Sono i riformisti a doversi ribellare
In piazza! Ma per cosa?
La protesta deve avere l'obiettivo di riportare al centro il tema dello sviluppodi Davide Giacalone - 04 ottobre 2006
Alziamo la voce e protestiamo contro la Finanziaria, sì, ma chiariamo in che senso. Perché se si va a dire che la finanziaria è brutta in quanto troppo rigorosa e ruvida nel tassare, si prendono in giro i manifestanti e quelli che li vedranno sfilare. La finanziaria è oscena perché, in condizioni di cassa favorevoli (Padoa-Schioppa la finisca di fornire il doppio cognome alle falsità, ci fa una figura triste), manca totalmente e clamorosamente l’appuntamento con i due problemi seri dell’Italia: lo sviluppo ed il debito pubblico.
Noi cresciamo troppo poco, siamo in coda all’Europa in quanto a sviluppo, ma vediamo crescere i tassi d’interesse come gli altri. La finanziaria è ispirata non dalla voglia di allargare la ricchezza, ma dal desiderio di ridividerla in modo diverso. E’ una politica che punisce l’economia ma, cosa assai più importante, istruisce la società ad allinearsi nel lavoro dipendente e sindacalizzato. Incentiva l’ipocrisia intrisa d’odio e menzogna, facendo credere che gli italiani sono tutti degli straccioni pronti ad assaltare i privilegiati dei Suv, un Paese in cui veramente si possa considerare ricco chi guadagna 50 mila euro lordi, e straricco chi supera i 70 mila. Se questo fosse il Paese reale D’Alema sarebbe l’unico miliardario che ormeggia la barca. Certo, ci sono i redditi molto bassi, ma quelli erano già esenti fiscalmente e, comunque, il vero dramma non è che un padre di famiglia guadagni poco, ma che i suoi figli non hanno alcuna possibilità di ribaltare la situazione. L’ingiustizia non è la povertà, ma l’assenza di mobilità sociale, l’inesistenza di un mercato libero che renda ricchi i meritevoli (anche se poveri) e poveri i cretini (anche se ricchi). La cigiellizzazione di massa è una sovrana fregatura per gli esclusi, per i poveri e per i giovani. Gli altri, le categorie che campano di rendite, evaderanno il fisco ed ormeggeranno accanto a D’Alema. Le piazze dovrebbero riempirsi dei veri fregati, non di fazioni unite nell’ignavia. Dovrebbero gridare per la libertà, anche d’arricchirsi, non per l’equa ripartizione della miseria.
E la lingua della libertà si dovrebbe parlarla ai presunti saggi, ai pretesi riformisti, alle anime candide che ovunque s’allocano, chiamando tutti alla ragionevolezza, quindi alla ribellione. www.davidegiacalone.it
Noi cresciamo troppo poco, siamo in coda all’Europa in quanto a sviluppo, ma vediamo crescere i tassi d’interesse come gli altri. La finanziaria è ispirata non dalla voglia di allargare la ricchezza, ma dal desiderio di ridividerla in modo diverso. E’ una politica che punisce l’economia ma, cosa assai più importante, istruisce la società ad allinearsi nel lavoro dipendente e sindacalizzato. Incentiva l’ipocrisia intrisa d’odio e menzogna, facendo credere che gli italiani sono tutti degli straccioni pronti ad assaltare i privilegiati dei Suv, un Paese in cui veramente si possa considerare ricco chi guadagna 50 mila euro lordi, e straricco chi supera i 70 mila. Se questo fosse il Paese reale D’Alema sarebbe l’unico miliardario che ormeggia la barca. Certo, ci sono i redditi molto bassi, ma quelli erano già esenti fiscalmente e, comunque, il vero dramma non è che un padre di famiglia guadagni poco, ma che i suoi figli non hanno alcuna possibilità di ribaltare la situazione. L’ingiustizia non è la povertà, ma l’assenza di mobilità sociale, l’inesistenza di un mercato libero che renda ricchi i meritevoli (anche se poveri) e poveri i cretini (anche se ricchi). La cigiellizzazione di massa è una sovrana fregatura per gli esclusi, per i poveri e per i giovani. Gli altri, le categorie che campano di rendite, evaderanno il fisco ed ormeggeranno accanto a D’Alema. Le piazze dovrebbero riempirsi dei veri fregati, non di fazioni unite nell’ignavia. Dovrebbero gridare per la libertà, anche d’arricchirsi, non per l’equa ripartizione della miseria.
E la lingua della libertà si dovrebbe parlarla ai presunti saggi, ai pretesi riformisti, alle anime candide che ovunque s’allocano, chiamando tutti alla ragionevolezza, quindi alla ribellione. www.davidegiacalone.it
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.