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Le vittime della radiazione di uno spettacolo surreale

Il “terrore nucleare”

Noi italiani legati sempre a soluzioni falso realiste

di Davide Giacalone - 21 marzo 2011

Il “terrore nucleare” seminato a piene mani da quanti non correvano alcun rischio, semmai approfittavano della situazione, si trasforma gradualmente, in Giappone, nel bilancio razionale di una catastrofe senza precedenti. La contabilità delle vittime viene aggiornata in continuazione, ma sembra si possa dire che almeno 20.000 persone sono state inghiottite dallo tsunami. E più probabile che tale cifra si debba ritoccarla al rialzo, piuttosto che al ribasso. Le vittime del “terrore nucleare”, al momento, sono solo lettori e telespettatori lontani, che hanno assorbito la radiazione di uno spettacolo surreale.

La produzione d’energia elettrica da fonte nucleare è una delle più sicure e meno inquinanti che conosciamo. In rapporto alla quantità d’energia prodotta la più sicura e la più pulita. Questo non significa che non ci siano rischi, anche gravi. Le radiazioni uccidono nel tempo, non immediatamente.

Ma ci sono anche aree del pianeta che sono state, ripetutamente e massicciamente, irradiate e dove la vita prosegue felice. L’arroganza del vivere di certezze la lascio volentieri ai falsi ecologisti che spendono montagne di quattrini per reclamizzare sui giornali il loro pluriennale impegno al servizio di altre imprese economiche. Al mio paese si chiamano lobbies, sono lecite, ma presuppongono il disvelamento dell’imbroglio. Da noi, invece, si pretende che siano enti benefici, incaricati in esclusiva del bene collettivo.

Il Giappone riprenderà il suo piano atomico. I Paesi che sfruttano le centrali nucleari continueranno a farlo. Una cosa l’abbiamo imparata: quando gli impianti si raffreddano ad acqua il pericolo può trovarsi, per quanto possa sembrare incredibile, nell’ipotesi che non si sia più capaci di pompare acqua. La sicurezza, insomma, può dipendere dalla pompa.

Noi italiani, invece, resteremo ancora una volta fuori dalla ricerca, dallo sviluppo e dall’innovazione tecnologica. I nuclei compromessi di quelle centrali giapponesi saranno seppelliti sotto sarcofagi di cemento, mentre noi metteremo la nostra vita pubblica, ancora una volta, nel sarcofago della paura senza razionalità, del pressappochismo e del propagandismo privo d’idee. Soffiando sul fuoco fatuo dei referendum l’opposizione ripropone il proprio volto inaffidabile, la propria dirigenza esposta al vento non degli umori popolari (che già sarebbe grave), ma degli estremisti fra i gregari. Dopo i prossimi tre referendum tanto varrà parlare direttamente con i Di Pietro e i Vendola, oramai guide del branco.

Sospendendo le scelte e, di fatto, ritardando il già drammatico ritardo, il governo si dimostra al di sotto del proprio compito. Tenere il punto, non per arroganza e incoscienza, ma per seria considerazione dell’interesse generale (come noi abbiamo fato), avrebbe segnalato quanti potrebbero aspirare ad essere leaders politici e non miracolati del capo. Non ce ne sono stati. S’è preferita la via falso realista e realmente calabraghista di chi crede d’esser furbo e punta a conservare i consensi popolari. La ricetta sicura per perderli. Meritatamente.

Pubblicato da Il Tempo

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