Il sistema proporzionale diventa “rivoluzione”
Il quadrante di Silvio
L'improbabile novità della “ridiscesa in campo” di Berlusconidi Elio Di Caprio - 20 novembre 2007
Un"altra ora fatidica batte sul quadrante della storia. Non è il drammatico annuncio della guerra di Mussolini in Piazza Venezia, ma la più prosaica inserzione pubblicitaria comunicata a reti unificate da Silvio Berlusconi che annuncia una nuova creatura (ovviamente popolare e libertaria) per ingabbiare e non essere ingabbiato da alleati e avversari.
Non più il tutti per uno dei moschettieri del centro destra, ma l"uno per tutti del Cavaliere e chi ci sta seguirà. I tempi sono maturi. Ma è veramente così o non è un altro abbaglio?
Il capo dell"ex Forza Italia ridiscende in campo come nel "94 con un nuovo nome e una piattaforma presuntamente “rivoluzionaria” decisa di concerto con l"immancabile consigliere del principe, Giuliano Ferrara. La rivoluzione è l"abbandono del sistema bipolare e il ritorno (convinto?) al proporzionale puro. Sono stati già sguinzagliati i profeti del nuovo verbo a rappresentare e spiegare la svolta, a partire dalla movimentista signora Brambilla.
La spinta irresistibile ora verrebbe dal basso, è il popolo che lo vuole, ma vale pur sempre la pena di approntare un aggiornato prontuario propagandistico di concetti pochi e chiari per convincere i più e tentare di ripetere il successo del"94, quando fu affidato ai messaggeri di Publitalia l"onere di inventarsi la comunicazione vincente nel deserto della Prima Repubblica. Adesso tocca alla signora Brambilla ed è meglio prepararsi ad elezioni che prima o poi verranno.
Ma i miracoli non si ripetono, non siamo più nella situazione di tredici anni fa. Il nemico comunista non c"è più, non c"è nulla da salvare: c"è solo da opporsi al claudicante pateracchio del partito democratico e da sfruttare l"insofferenza crescente dell"opinione pubblica per la casta politica. La cosa più facile è mettersi in sintonia e concorrenza con la protesta di Beppe Grillo e dirigere l"insoddisfazione generale su quello che ha fatto o non ha fatto il governo Prodi. Ma ciò non basta a far dimenticare quello che ha fatto o non ha fatto il centro destra guidato da Silvio Berlusconi, messo alla prova in ben cinque anni di ininterrotto governo e con una maggioranza “bulgara” che gli avrebbe consentito una “rivoluzione” che non c"è mai stata.
Sono proprio le riedizioni di esperienze fallite che la gente non vuole e a nulla varrebbe riproporre leaders già logorati con roboanti annunci. Gianfranco Fini che ha rotto l"incantesimo di un centro destra dato per unito (neanche il suo partito lo è) ha contestato la leadership di Berlusconi con l"osservazione da manuale che il vero leader non è quello che segue la pancia dell"elettorato, ma quello che anticipa i tempi ed indica le strade future. Si è ritrovato un Berlusconi che “modestamente” proclama che il suo partito popolare della libertà darà inizio a una nuova era e per decenni condizionerà la politica italiana...
Ma poi chi è stato finora o è vero leader nel centro destra? Berlusconi o Fini, o Casini, o l"ex Follini? Basterebbe pensare alla riforma elettorale della scorsa legislatura, al porcellum, che non ha certo anticipato alcunchè, anzi ha reso ancora più impraticabile l"incerto equilibrio bipolare di prima. A tal punto che tutti vogliono prendere le distanze e liberarsene, ora anche Berlusconi. E chi è stato o è leader nel centro sinistra? Veltroni che fa concorrenza a Prodi con un partito democratico racimolato all"ultimo momento dopo che per quasi venti anni dalla caduta del muro di Berlino nessuno della nomenklatura ex comunista ha avuto il coraggio di cambiar pagina? Dove sono gli anticipatori?
Quanto successo nei giorni scorsi - e ancora non è finita – è la prova provata che a destra come a sinistra non è alle porte nessuna personalità alla Sarkozy in grado di riscuotere un consenso maggioritario che rende possibile di fare quello che si dice al di là delle battaglie di propaganda. Dopo tanta confusione mediatica tra referendum, leggi elettorali alla tedesca o alla spagnola, bipolarismo corretto con o senza sistema maggioritario, la semplificazione berlusconiana sul ritorno al proporzionale puro, ma con sbarramento, ha almeno il merito di togliere di mezzo qualche equivoco in più. Ma non basta. Tutti sanno che la strada è lunga e non è detto che sia facile condurre in porto una riforma elettorale destinata a penalizzare molti dei più di 20 partiti e partitini presenti in Parlamento. Se si ritorna indietro perchè si è sbagliato non significa scomodare le ore fatidiche di una rivoluzione che appare sul quadrante della storia. Quello che stride e non torna è l"imprimatur di rivalsa personale che c"è dietro l"annuncio di Berlusconi e l"assuefazione, che così viene incoraggiata, ad una lotta politica giocata sulle persone e non sui problemi da risolvere. Il bipolarismo all"italiana è fallito anche per questo.
Il capo dell"ex Forza Italia ridiscende in campo come nel "94 con un nuovo nome e una piattaforma presuntamente “rivoluzionaria” decisa di concerto con l"immancabile consigliere del principe, Giuliano Ferrara. La rivoluzione è l"abbandono del sistema bipolare e il ritorno (convinto?) al proporzionale puro. Sono stati già sguinzagliati i profeti del nuovo verbo a rappresentare e spiegare la svolta, a partire dalla movimentista signora Brambilla.
La spinta irresistibile ora verrebbe dal basso, è il popolo che lo vuole, ma vale pur sempre la pena di approntare un aggiornato prontuario propagandistico di concetti pochi e chiari per convincere i più e tentare di ripetere il successo del"94, quando fu affidato ai messaggeri di Publitalia l"onere di inventarsi la comunicazione vincente nel deserto della Prima Repubblica. Adesso tocca alla signora Brambilla ed è meglio prepararsi ad elezioni che prima o poi verranno.
Ma i miracoli non si ripetono, non siamo più nella situazione di tredici anni fa. Il nemico comunista non c"è più, non c"è nulla da salvare: c"è solo da opporsi al claudicante pateracchio del partito democratico e da sfruttare l"insofferenza crescente dell"opinione pubblica per la casta politica. La cosa più facile è mettersi in sintonia e concorrenza con la protesta di Beppe Grillo e dirigere l"insoddisfazione generale su quello che ha fatto o non ha fatto il governo Prodi. Ma ciò non basta a far dimenticare quello che ha fatto o non ha fatto il centro destra guidato da Silvio Berlusconi, messo alla prova in ben cinque anni di ininterrotto governo e con una maggioranza “bulgara” che gli avrebbe consentito una “rivoluzione” che non c"è mai stata.
Sono proprio le riedizioni di esperienze fallite che la gente non vuole e a nulla varrebbe riproporre leaders già logorati con roboanti annunci. Gianfranco Fini che ha rotto l"incantesimo di un centro destra dato per unito (neanche il suo partito lo è) ha contestato la leadership di Berlusconi con l"osservazione da manuale che il vero leader non è quello che segue la pancia dell"elettorato, ma quello che anticipa i tempi ed indica le strade future. Si è ritrovato un Berlusconi che “modestamente” proclama che il suo partito popolare della libertà darà inizio a una nuova era e per decenni condizionerà la politica italiana...
Ma poi chi è stato finora o è vero leader nel centro destra? Berlusconi o Fini, o Casini, o l"ex Follini? Basterebbe pensare alla riforma elettorale della scorsa legislatura, al porcellum, che non ha certo anticipato alcunchè, anzi ha reso ancora più impraticabile l"incerto equilibrio bipolare di prima. A tal punto che tutti vogliono prendere le distanze e liberarsene, ora anche Berlusconi. E chi è stato o è leader nel centro sinistra? Veltroni che fa concorrenza a Prodi con un partito democratico racimolato all"ultimo momento dopo che per quasi venti anni dalla caduta del muro di Berlino nessuno della nomenklatura ex comunista ha avuto il coraggio di cambiar pagina? Dove sono gli anticipatori?
Quanto successo nei giorni scorsi - e ancora non è finita – è la prova provata che a destra come a sinistra non è alle porte nessuna personalità alla Sarkozy in grado di riscuotere un consenso maggioritario che rende possibile di fare quello che si dice al di là delle battaglie di propaganda. Dopo tanta confusione mediatica tra referendum, leggi elettorali alla tedesca o alla spagnola, bipolarismo corretto con o senza sistema maggioritario, la semplificazione berlusconiana sul ritorno al proporzionale puro, ma con sbarramento, ha almeno il merito di togliere di mezzo qualche equivoco in più. Ma non basta. Tutti sanno che la strada è lunga e non è detto che sia facile condurre in porto una riforma elettorale destinata a penalizzare molti dei più di 20 partiti e partitini presenti in Parlamento. Se si ritorna indietro perchè si è sbagliato non significa scomodare le ore fatidiche di una rivoluzione che appare sul quadrante della storia. Quello che stride e non torna è l"imprimatur di rivalsa personale che c"è dietro l"annuncio di Berlusconi e l"assuefazione, che così viene incoraggiata, ad una lotta politica giocata sulle persone e non sui problemi da risolvere. Il bipolarismo all"italiana è fallito anche per questo.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.