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I dolori dei giovani italiani e certe battute fuori luogo

Il dramma dei bamboccioni

Riproviamoci ancora. Sosteniamo le idee di Coalizione Generazionale e saltiamo fuori

di Luca Bolognini * - 22 gennaio 2010

Il Ministro Brunetta torna sui bamboccioni, rincarando la dose che fu di Padoa-Schioppa. Peccato. In effetti devo dire che, quando ho letto delle dichiarazioni radio del Ministro, mi è dispiaciuto. Mi è dispiaciuto anche se ne ho subito compreso lo stile, che è quello di Brunetta, della provocazione a fin di bene (è lui che nel Governo insiste per la riforma delle pensioni, per esempio), dello sprone, non certo della derisione di una categoria sociale. Ma il dispiacere è rimasto e cercherò di spiegare perché.

Da alcuni anni rappresento un movimento trasversale di giovani italiani che si adoperano per il ricambio strutturale (di idee, di classe dirigente, di leggi e, perché no, anche della Costituzione) nel nostro Paese, in un senso che tenga conto degli interessi legittimi (non dei sogni e nemmeno dei capricci) di chi oggi ha meno di trentacinque-quarant"anni. Il movimento si chiama Coalizione Generazionale: il nome è un po" lungo, non affascinante, forse richiama sfumature lessicali desuete, ma insomma la sostanza è che ci preoccupiamo del futuro e del presente delle nuove generazioni, e così facendo abbiamo anche raccolto le adesioni di quasi tutti i rappresentanti delle giovanili di partito e di associazioni varie dal 2007 ad oggi.

Abbiamo messo in luce le contraddizioni di un sistema sbilanciato a favore dei più vecchi, che si è dimenticato del futuro e l"ha messo in crisi con pegni e ipoteche. Ci siamo riuniti grazie ad un appello e allo slogan “Le idee che ci divideranno domani non esistono ancora, troviamole: andiamo al di là delle divisioni pre-confezionate dei nostri padri e nonni”. Bene, vengo al dispiacere per Brunetta. Il Ministro ha toccato a mani nude, senza troppe premure, quelli che oramai sono diventati veri e propri “fili dell"alta tensione”.

Già il termine “bamboccioni” è riduttivo e ridicolo. Se poi ci mettiamo l"estrema semplificazione dell"idea di una legge per mandare fuori di casa i 18enni, l"infelice leggerezza del quadro è completa. E questa leggerezza contrasta con la realtà. Oggi io ho trent"anni appena compiuti, sono sposato da quasi cinque con una persona d"oro e aspettiamo una bimba. Lavoro in proprio e, per il momento, mi considero fortunato e un po" virtuoso per necessità. Il tipo di laurea e una certa passione mi hanno, finora, indicato la strada da seguire. Certo, devo molto alla famiglia e prego di restare sano sempre, fino alla fine, perché non avrò pensione (pur pagandola) come tutti quelli della mia macrogenerazione. Ogni giorno, tuttavia, frequento anche amici e “alleati” meno fortunati di me (beninteso, si parla di una fortuna che ai nostri genitori sarebbe apparsa quasi una sfortuna, ma tant"è): hanno tra i 20 e i 40 anni, lauree inutili in tasca, impieghi precarissimi e vivono di tre mesi in tre mesi. Contratti di tre mesi. Rapporti sentimentali di tre mesi. Affitti di tre mesi.

Fino a qualche anno fa, tra le famiglie paganti/assistenti e quel coraggio spensierato di chi è agli inizi, leggevo nei loro occhi (che, ripeto, furono e potrebbero nuovamente essere anche i miei a seconda dei casi della vita) un certo timore ma anche la speranza di farcela. La fiducia nel fatto che non fosse poi tutto così “drammaticamente” duro e vero. Il bisogno e la convinzione che la barca su cui stavano i giovani italiani, vuoi per inerzia, vuoi per solidarietà sociale, sarebbe uscita dal tunnel in cui era entrata per egoismi e debiti gerontocratici.

Oggi, in quegli stessi occhi leggo disincanto, amarezza, paura, neppure rabbia – che richiederebbe un granello di speranza. Inizio a vedere amici (gente che sta fuori di casa da anni) tornare a vivere nelle città dei genitori, nelle loro case, a regredire in cerca di un rifugio. Chi ha osato mettere al mondo un figlio è stremato, ogni mattina va a caccia del contratto – con in braccio il neonato che strilla e ha fame, senza asilo – e si vede benissimo, in quegli occhi, che ci sono lacrime cristallizzate, pronte per rompersi per il senso di fallimento e per la mancanza generale di orizzonti esistenziali.

Non c"è una ricostruzione in atto, non c"è faticosa salita, c"è discesa. Subito dopo le dichiarazioni di Brunetta, a caldo, ho aggiornato il mio status di Facebook con questo post: “Solidarietà ai bamboccioni d"Italia. Brunetta propone leggi per cacciare di casa i 18enni? Allora insieme si realizzino:1.la riforma delle pensioni; 2.una legge per mandare a casa i gerontocrati; 3.la riforma welfare per i precari e le giovani partite IVA; 4.la riforma dell"università con abolizione del valore legale del titolo; 5.premi e servizi per le nuove famiglie con figli; 6.affitti agevolati per under-35”.

Rileggendolo, mi pare un elenco corretto e quasi completo, per essere stato scritto di getto. La prima parola, “solidarietà”, fa il paio con “coalizione”. Credo davvero che abbiamo bisogno di tenerci stretti, sia per non crollare, sia – magari – per reagire politicamente ad un sistema iniquo, che si auto-conserva senza innovare, che affronta i problemi delle nuove generazioni con battute di spirito o guardando al dito che indica la luna, e non alla luna. Anche molti sindacati, non solo i partiti, hanno perso di vista l"importanza della questione, o forse non l"hanno mai inquadrata correttamente: penso ai luoghi comuni sull"evasione (e sulla riforma) fiscale, difesi da certi sindacalisti.

E" mai possibile che ai precari con partita IVA s"applichino studi di settore e presunzioni varie di evasione, mentre pensionati e dipendenti si considerino sempre santi (o martiri) delle tasse? E che dire di quei pensionati (pochi, si spera) che continuano a lavorare (in nero) o di quei dipendenti part-time con secondo impiego "nascosto" (altrettanto pochi, incrociamo le dita)? Quelli sì che sono soldi e posti di lavoro rubati ai più giovani, come d"altronde la montagna di contributi previdenziali versati oggi, che rischieranno d"essere imposte a perdere senza la revisione del sistema.

Ecco che il termine “bamboccioni” e la provocazione di una legge per mandare via di casa i 18enni rivelano di essere in buona fede, certamente, ma assai fuori luogo, come ogni altra boutade analoga di questi tempi. Eravamo innamorati del nostro futuro, e adesso quell"amore è perduto. Il problema è diventato serio, grave, umanamente pesante, e lo diverrà ancora di più se non si faranno scelte responsabili, sacrifici, se non si ribalteranno gli equilibri tra chi ha avuto e chi darà.

Ma quanto dovremo aspettare, ancora? Temo che la profezia della rana si stia avverando. Nel 2004 scrivevo, come altri, di stare attenti, che l"acqua era tiepida ma presto sarebbe diventata bollente e che forse non ce ne saremmo accorti. Non ci fu, allora, nessuna autentica, vasta e tenace coalizione di giovani, uniti in concreto fuori dal web (non solo on line!) e pressanti per le riforme e contro le conservazioni dei “vecchi”. L"acqua era tiepida e la rana non sentiva ragioni per saltare.

Oggi, i nostri occhioni di rane deboli sembrano indicare che ci stiamo rendendo conto, finalmente, della trappola, del bollore e del fatto che siamo in pentola, ma ci stiamo anche rassegnando, privi di forze e doloranti, alla crisi di futuro e alla nostra sconfitta. E" una condizione triste, su cui non scherzare. Le provocazioni andavano bene prima, per destare orgoglio e sollecitare reazioni costruttive, ora sembrano utili o ad intensificare il dolore, o a favorire reazioni sbagliate, confuse e da scongiurare da parte delle nuove (nuove?) generazioni.

Ritorno sul sito di Coalizione Generazionale, che costruimmo allora con pochi euro e tanto entusiasmo, rileggo l"appello, i nomi, le frasi, e mi chiedo se non sia comunque il caso di riprovarci un"ultima volta, di innamorarsi ancora di quelle idee, per ritrovare l"energia nelle gambe e saltare fuori (da quelle vecchie case buie senza prospettive, senza vista, senza finestre, senza neonati che strillano e protestano perché hanno fame).

luca@lucabolognini.it

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