Grecia: un pericoloso nodo da dipanare
Il fattore tempo resta ancora decisivo
L’urgenza dell'intervento di sostegno alla Grecia vale a impedire il contagio dei soggetti sanidi Angelo De Mattia - 30 aprile 2010
II nodo del salvataggio della Grecia tarda ancora, purtroppo, a sciogliersi. Anzi, a intermittenza si attraversano momenti drammatici, mentre diventa incandescente il conflitto sociale. L"atteggiamento tedesco, pur tra qualche elemento positivo di novità, sembra integrare il noto adagio latino: propter vitam vivendi causam perdere. Per una elezione regionale dall"esito incertissimo, si manda oggettivamente a monte il disegno dell"Europa e si alimenta il sospetto che si voglia ormai una Ue a doppia velocità o un sistema di cooperazioni rafforzate.
Per non dire dell"ipotesi, folle, del ritorno al marco e di quella, giudicabile allo stesso modo, dell"uscita (impossibile) della Grecia dall"Ue o dall"Eurosistema, ma anche di quelle della dichiarazione di default, della proroga delle scadenze del rimborso dei titoli di Stato o della loro commutazione in titoli pubblici di altri paesi, fino alla richiesta di alcuni gruppi politici e sociali tedeschi di espellere la Grecia dalla moneta comune: ipotesi, anche queste, che provocherebbero una grave instabilità sistemica nell"area dell"euro, innanzitutto, per poi concentrarsi nei paesi sotto tiro, a cominciare dal Portogallo, come sta avvenendo.
L"ipotesi dell"espulsione, se mai si concretasse,provocherebbe la fine dell"Ue. Altro che superamento della zoppia tra politica monetaria unica e politiche economiche che restano nazionali. In effetti, l"Europa, se la gravissima crisi greca alla fine si risolverà positivamente, pagherà la tassa delle elezioni del Nord Reno/ Westfalia, cioè sosterrà probabilmente il maggiore onere, rispetto ai previsti 30 miliardi, che sarà necessario per il sostegno finanziario all"economia ellenica. Si parla, addirittura, di 100/120 miliardi. larga parte di questo surplus è attribuibile senz"altro ai ritardi, alle contraddizioni, ai continui ripensamenti contrastanti con le assicurazioni verbali espresse dal governo tedesco.
Ora, finalmente, dopo tante asserzioni sulla necessità di controlli preventivi e di un esame preliminare che lasciava prevedere tempi ancora lunghi, il parlamento germanico sarebbe stato investito, da parte dell"Esecutivo, della proposta per un sostegno di 8,4 miliardi nel 2010 e per un ulteriore ammontare non specificato negli anni 2011 e 2012.
Il fattore tempo resta ancora decisivo. Sono circa tre mesi che si sta discutendo di come sostenere la Grecia senza alcuna conclusione fino alla recente decisione del prestito Ue- Fondo monetario internazionale, subordinata, tuttavia, a una serie di adempimenti, forse sostanzialmente corretti, ma incompatibili, dal punto di vista temporale, con le necessità di una casa che brucia - come ha rilevato il Ministro Tremonti - che esige non la predisposizione dell"estintore, secondo l"espressione adottata da un esponente del governo tedesco, ma l"immediato utilizzo di questo strumento antincendio. Certo, né l"Ue, né l"Eurosistema sono attrezzati per questo tipo di interventi. Il Financial Stabilty Board da tempo sta richiamando l"attenzione anche su profili del genere. Ma sempre più appare che le uniche decisioni che si riescono ad adottare sono quelle assumibili in uno stato d"eccezione. Quindi l"Europa, che finora non è stata in grado di parlare con la single voice politica in nessuno dei grandi eventi internazionali o globali nei quali sarebbe stato necessario presentarsi unitariamente, si è dimostrata incapace di fare ciò anche sul terreno finanziario, quello nel quale il processo di integrazione è più evoluto o, comunque, meno lento.
Si dice che la Germania a ben diritto difende le sue prerogative. Ma ben sapevano, i tedeschi, che, come disse il presidente della Bundesbank, nella famosa notte in cui l"Ime espresse il parere favorevole per la partecipazione alla moneta unica da parte dei diversi Stati sin dalla prima fase, l"euro non sarebbe stato il Paradiso, al più sarebbe stato il Purgatorio, ma - occorre aggiungere per tutti, anche per quei paesi che si potrebbe assumere essere virtuosi e che sapevano sin dall"inizio che anche a loro sarebbe toccato di fare una parte di coesione e di solidarietà, in funzione del progresso della costruzione europea della quale tutti avrebbero poi beneficiato.
Insomma, le accennate prerogative debbono essere, almeno in parte, rese coerenti con il significato della partecipazione al Sistema. Ora, è necessario che gli organi comunitari, una parte importante dei quali non è stata in grado di mettere a nudo le falsificazioni dei conti pubblici in più fasi operate in Grecia, si sveglino finalmente. In una situazione di crisi così grave, è necessario che le riunioni previste per il 10 maggio siano anticipate di molto, anche perché questa data ha il chiaro significato di promuovere una decisione conclusiva sugli interventi solo dopo le elezioni regionali tedesche del 9 maggio.
E, invece, i tempi sono ben più stringenti e non tali da poter essere subordinati ancora a scelte politiche interne a un sia pure importante paese. Bisognerebbe che, per l"inizio della prossima settimana, tutto fosse puntualmente predisposto per l"effettiva erogazione del prestito e fosse chiara la volontà dei paesi eroganti di sostenere la Grecia, al di là delle parole che fin qui si sono sprecate nel sostenere platonicamente che questa non sarebbe stata lasciata sola.
Occorrerebbe prevedere un organo collegiale per l"emergenza che possa effettuare anche altri interventi, da non anticipare pubblicamente, anche per disorientare le spinte speculative. Ma, poi, occorre dare un"immagine di determinazione promuovendo, finalmente, una chiara e rigorosa regolamentazione delle società di rating. Ciò che sta avvenendo con la Grecia è gravissimo, dal momento che le società della specie, che hanno espresso le loro valutazioni fino ad arrivare alla definizione dei titoli pubblici ellenici come obbligazioni "spazzatura", "junk", hanno fatto singolarmente astrazione dalla prospettiva del sostegno del finanziamento. Se si tiene conto di ciò che è accaduto, nella condotta di queste agenzie, nelle fasi precedenti la grande crisi globale e nel corso di essa, la necessità di passare finalmente dalle parole ai fatti e dagli impegni all"attuazione concreta è ineludibile, a livello europeo e globale. Del pari, occorre avviare con azioni concrete l"iter per la regolamentazione dei derivati e dei Cds, secondo le linee del Board della Stabilità.
Quanto all"Italia, è giusto ripetere che essa non è sicuramente la Grecia o il Portogallo ovvero l"Irlanda o, ancora, la stessa Spagna. Le nostre condizioni sono ben diverse. Ma l"assoluta urgenza dell"intervento di sostegno alla Grecia vale a impedire il contagio non solo per gli organismi particolarmente sofferenti, ma anche per quelli in condizioni migliori, perché la cancrena, se a questa si arriva, può attaccare anche i tessuti sani. Dunque, una ragione in più per proseguire nella nostra azione e per rafforzarla affinché, a livello comunitario, si realizzi una svolta e per predisporre le ulteriori condizioni che ci immunizzino, se non dovesse prevalere la ragione che sostiene l"urgenza, da effetti-alone.
Va da sé che un altro importante tratto di strada deve compierlo, con le sue forze, nonostante il duro contrasto nella società, la Grecia, rafforzando l"azione di risanamento e di stabilizzazione, pur con le prospettive di un pil che non crescerà per molti anni. Ma le difficoltà in questo versante non possono essere motivo per rallentare i finanziamenti: condizionali senza dubbio, ma da erogare con immediatezza.
Per non dire dell"ipotesi, folle, del ritorno al marco e di quella, giudicabile allo stesso modo, dell"uscita (impossibile) della Grecia dall"Ue o dall"Eurosistema, ma anche di quelle della dichiarazione di default, della proroga delle scadenze del rimborso dei titoli di Stato o della loro commutazione in titoli pubblici di altri paesi, fino alla richiesta di alcuni gruppi politici e sociali tedeschi di espellere la Grecia dalla moneta comune: ipotesi, anche queste, che provocherebbero una grave instabilità sistemica nell"area dell"euro, innanzitutto, per poi concentrarsi nei paesi sotto tiro, a cominciare dal Portogallo, come sta avvenendo.
L"ipotesi dell"espulsione, se mai si concretasse,provocherebbe la fine dell"Ue. Altro che superamento della zoppia tra politica monetaria unica e politiche economiche che restano nazionali. In effetti, l"Europa, se la gravissima crisi greca alla fine si risolverà positivamente, pagherà la tassa delle elezioni del Nord Reno/ Westfalia, cioè sosterrà probabilmente il maggiore onere, rispetto ai previsti 30 miliardi, che sarà necessario per il sostegno finanziario all"economia ellenica. Si parla, addirittura, di 100/120 miliardi. larga parte di questo surplus è attribuibile senz"altro ai ritardi, alle contraddizioni, ai continui ripensamenti contrastanti con le assicurazioni verbali espresse dal governo tedesco.
Ora, finalmente, dopo tante asserzioni sulla necessità di controlli preventivi e di un esame preliminare che lasciava prevedere tempi ancora lunghi, il parlamento germanico sarebbe stato investito, da parte dell"Esecutivo, della proposta per un sostegno di 8,4 miliardi nel 2010 e per un ulteriore ammontare non specificato negli anni 2011 e 2012.
Il fattore tempo resta ancora decisivo. Sono circa tre mesi che si sta discutendo di come sostenere la Grecia senza alcuna conclusione fino alla recente decisione del prestito Ue- Fondo monetario internazionale, subordinata, tuttavia, a una serie di adempimenti, forse sostanzialmente corretti, ma incompatibili, dal punto di vista temporale, con le necessità di una casa che brucia - come ha rilevato il Ministro Tremonti - che esige non la predisposizione dell"estintore, secondo l"espressione adottata da un esponente del governo tedesco, ma l"immediato utilizzo di questo strumento antincendio. Certo, né l"Ue, né l"Eurosistema sono attrezzati per questo tipo di interventi. Il Financial Stabilty Board da tempo sta richiamando l"attenzione anche su profili del genere. Ma sempre più appare che le uniche decisioni che si riescono ad adottare sono quelle assumibili in uno stato d"eccezione. Quindi l"Europa, che finora non è stata in grado di parlare con la single voice politica in nessuno dei grandi eventi internazionali o globali nei quali sarebbe stato necessario presentarsi unitariamente, si è dimostrata incapace di fare ciò anche sul terreno finanziario, quello nel quale il processo di integrazione è più evoluto o, comunque, meno lento.
Si dice che la Germania a ben diritto difende le sue prerogative. Ma ben sapevano, i tedeschi, che, come disse il presidente della Bundesbank, nella famosa notte in cui l"Ime espresse il parere favorevole per la partecipazione alla moneta unica da parte dei diversi Stati sin dalla prima fase, l"euro non sarebbe stato il Paradiso, al più sarebbe stato il Purgatorio, ma - occorre aggiungere per tutti, anche per quei paesi che si potrebbe assumere essere virtuosi e che sapevano sin dall"inizio che anche a loro sarebbe toccato di fare una parte di coesione e di solidarietà, in funzione del progresso della costruzione europea della quale tutti avrebbero poi beneficiato.
Insomma, le accennate prerogative debbono essere, almeno in parte, rese coerenti con il significato della partecipazione al Sistema. Ora, è necessario che gli organi comunitari, una parte importante dei quali non è stata in grado di mettere a nudo le falsificazioni dei conti pubblici in più fasi operate in Grecia, si sveglino finalmente. In una situazione di crisi così grave, è necessario che le riunioni previste per il 10 maggio siano anticipate di molto, anche perché questa data ha il chiaro significato di promuovere una decisione conclusiva sugli interventi solo dopo le elezioni regionali tedesche del 9 maggio.
E, invece, i tempi sono ben più stringenti e non tali da poter essere subordinati ancora a scelte politiche interne a un sia pure importante paese. Bisognerebbe che, per l"inizio della prossima settimana, tutto fosse puntualmente predisposto per l"effettiva erogazione del prestito e fosse chiara la volontà dei paesi eroganti di sostenere la Grecia, al di là delle parole che fin qui si sono sprecate nel sostenere platonicamente che questa non sarebbe stata lasciata sola.
Occorrerebbe prevedere un organo collegiale per l"emergenza che possa effettuare anche altri interventi, da non anticipare pubblicamente, anche per disorientare le spinte speculative. Ma, poi, occorre dare un"immagine di determinazione promuovendo, finalmente, una chiara e rigorosa regolamentazione delle società di rating. Ciò che sta avvenendo con la Grecia è gravissimo, dal momento che le società della specie, che hanno espresso le loro valutazioni fino ad arrivare alla definizione dei titoli pubblici ellenici come obbligazioni "spazzatura", "junk", hanno fatto singolarmente astrazione dalla prospettiva del sostegno del finanziamento. Se si tiene conto di ciò che è accaduto, nella condotta di queste agenzie, nelle fasi precedenti la grande crisi globale e nel corso di essa, la necessità di passare finalmente dalle parole ai fatti e dagli impegni all"attuazione concreta è ineludibile, a livello europeo e globale. Del pari, occorre avviare con azioni concrete l"iter per la regolamentazione dei derivati e dei Cds, secondo le linee del Board della Stabilità.
Quanto all"Italia, è giusto ripetere che essa non è sicuramente la Grecia o il Portogallo ovvero l"Irlanda o, ancora, la stessa Spagna. Le nostre condizioni sono ben diverse. Ma l"assoluta urgenza dell"intervento di sostegno alla Grecia vale a impedire il contagio non solo per gli organismi particolarmente sofferenti, ma anche per quelli in condizioni migliori, perché la cancrena, se a questa si arriva, può attaccare anche i tessuti sani. Dunque, una ragione in più per proseguire nella nostra azione e per rafforzarla affinché, a livello comunitario, si realizzi una svolta e per predisporre le ulteriori condizioni che ci immunizzino, se non dovesse prevalere la ragione che sostiene l"urgenza, da effetti-alone.
Va da sé che un altro importante tratto di strada deve compierlo, con le sue forze, nonostante il duro contrasto nella società, la Grecia, rafforzando l"azione di risanamento e di stabilizzazione, pur con le prospettive di un pil che non crescerà per molti anni. Ma le difficoltà in questo versante non possono essere motivo per rallentare i finanziamenti: condizionali senza dubbio, ma da erogare con immediatezza.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.