Un bel discorso conclusivo
Il saluto di Catricalà
La sospensione di ogni attività di liberalizzazione è nociva per il Paesedi Enrico Cisnetto - 24 giugno 2011
Parole dure come pietre. L’ultima relazione di Antonio Catricalà da presidente dell’Antitrust è asciutta, secca, priva di voli pindarici. Ma è tagliente come la lama di un coltello. Non è mai stato un liberista idolatra del mercato fine a se stesso, Catricalà, e all’inizio del suo mandato ne avevo tessuto le lodi proprio perché non aveva indugiato – al contrario dei suoi predecessori, Tesauro in testa – all’idea di una authority sempre e solo punitiva del capitalismo cattivo.
Tuttavia, da vero liberale qual è, egli sa che un conto è tutelare il mercato con pragmatismo, un altro è far prevalere interessi particolari e corporativi. Per questo il Garante ha detto a chiare lettere che “nell’ultimo periodo il processo riformatore si è arrestato e le liberalizzazioni sono scivolate via dalle priorità dell’agenda politica”, dal momento che “il primo disegno di legge sulla concorrenza non ha mai visto la luce”.
Una denuncia che parte dall’assunto – corretto – che “senza concorrenza è a rischio la vitalità, già compromessa, del sistema economico”. Un atto di accusa a 360 gradi, politicamente parlando. Visto che Catricalà, oltre alle inerzie del governo, non ha mancato di mettere sul banco degli accusati anche l’opposizione, denunciando le conseguenze nefaste del referendum sull’acqua, che “ha portato via con sé anche la liberalizzazione degli altri servizi pubblici locali, unica riforma pro mercato della legislatura”.
E qui il Garante mette le mani avanti, indicando la strada al suo successore: guai se l’esito della consultazione dovesse suonare come “legittimazione del potere politico locale a occupare definitivamente con le aziende municipalizzate tutte le aree economiche”. Dunque, gli amministratori locali di fronte a inefficienze e sprechi hanno una via obbligata: ricorrere al mercato e affidarsi alle norme del Trattato europeo sulle gare per la scelta del miglior affidatario. Parole sante.
Tuttavia, da vero liberale qual è, egli sa che un conto è tutelare il mercato con pragmatismo, un altro è far prevalere interessi particolari e corporativi. Per questo il Garante ha detto a chiare lettere che “nell’ultimo periodo il processo riformatore si è arrestato e le liberalizzazioni sono scivolate via dalle priorità dell’agenda politica”, dal momento che “il primo disegno di legge sulla concorrenza non ha mai visto la luce”.
Una denuncia che parte dall’assunto – corretto – che “senza concorrenza è a rischio la vitalità, già compromessa, del sistema economico”. Un atto di accusa a 360 gradi, politicamente parlando. Visto che Catricalà, oltre alle inerzie del governo, non ha mancato di mettere sul banco degli accusati anche l’opposizione, denunciando le conseguenze nefaste del referendum sull’acqua, che “ha portato via con sé anche la liberalizzazione degli altri servizi pubblici locali, unica riforma pro mercato della legislatura”.
E qui il Garante mette le mani avanti, indicando la strada al suo successore: guai se l’esito della consultazione dovesse suonare come “legittimazione del potere politico locale a occupare definitivamente con le aziende municipalizzate tutte le aree economiche”. Dunque, gli amministratori locali di fronte a inefficienze e sprechi hanno una via obbligata: ricorrere al mercato e affidarsi alle norme del Trattato europeo sulle gare per la scelta del miglior affidatario. Parole sante.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.