La dialettica che può arrecare un contributo al Paese
Il <i>punto nave</i> del <i>gubernator</i>
La crisi globale e l’Italia: questo è l’atteso filo conduttore delle Considerazioni Finalidi Angelo De Mattia - 29 maggio 2009
Oggi, per la quarta volta dall’insediamento, il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, leggerà le sue Considerazioni Finali. La tradizione vuole le presenze all’assemblea costantemente crescenti e assai qualificate. L’accesso al Salone dei Partecipanti di Palazzo Koch è considerato un tratto di assoluta distinzione. E’ una partecipazione sempre molto ambita. Notevole si prevede l’interesse della stampa.
La lettura delle Considerazioni Finali rappresenta un momento assai significativo della vita dell’Istituto: una sintesi tra assolvimento del dovere di accountability, alta consulenza al Governo e agli altri Organi costituzionali, indirizzi alle banche, informazione ai mercati, interni e internazionali e, prima ancora, ai cittadini italiani, confronto di livello sulla base di suggerimenti e proposte di policy.
L’autonomia e indipendenza dell’Istituto – un punto fondamentale della democrazia del Paese, come ebbe a dire Carlo Azeglio Ciampi – trova in questa “rendicontazione” la sua necessaria connessione. Le Considerazioni costituiscono un unicum nel panorama istituzionale italiano. Non hanno raffronti possibili per la levatura dei saperi e delle indicazioni in esse contenuti. Il ruolo del Governatore, che ora è anche Presidente del Financial Stability Board – e, in questa veste, ha avuto contatti e incontri in sede internazionale che nessun altro grand commis ha potuto avere – rende ancora più rigoroso e di particolare interesse il documento che oggi sarà presentato.
La crisi globale e l’Italia e viceversa: questo è l’atteso filo conduttore di una relazione che, pur articolata nei diversi settori (la parte internazionale, quella interna, l’economia, la finanza, il credito, gli aspetti che riguardano la Banca-azienda) mantiene una sua solida coerenza e compattezza ed è destinata ad alimentare il dibattito economico-finanziario-sociale per molto tempo dopo la sua lettura. Nella crisi, i punti di debolezza strutturale della nostra economia non sono rimasti così come erano prima di essa; se ne è, invece, aggravata la portata. E anche se oggi non si parla più, come un tempo, di declino o – come efficacemente si espresse Antonio Fazio - di bradisismo economico, non è che una bacchetta magica abbia sanato ogni squilibrio.
All’opposto, è tuttora vero che, se non si agisce efficacemente, ci si incamminerà – non certo subito – verso l’uscita dalla crisi globale con un identikit peggiorato e del tutto inadeguato ad affrontare i nuovi problemi che, come lunga ricaduta degli interventi anticrisi, le economie dovranno affrontare. Soffermarsi su questi aspetti non significa certo fare professione di pessimismo. E’, invece, il fondamento per un solido approccio ottimistico. E’ offrire materiali e analisi per rispondere a un principio, che dovrebbe essere la guida di ogni governo, “conoscere per deliberare”, e che è la norma a Via Nazionale.
Ecco perché è atteso un rapporto - serio, rigoroso - dell’Istituto centrale sul cosiddetto “punto nave” (e non a caso è il gubernator che parla), cioè su dove ci troviamo oggi, su quali azioni da porre necessariamente in campo anche per concorrere con gli altri Paesi a uscire dalla crisi, su come non considerare rinviabili misure forti contro i nodi strutturali: insomma, su come legare misure di policy per l’emergenza a una strategia delle riforme strutturali, necessarie pure per affrontare la stessa emergenza. Volendo sciogliere questo discorso in specifici temi, vengono qui in rilievo produttività, competitività, redditi, occupazione, finanza pubblica, sistema finanziario, rapporto banche-clientela. E, insieme, maggiore impulso, oggi, alla domanda aggregata. Tutto si tiene. Ma una tematica del genere comprende anche i profili dell’azione internazionale, nonché le proposte per riformare l’architettura finanziaria internazionale, in particolare Fondo monetario e Banca mondiale.
La trattazione dei temi del credito e della finanza certamente si caratterizzerà per un particolare rilievo. Innanzitutto, si avrà modo di ascoltare una ricostruzione della crisi finanziaria che, dopo tanto inchiostro su di essa versato nella stampa, ha ancora bisogno di una messa a punto, all’altezza dell’Istituzione monetaria che molto su di essa si è impegnata in questi mesi: una ricostruzione che sia frutto degli studi, delle molteplici relazioni internazionali, dell’esperienza della Banca e del ruolo svolto dal Governatore.
Finora, i soli interventi, a seguito di un primo consuntivo della crisi, che hanno avuto attuazione – al di là dei doverosi provvedimenti governativi sulle banche – sono quelli che Bankitalia ha dispiegato in tema di governance e di remunerazione dei manager. La concretezza che ispira l’operare della Istituto sarà alla base del tema delle “nuove regole” da introdurre nel sistema perché si eviti di oscillare tra l’empireo delle formule astratte e la scarsità degli effettivi risultati. Ma, nel documento, non potrà certo mancare la disamina del ruolo che ci si attende che le banche svolgano anche in conseguenza degli insegnamenti della crisi.
Non possono essere sottaciuti i progressi compiuti in non pochi versanti; né si può caricare il sistema bancario di oneri che spetta alla politica economica affrontare. Tuttavia, non si può stare fermi. Accanto all’analisi congiunturale, si attende l’indicazione della linea che i banchieri dovrebbero seguire “al tempo della crisi”, con riferimento alla valutazione del merito di credito, e per preparare sin d’ora l’uscita dalle difficoltà. Quanto ai controlli, non dovrebbe essere escluso che vi siano riflessioni sulla riforma della Vigilanza in Europa e, in particolare, sul progettato impianto che nel prossimo mese sarà sottoposto ai Capi di Stato e di Governo dell’Unione. Ciò potrà comportare un’evoluzione negli stessi caratteri della Vigilanza in Italia, che resta, comunque, una funzione fondamentale, di peculiare interesse generale. E’ probabile che si tratterà, insomma, di un documento che, spiegando le cause della crisi e prospettando i rimedi, traccerà le linee per affrontare la ripresa nelle migliori condizioni, quando se ne profileranno i sintomi. Occorrerà, in ogni caso, che ogni soggetto istituzionale e sociale faccia la propria parte.
Sarà importante, dal versante politico, che del documento in questione si consideri approfonditamente il merito, piuttosto che precipitarsi – come spesso accade – in dichiarazioni alle agenzie che valutano isolatamente questo o quell’aspetto (in qualche caso, senza neppure aver letto l’intero testo delle Considerazioni Finali). La dialettica, se parte da un serio approfondimento, è fisiologica. Può svilupparsi in modo da arrecare un importante contributo al Paese.
La lettura delle Considerazioni Finali rappresenta un momento assai significativo della vita dell’Istituto: una sintesi tra assolvimento del dovere di accountability, alta consulenza al Governo e agli altri Organi costituzionali, indirizzi alle banche, informazione ai mercati, interni e internazionali e, prima ancora, ai cittadini italiani, confronto di livello sulla base di suggerimenti e proposte di policy.
L’autonomia e indipendenza dell’Istituto – un punto fondamentale della democrazia del Paese, come ebbe a dire Carlo Azeglio Ciampi – trova in questa “rendicontazione” la sua necessaria connessione. Le Considerazioni costituiscono un unicum nel panorama istituzionale italiano. Non hanno raffronti possibili per la levatura dei saperi e delle indicazioni in esse contenuti. Il ruolo del Governatore, che ora è anche Presidente del Financial Stability Board – e, in questa veste, ha avuto contatti e incontri in sede internazionale che nessun altro grand commis ha potuto avere – rende ancora più rigoroso e di particolare interesse il documento che oggi sarà presentato.
La crisi globale e l’Italia e viceversa: questo è l’atteso filo conduttore di una relazione che, pur articolata nei diversi settori (la parte internazionale, quella interna, l’economia, la finanza, il credito, gli aspetti che riguardano la Banca-azienda) mantiene una sua solida coerenza e compattezza ed è destinata ad alimentare il dibattito economico-finanziario-sociale per molto tempo dopo la sua lettura. Nella crisi, i punti di debolezza strutturale della nostra economia non sono rimasti così come erano prima di essa; se ne è, invece, aggravata la portata. E anche se oggi non si parla più, come un tempo, di declino o – come efficacemente si espresse Antonio Fazio - di bradisismo economico, non è che una bacchetta magica abbia sanato ogni squilibrio.
All’opposto, è tuttora vero che, se non si agisce efficacemente, ci si incamminerà – non certo subito – verso l’uscita dalla crisi globale con un identikit peggiorato e del tutto inadeguato ad affrontare i nuovi problemi che, come lunga ricaduta degli interventi anticrisi, le economie dovranno affrontare. Soffermarsi su questi aspetti non significa certo fare professione di pessimismo. E’, invece, il fondamento per un solido approccio ottimistico. E’ offrire materiali e analisi per rispondere a un principio, che dovrebbe essere la guida di ogni governo, “conoscere per deliberare”, e che è la norma a Via Nazionale.
Ecco perché è atteso un rapporto - serio, rigoroso - dell’Istituto centrale sul cosiddetto “punto nave” (e non a caso è il gubernator che parla), cioè su dove ci troviamo oggi, su quali azioni da porre necessariamente in campo anche per concorrere con gli altri Paesi a uscire dalla crisi, su come non considerare rinviabili misure forti contro i nodi strutturali: insomma, su come legare misure di policy per l’emergenza a una strategia delle riforme strutturali, necessarie pure per affrontare la stessa emergenza. Volendo sciogliere questo discorso in specifici temi, vengono qui in rilievo produttività, competitività, redditi, occupazione, finanza pubblica, sistema finanziario, rapporto banche-clientela. E, insieme, maggiore impulso, oggi, alla domanda aggregata. Tutto si tiene. Ma una tematica del genere comprende anche i profili dell’azione internazionale, nonché le proposte per riformare l’architettura finanziaria internazionale, in particolare Fondo monetario e Banca mondiale.
La trattazione dei temi del credito e della finanza certamente si caratterizzerà per un particolare rilievo. Innanzitutto, si avrà modo di ascoltare una ricostruzione della crisi finanziaria che, dopo tanto inchiostro su di essa versato nella stampa, ha ancora bisogno di una messa a punto, all’altezza dell’Istituzione monetaria che molto su di essa si è impegnata in questi mesi: una ricostruzione che sia frutto degli studi, delle molteplici relazioni internazionali, dell’esperienza della Banca e del ruolo svolto dal Governatore.
Finora, i soli interventi, a seguito di un primo consuntivo della crisi, che hanno avuto attuazione – al di là dei doverosi provvedimenti governativi sulle banche – sono quelli che Bankitalia ha dispiegato in tema di governance e di remunerazione dei manager. La concretezza che ispira l’operare della Istituto sarà alla base del tema delle “nuove regole” da introdurre nel sistema perché si eviti di oscillare tra l’empireo delle formule astratte e la scarsità degli effettivi risultati. Ma, nel documento, non potrà certo mancare la disamina del ruolo che ci si attende che le banche svolgano anche in conseguenza degli insegnamenti della crisi.
Non possono essere sottaciuti i progressi compiuti in non pochi versanti; né si può caricare il sistema bancario di oneri che spetta alla politica economica affrontare. Tuttavia, non si può stare fermi. Accanto all’analisi congiunturale, si attende l’indicazione della linea che i banchieri dovrebbero seguire “al tempo della crisi”, con riferimento alla valutazione del merito di credito, e per preparare sin d’ora l’uscita dalle difficoltà. Quanto ai controlli, non dovrebbe essere escluso che vi siano riflessioni sulla riforma della Vigilanza in Europa e, in particolare, sul progettato impianto che nel prossimo mese sarà sottoposto ai Capi di Stato e di Governo dell’Unione. Ciò potrà comportare un’evoluzione negli stessi caratteri della Vigilanza in Italia, che resta, comunque, una funzione fondamentale, di peculiare interesse generale. E’ probabile che si tratterà, insomma, di un documento che, spiegando le cause della crisi e prospettando i rimedi, traccerà le linee per affrontare la ripresa nelle migliori condizioni, quando se ne profileranno i sintomi. Occorrerà, in ogni caso, che ogni soggetto istituzionale e sociale faccia la propria parte.
Sarà importante, dal versante politico, che del documento in questione si consideri approfonditamente il merito, piuttosto che precipitarsi – come spesso accade – in dichiarazioni alle agenzie che valutano isolatamente questo o quell’aspetto (in qualche caso, senza neppure aver letto l’intero testo delle Considerazioni Finali). La dialettica, se parte da un serio approfondimento, è fisiologica. Può svilupparsi in modo da arrecare un importante contributo al Paese.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.