Il Partito Democratico fra travagli e scissioni
Il Pd? Reality da sinistra psicologica
Il caos attorno a un soggetto brutta copia della creatura dei Craxi, Saragat e La Malfadi Antonio Gesualdi - 04 maggio 2007
E" tutto un dolore, una fatica, il sogno di una vita che svanisce. E" tutta psicologia, retorica. Sembra di assistere ad un reality di quella "sinistra psicologica" di cui parlava Nicola Matteucci. Ma signori e signore, è solo politica. Via.
L"ultima che ho letto è l"intervista alla vedova D"Antona che aveva preso la tessera del Pci a 25 anni e per la quale "stare nel Pci significava vivere dentro un mondo di valori che..." (la frase è riportata incompiuta!). Perché gli altri che stanno negli altri partiti hanno pensato di vivere in un mondo di disvalori? Pure "le facce erano importanti". Già, perché non ha visto che siamo tutti in carne ed ossa.
Insomma è una retorica continua, un rimescolamento di carte continuo per questa massa di concittadini che hanno un"immagine dell"Italia che - a mio avviso - non corrisponde alla realtà della totalità del Paese. Tangentopoli ha brutalmente spazzato via un"intera classe dirigente e dei partiti che rappresentavano il moderatismo e la stabilità e soprattutto la maggioranza degli italiani. Si erano creati dei vuoti politici pericolosi: a sinistra come a destra. Ora il Partito democratico prova a coprire il vuoto lasciato a sinistra dal Partito socialista. Ma gli eredi - quelli veri - del Partito socialista sono in Forza Italia o nei vari raggruppamenti a sinistra sparpagliati tra lo 0,2 e il 2%.
Dunque il Partito democratico non sarà il Partito socialista, ma pur si dovrà sforzare di rappresentare l"Italia liberalsocialista. Come potrà farlo con gli spezzoni di comunisti, di cattolici popolari, cattolici integralisti, di radicali e laici questo è un problema loro.
Avrà un risultato elettorale, più o meno, come il miglior Partito socialista del dopoguerra, ed è molto probabile che non avrà più neppure una classe dirigente che viene dalle regioni rosse dell"Italia centrale. Nascerà, quindi, un nuovo partito o aggregato più rappresentativo dell"Italia centrale che esprimerà leadership meglio legate alla tradizione comunista italiana. Dunque dove sta tutta questa sofferenza? E se anche ci fosse perché viene continuamente rifilata anche a quelli che il comunismo l"hanno sempre evitato? La sinistra italiana è destinata a scindersi (e rileggetevi tutte le dichiarazioni fino a qualche mese fa nelle quali sembrava un sacrilegio ipotizzare scissioni!) perché non rappresenta il substrato antropologico e culturale della maggioranza del Paese, ma di più aree - molto, molto diverse - di quello stesso Paese.
Insomma la sinistra espressa dalle regioni del Centro Italia non è la stessa sinistra di quella espressa dal Meridione, dalla isole, dal Nordovest e dal Nordest. E quindi non sta insieme. E per giunta gli stessi nostri concittadini del Centro Italia che votano a sinistra in stragrande maggioranza - qualunque cosa succeda - non sono più monoliti e politicamente schierati come nel passato. Tutto si tiene, ma anche tutto si muove.
Ora, con il Partito democratico, il Paese antropologicamente più liberale potrà avere un riferimento anche a sinistra. Era - se lo si fosse capito prima! - la proposta di un Bettino Craxi, di un Saragat, di un La Malfa. E" chiaro, quindi, che chi è legato a Togliatti, a Longo, a Berlinguer deve andare in un"altra casa politica. Ma è anche chiaro che chi arriva in quella liberale e pluralista, i D"Alema, i Veltroni o i Fassino, cresciuti nel Partito comunista, avranno scarsa credibilità per l"elettorato al quale si rivolgeranno. E lo scimmiottamento degli ideali americani, fatti di cinema, televisione e cartoni animati, di un Walter Veltroni potranno fare presa sui reduci comunisti inzuppati di organicità intellettuali, ma ad autentici e istintivi liberali italiani tutto questo dirà poco o niente.
Buona fortuna, dunque, cari concittadini che dividete le vostre strade politiche. Ma il dolore, per favore, non mettetelo sempre in piazza che poi finisce che su queste faccende di politica, serie, ci scappi da ridere.
Insomma è una retorica continua, un rimescolamento di carte continuo per questa massa di concittadini che hanno un"immagine dell"Italia che - a mio avviso - non corrisponde alla realtà della totalità del Paese. Tangentopoli ha brutalmente spazzato via un"intera classe dirigente e dei partiti che rappresentavano il moderatismo e la stabilità e soprattutto la maggioranza degli italiani. Si erano creati dei vuoti politici pericolosi: a sinistra come a destra. Ora il Partito democratico prova a coprire il vuoto lasciato a sinistra dal Partito socialista. Ma gli eredi - quelli veri - del Partito socialista sono in Forza Italia o nei vari raggruppamenti a sinistra sparpagliati tra lo 0,2 e il 2%.
Dunque il Partito democratico non sarà il Partito socialista, ma pur si dovrà sforzare di rappresentare l"Italia liberalsocialista. Come potrà farlo con gli spezzoni di comunisti, di cattolici popolari, cattolici integralisti, di radicali e laici questo è un problema loro.
Avrà un risultato elettorale, più o meno, come il miglior Partito socialista del dopoguerra, ed è molto probabile che non avrà più neppure una classe dirigente che viene dalle regioni rosse dell"Italia centrale. Nascerà, quindi, un nuovo partito o aggregato più rappresentativo dell"Italia centrale che esprimerà leadership meglio legate alla tradizione comunista italiana. Dunque dove sta tutta questa sofferenza? E se anche ci fosse perché viene continuamente rifilata anche a quelli che il comunismo l"hanno sempre evitato? La sinistra italiana è destinata a scindersi (e rileggetevi tutte le dichiarazioni fino a qualche mese fa nelle quali sembrava un sacrilegio ipotizzare scissioni!) perché non rappresenta il substrato antropologico e culturale della maggioranza del Paese, ma di più aree - molto, molto diverse - di quello stesso Paese.
Insomma la sinistra espressa dalle regioni del Centro Italia non è la stessa sinistra di quella espressa dal Meridione, dalla isole, dal Nordovest e dal Nordest. E quindi non sta insieme. E per giunta gli stessi nostri concittadini del Centro Italia che votano a sinistra in stragrande maggioranza - qualunque cosa succeda - non sono più monoliti e politicamente schierati come nel passato. Tutto si tiene, ma anche tutto si muove.
Ora, con il Partito democratico, il Paese antropologicamente più liberale potrà avere un riferimento anche a sinistra. Era - se lo si fosse capito prima! - la proposta di un Bettino Craxi, di un Saragat, di un La Malfa. E" chiaro, quindi, che chi è legato a Togliatti, a Longo, a Berlinguer deve andare in un"altra casa politica. Ma è anche chiaro che chi arriva in quella liberale e pluralista, i D"Alema, i Veltroni o i Fassino, cresciuti nel Partito comunista, avranno scarsa credibilità per l"elettorato al quale si rivolgeranno. E lo scimmiottamento degli ideali americani, fatti di cinema, televisione e cartoni animati, di un Walter Veltroni potranno fare presa sui reduci comunisti inzuppati di organicità intellettuali, ma ad autentici e istintivi liberali italiani tutto questo dirà poco o niente.
Buona fortuna, dunque, cari concittadini che dividete le vostre strade politiche. Ma il dolore, per favore, non mettetelo sempre in piazza che poi finisce che su queste faccende di politica, serie, ci scappi da ridere.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.