Scene di vita politica romana...
Il pranzo della concordia
Il "patto" della pajata e la pace alla vaccinara: non c’è che dire (sic!)di Paola Nania - 07 ottobre 2010
Umberto Bossi non avrà certo bisogno dei nostri consigli eppure… Eppure ce ne freghiamo e una piccola digressione sul tema Bossi-pajata ce la concediamo volentieri.
Il fatto: ieri piazza Montecitorio è diventata osteria per un giorno. Transenne ovunque e tavoli con tovaglie di carta per sancire la pace (?!) tra il capo dei leghisti e Roma tutta, nella persona del sindaco Gianni Alemanno. Una bella “magnata” per chiudere l’incidente diplomatico provocato da Bossi che aveva sciolto l’acronimo SPQR con il (non troppo originale, a dire la verità…) “Sono Porci Questi Romani”.
Apriti cielo. Tensioni, polemiche – le ennesime – poi il colpo di genio: perché non fare pace con un bel pranzo folcloristico? Ed eccoci a piazza Montecitorio (presenti Gianni Alemanno e Bossi, ma anche Renata Polverini, Roberto Cota, Roberto Calderoli ecc ecc) e alla digressione promessa. La domanda è: per uno come Bossi che agita spesso e molto volentieri lo spettro di Roma ladrona (e pure magnona) è stata una genialata comunicativa farsi sorprendere col boccone di pajata in bocca? Cioè sguazzare nel banchetto (sostanzioso) che richiama neanche troppo velatamente quello simbolico del potere politico romano?
Bossi col sigaro acceso dall’amico Alemanno, col rigatone imboccato dalla premurosa Polverini, con il bicchiere di vino alzato in un brindisi e alle prese con un’inedita versione di polenta e coda alla vaccinara. E il tutto davanti ai vituperati Palazzi dell’altrettanto vituperato Potere romano.
Dubitiamo che la fede cieca delle camicie verdi venga scalfita da un episodio tanto minuscolo ma sommessamente rileviamo qualche incoerenza e ci chiediamo: chi ha consigliato a Bossi questa botta autolesionista all’immagine? Costretto dal bon ton politico verso un alleato? Può darsi. Si spiegherebbe anche perché al cosiddetto pranzo della pace, Umberto Bossi alla fine non abbia resistito. E a chi gli chiedeva del gp nella Capitale ha candidamente risposto: “Cazzo corri a Roma il Gran Premio?”. Pace fatta, non c’è che dire.
Apriti cielo. Tensioni, polemiche – le ennesime – poi il colpo di genio: perché non fare pace con un bel pranzo folcloristico? Ed eccoci a piazza Montecitorio (presenti Gianni Alemanno e Bossi, ma anche Renata Polverini, Roberto Cota, Roberto Calderoli ecc ecc) e alla digressione promessa. La domanda è: per uno come Bossi che agita spesso e molto volentieri lo spettro di Roma ladrona (e pure magnona) è stata una genialata comunicativa farsi sorprendere col boccone di pajata in bocca? Cioè sguazzare nel banchetto (sostanzioso) che richiama neanche troppo velatamente quello simbolico del potere politico romano?
Bossi col sigaro acceso dall’amico Alemanno, col rigatone imboccato dalla premurosa Polverini, con il bicchiere di vino alzato in un brindisi e alle prese con un’inedita versione di polenta e coda alla vaccinara. E il tutto davanti ai vituperati Palazzi dell’altrettanto vituperato Potere romano.
Dubitiamo che la fede cieca delle camicie verdi venga scalfita da un episodio tanto minuscolo ma sommessamente rileviamo qualche incoerenza e ci chiediamo: chi ha consigliato a Bossi questa botta autolesionista all’immagine? Costretto dal bon ton politico verso un alleato? Può darsi. Si spiegherebbe anche perché al cosiddetto pranzo della pace, Umberto Bossi alla fine non abbia resistito. E a chi gli chiedeva del gp nella Capitale ha candidamente risposto: “Cazzo corri a Roma il Gran Premio?”. Pace fatta, non c’è che dire.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.