionale significa impoverire il dibattito politico. In queste elezioni i francesi rischiano di ritrovarsi a dover decidere se, al primo turno, è meglio votare il candidato che "più piace" oppure quello che ha "più probabilità" di piazzarsi per il ballottaggio. Usano un sistema proporzionale, ma dovrebbero comportarsi come se stessero utilizzando un sistema maggioritario. Motivo per il quale alcuni istituzioni e centri studi francesi stanno continuando a sfornare dati e analisi di rivalutazioni sperticate del proporzionale.
Lo scarto tra il secondo partito e il primo dei non-piazzati al ballottaggio nel 1974 era del 17,5%. A mano a mano questo scarto è andato sempre più riducendosi fino allo 0,5% del 2002 quando Le Pen ha conteso la presidenza nazionale a Chirac. I due maggiori partiti raccoglievano il 75,8% nel 1974. Oggi arrivano appena al 36,7%. Questo "pericolo" della vittoria di una forte minoranza ha portato, quest"anno, alcuni leader a rinunciare alla corsa per evitare la frammentazione, ma comunque con scarti che potrebbero essere molto bassi non si può più escludere neppure un ballottaggio Bayrou-Le Pen. Se dovessero verificarsi accadimenti di questo tipo allora sarà evidente che nell"Europa continentale non funziona il meccanismo anglo-sassone della costruzione di due soli grandi partiti e della costruzione di leader per via mediatica. Il territorio, nei Paesi europei, è politicamente più attivo. Le organizzazioni sociali sono più influenti delle opinioni pubbliche mediate e i "piccoli candidati" sono indispensabili per alimentare il dibattito democratico. Ed è di questo che i francesi (ma credo anche gli italiani, i tedeschi, gli olandesi...) sono preoccupati e quindi cercano sempre candidati alternativi e, spesso, votano "a sorpresa" smentendo i sondaggi.
Le Pen pone questioni politiche precise da oltre vent"anni; non si può escludere a priori. Bayrou e Chevenement, nel 2002, avevano giocato un ruolo importante nell"area moderata e oggi un Bayrou può concorrere alla presidenza. E potrebbe farlo anche Chevenement - dicono i suoi supporter - "se non si fosse venduto l"anima per qualche posto". E così potrà essere domani per Dupont-Aignan. I caratteri di ipermaggioritario e iperpersonalizzazione della politica spingono il sistema verso le oligarchie e l"ingessamento del dibattito democratico, anche in Francia, come in Italia. Ma là dove i sistemi mediatici e sondaggistici non sono, poi, così potenti come vorrebbero apparire, la Politica ritorna dal territorio e rientra dalla finestra! Oggi, in Francia, assistiamo all"annullamento della potenza dei piccoli partiti e alla corsa disperata verso il centro dei due candidati "del vuoto". Ma Sarko e Sego potrebbero vedersi, invece, proiettati all"estremo dell"offerta politica. Tra Sarko e Sego, al centro vero, infatti, si è piazzato Bayrou!
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.