Una giornata commemorativa riassuntiva dell’immoralità
Il marcio è assai più vivo
La memoria è un’arma potente. Non soffochiamo il grido di verità di un grande uomo di giustiziadi Davide Giacalone - 25 maggio 2009
Mascariato lui, ntrallazzata l’Italia. Non sfugga il valore simbolico di un evento: il partito di Leoluca Orlando Cascio ed Antonio Di Pietro che commemora Giovanni Falcone. Non sfugga il gusto delle altre rievocazioni. Solo la prostituzione della memoria può rendere possibile un simile spettacolo. E non mi riferisco solo al fatto che Orlando Cascio fu pubblico accusatore di Falcone, perché quella è vergogna inestinguibile, ma oramai sterile. Il marcio è assai più vivo.
Il partito dei magistrati esibizionisti, incapaci e ciarlieri, quelli che per non essere sbattuti fuori dalla magistratura si buttano in politica, si riunisce sotto la foto di un magistrato che non fece mai politica e che le correnti della stessa magistratura prima massacrarono e poi squartarono sull’altare del ricordo mendace. Non è faccenda che riguardi solo quella sottospecie di holding immobiliare, quotata nel mercato elettorale, e che si richiama a valori varianti fra i bollati e gli inguattati, questa è pratica antica, avviata da comunisti come Violante e Paciotti, che di Falcone vollero la testa e poi finsero di piangere il corpo esploso. E, bada, caro lettore, che dire queste cose è ancora pericoloso, perché non s’è affatto estinto il fiume di veleni.
Viviamo ancora nell’Italia in cui si pende dalla bocca del Brusca che azionò il telecomando, a Capaci. Da lui, disonorato assassino di bimbi, si vuol sapere con quali uomini di Stato trattava la mafia. Gli hanno chiesto come faceva a conoscere il contenuto del “papello”, scritto dall’analfabeta Riina. Ha risposto: l’ho letto su Repubblica. Un “pentito” prezioso, più che altro una scimmietta ammaestrata.
Viviamo nell’Italia in cui ho denunciato, senza che nessuno abbia reagito, l’allucinante posizione di Carmelo Canale, che Borsellino chiamava “fratello” e che è stato triturato da accuse di mafiosità. E’ stato anche assolto, ma lentamente, con le motivazioni che ancora tardano. Perché? Per impedire che la storia sia raccontata, per inquinare la memoria, per non chiedersi come mai Orlando Cascio si scagliò contro Antonino Lombardo, cognato di Canale, innescando le ultime ore della sua vita.
Ogni volta che si commemora Falcone ho l’impressione che gli si scavi una buca sempre più profonda, in modo da buttarci la sua vita, la sua storia ed il grido di verità che ci si strozza in gola. Poi coprire tutto, per la pace e l’omertà eterna.
Ieri, con l’animo sincero regolato sul calendario, è stato tutto un sbavare frasi di solidale circostanza. Sono tutti dalla parte di Falcone. Ma se così fosse stato com’è possibile che quell’uomo sia morto da sconfitto? Fedele servitore di istituzioni che gli si rivoltavano contro. Se lui era il più bravo ed il più capace, nella lotta alla mafia, com’è possibile che i suoi nemici pubblici e dichiarati, a cominciare da Magistratura Democratica ed Orlando Cascio, siano divenuti i portabandiera dell’antimafia militante?
E non basta: Falcone fu ammazzato nel mentre collaborava al ministero della giustizia, visto che gli avevano tolto il resto. Capo del governo era Andreotti, ministro Martelli. Se Falcone era bravo come oggi dicono, com’è possibile che si sia messo a collaborare con un potere poi accusato d’essere connivente con la mafia? Vedete, la memoria è una raspa puntuta, non la puoi ficcare dove ci sono schegge e sperare che non ne esca segatura.
Il prima ed il dopo sono incompatibili, a meno di non rimettere ordine nella storia: i nemici di Falcone sono gli stessi che impostarono il processo ad Andreotti. I sostenitori del teorema accusatorio non volevano che Tano Badalamenti potesse deporre, ed a prendere quel mafioso doveva andare Lombardo. Fu fermato e nessuno ci andò. Pensateci, ma senza giungere a conclusioni affrettate, che di propagandisti pronti per sparare a tre palle un soldo è già piena la piazza.
E, dopo averci pensato, mettete a paragone l’angoscia che vi ha preso con la serena irrilevanza delle commemorazioni ufficiali. Prendete quelle e collocatele nel tempo in cui Brusca ancora parla. E mentre parla quel carnefice, Orlando Cascio si candida a far da garante dell’informazione televisiva, affiancando il magistrato coraggioso che ha ripulito l’Italia politica.
Secondo quanto dicono, quelli che non sanno di che parlano. Su tutto questo, infine, mettete la corporazione togata, rappresentata da una sindacato che più corporativo non si potrebbe, l’Associazione Nazionale Magistrati, che, per ricordare Falcone, ha scelto una frase di Gadhi: “Il mondo di oggi ha bisogno di persone che abbiano amore e lottino per la vita almeno con la stessa intensità con cui altri si battono per la distruzione e la morte”.
Meravigliosamente riassuntiva del niente assoluto, del vuoto pneumatico che assedia il loro cuore. La memoria è un bene prezioso, è un’arma potente. L’amnesia colpevole è la cancrena della nostra vita pubblica. Per questo l’ennesima giornata commemorativa è, nella sua miseria, simbolica e riassuntiva dell’immoralità.
Pubblicato da Libero di domenica 24 maggio 2009
Il partito dei magistrati esibizionisti, incapaci e ciarlieri, quelli che per non essere sbattuti fuori dalla magistratura si buttano in politica, si riunisce sotto la foto di un magistrato che non fece mai politica e che le correnti della stessa magistratura prima massacrarono e poi squartarono sull’altare del ricordo mendace. Non è faccenda che riguardi solo quella sottospecie di holding immobiliare, quotata nel mercato elettorale, e che si richiama a valori varianti fra i bollati e gli inguattati, questa è pratica antica, avviata da comunisti come Violante e Paciotti, che di Falcone vollero la testa e poi finsero di piangere il corpo esploso. E, bada, caro lettore, che dire queste cose è ancora pericoloso, perché non s’è affatto estinto il fiume di veleni.
Viviamo ancora nell’Italia in cui si pende dalla bocca del Brusca che azionò il telecomando, a Capaci. Da lui, disonorato assassino di bimbi, si vuol sapere con quali uomini di Stato trattava la mafia. Gli hanno chiesto come faceva a conoscere il contenuto del “papello”, scritto dall’analfabeta Riina. Ha risposto: l’ho letto su Repubblica. Un “pentito” prezioso, più che altro una scimmietta ammaestrata.
Viviamo nell’Italia in cui ho denunciato, senza che nessuno abbia reagito, l’allucinante posizione di Carmelo Canale, che Borsellino chiamava “fratello” e che è stato triturato da accuse di mafiosità. E’ stato anche assolto, ma lentamente, con le motivazioni che ancora tardano. Perché? Per impedire che la storia sia raccontata, per inquinare la memoria, per non chiedersi come mai Orlando Cascio si scagliò contro Antonino Lombardo, cognato di Canale, innescando le ultime ore della sua vita.
Ogni volta che si commemora Falcone ho l’impressione che gli si scavi una buca sempre più profonda, in modo da buttarci la sua vita, la sua storia ed il grido di verità che ci si strozza in gola. Poi coprire tutto, per la pace e l’omertà eterna.
Ieri, con l’animo sincero regolato sul calendario, è stato tutto un sbavare frasi di solidale circostanza. Sono tutti dalla parte di Falcone. Ma se così fosse stato com’è possibile che quell’uomo sia morto da sconfitto? Fedele servitore di istituzioni che gli si rivoltavano contro. Se lui era il più bravo ed il più capace, nella lotta alla mafia, com’è possibile che i suoi nemici pubblici e dichiarati, a cominciare da Magistratura Democratica ed Orlando Cascio, siano divenuti i portabandiera dell’antimafia militante?
E non basta: Falcone fu ammazzato nel mentre collaborava al ministero della giustizia, visto che gli avevano tolto il resto. Capo del governo era Andreotti, ministro Martelli. Se Falcone era bravo come oggi dicono, com’è possibile che si sia messo a collaborare con un potere poi accusato d’essere connivente con la mafia? Vedete, la memoria è una raspa puntuta, non la puoi ficcare dove ci sono schegge e sperare che non ne esca segatura.
Il prima ed il dopo sono incompatibili, a meno di non rimettere ordine nella storia: i nemici di Falcone sono gli stessi che impostarono il processo ad Andreotti. I sostenitori del teorema accusatorio non volevano che Tano Badalamenti potesse deporre, ed a prendere quel mafioso doveva andare Lombardo. Fu fermato e nessuno ci andò. Pensateci, ma senza giungere a conclusioni affrettate, che di propagandisti pronti per sparare a tre palle un soldo è già piena la piazza.
E, dopo averci pensato, mettete a paragone l’angoscia che vi ha preso con la serena irrilevanza delle commemorazioni ufficiali. Prendete quelle e collocatele nel tempo in cui Brusca ancora parla. E mentre parla quel carnefice, Orlando Cascio si candida a far da garante dell’informazione televisiva, affiancando il magistrato coraggioso che ha ripulito l’Italia politica.
Secondo quanto dicono, quelli che non sanno di che parlano. Su tutto questo, infine, mettete la corporazione togata, rappresentata da una sindacato che più corporativo non si potrebbe, l’Associazione Nazionale Magistrati, che, per ricordare Falcone, ha scelto una frase di Gadhi: “Il mondo di oggi ha bisogno di persone che abbiano amore e lottino per la vita almeno con la stessa intensità con cui altri si battono per la distruzione e la morte”.
Meravigliosamente riassuntiva del niente assoluto, del vuoto pneumatico che assedia il loro cuore. La memoria è un bene prezioso, è un’arma potente. L’amnesia colpevole è la cancrena della nostra vita pubblica. Per questo l’ennesima giornata commemorativa è, nella sua miseria, simbolica e riassuntiva dell’immoralità.
Pubblicato da Libero di domenica 24 maggio 2009
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.