Popolari o Spa?
Il rinnovamento dietro lo sportello
La verità è che va accantonato l’approccio ideologico al tema della governance delle popolari e recuperato un sano pragmatismo.di Enrico Cisnetto - 26 aprile 2013
Nel giorno in cui sono stati confermati e rafforzati da assemblee tanto partecipate quanto infuocate, Saviotti alla guida del Banco Popolare, Caselli alla Bper e Bedoni alla Cattolica, alla presidenza dell’Ubi è arrivato Andrea Moltrasio, classe 1956, un ragazzo rispetto agli altri suoi colleghi. Ma quella dell’imprenditore bergamasco, già vicepresidente di Confindustria ai tempi di Montezemolo, è una nomina di continuità, non “controcorrente”. Moltrasio, infatti, è stato indicato da una lista espressione della presidenza uscente (Emilio Zanetti) e del vertice della banca guidata da Massiah, e che ha avuto contro due liste, poi in corso di assemblea diventate una, definibili di opposizione.
Domanda: come mai in una stagione del Paese in cui si chiede a gran voce il rinnovamento di ogni ceto dirigente, i banchieri vengono riconfermati e quando decidono di passare la mano per raggiunti limiti di età, come Zanetti all’Ubi, vengono sostituiti da uomini che, come Moltrasio, rappresentano la stabilità? Qualcuno potrà dire: vince chi comanda. Può darsi, inutile negare che una certa influenza chi ha già le leve in mano la eserciti. Ma certo questo non spiega tutto. La verità è che quando ci sono in ballo gli interessi diretti – perché si è azionisti, obbligazionisti o dipendenti – le valutazioni diventano di merito e il qualunquismo anti-casta lascia spazio al ragionamento.
Prendete la Bper: a fare la voce grossa contro chi ha gestito la banca fin qui c’era quel tal Gianpiero Samorì, assurto alle cronache politiche mesi fa perché voleva farsi un partito suo addirittura sostitutivo del Pdl. Poi per il novello Berlusconi le cose sono andate all’opposto delle sue smodate e malriposte ambizioni, e anche in banca le cose gli sono andate come in politica: bocciato sonoramente. Lo stesso è capitato in Ubi a Giorgio Jannone, che del Pdl è stato deputato: aveva preannunciato sfracelli, ma le migliaia di piccoli azionisti – forza del voto capitario! – hanno scelto un uomo di ben altra stoffa e qualità come Moltrasio. Il quale – lo dico perché lo conosco personalmente e so quanto sia il suo valore professionale e umano – è destinato a diventare una stella di prima grandezza in un sistema bancario che, come dimostra la nomina di Patuelli all’Abi, è alla ricerca di uomini più giovani e di qualità.
Si dice: la questione della trasformazione delle banche popolari in spa non è campata in aria. Vero, e la vicenda Bpm lo dimostra. Ma un conto è porla laddove la banca è stata mal gestita, o peggio, e un conto è usarla come arma impropria per giocare partite di potere. La verità è che va accantonato l’approccio ideologico al tema della governance delle popolari e recuperato un sano pragmatismo. Sono sicuro che Moltrasio vi contribuirà
Domanda: come mai in una stagione del Paese in cui si chiede a gran voce il rinnovamento di ogni ceto dirigente, i banchieri vengono riconfermati e quando decidono di passare la mano per raggiunti limiti di età, come Zanetti all’Ubi, vengono sostituiti da uomini che, come Moltrasio, rappresentano la stabilità? Qualcuno potrà dire: vince chi comanda. Può darsi, inutile negare che una certa influenza chi ha già le leve in mano la eserciti. Ma certo questo non spiega tutto. La verità è che quando ci sono in ballo gli interessi diretti – perché si è azionisti, obbligazionisti o dipendenti – le valutazioni diventano di merito e il qualunquismo anti-casta lascia spazio al ragionamento.
Prendete la Bper: a fare la voce grossa contro chi ha gestito la banca fin qui c’era quel tal Gianpiero Samorì, assurto alle cronache politiche mesi fa perché voleva farsi un partito suo addirittura sostitutivo del Pdl. Poi per il novello Berlusconi le cose sono andate all’opposto delle sue smodate e malriposte ambizioni, e anche in banca le cose gli sono andate come in politica: bocciato sonoramente. Lo stesso è capitato in Ubi a Giorgio Jannone, che del Pdl è stato deputato: aveva preannunciato sfracelli, ma le migliaia di piccoli azionisti – forza del voto capitario! – hanno scelto un uomo di ben altra stoffa e qualità come Moltrasio. Il quale – lo dico perché lo conosco personalmente e so quanto sia il suo valore professionale e umano – è destinato a diventare una stella di prima grandezza in un sistema bancario che, come dimostra la nomina di Patuelli all’Abi, è alla ricerca di uomini più giovani e di qualità.
Si dice: la questione della trasformazione delle banche popolari in spa non è campata in aria. Vero, e la vicenda Bpm lo dimostra. Ma un conto è porla laddove la banca è stata mal gestita, o peggio, e un conto è usarla come arma impropria per giocare partite di potere. La verità è che va accantonato l’approccio ideologico al tema della governance delle popolari e recuperato un sano pragmatismo. Sono sicuro che Moltrasio vi contribuirà
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.