Integralismo: solo un problema religioso?
Il diritto di predicare
Il pensiero assoluto indotto a valutare la ricchezza della convivenza e della tolleranzadi Davide Giacalone - 19 settembre 2006
Non difendo Ratzinger, ma lo ringrazio. Difendo, certo, il suo diritto di parlare, di dire quel che crede, ed il mio di dissentire. E lo ringrazio di avere, forse incidentalmente, riproposto all’attenzione generale la superiorità del mondo occidentale, nel quale ci troviamo a vivere, superiorità che consiste nell’avere indotto l’assoluto del pensiero religioso a valutare la ricchezza della convivenza e della tolleranza. La nostra superiorità è nello Stato laico, che non è ateo, così come non è subordinato ad una religione. E’ la casa di chi ne accetta i presupposti.
Il Papa è un capo religioso, crede in una verità, obbedisce a dei dogmi. Gli islamici (e vale anche per l’ebraismo) non hanno un unico capo religioso, un rappresentante della divinità in terra, ma hanno la loro verità ed i loro dogmi. I tre monoteismi, le tre religioni del libro non sono conciliabili, e certo non lo sono con le altre forme di religiosità. L’impostazione religiosa è assoluta, è escluso che l’errore si annidi nell’idea costituente, semmai se ne ammette la presenza nell’interpretazione. Possono convivere, delle verità diverse? Possono, se si separa il precetto divino dalla legge statuale, se si ripudia la violenza quale sistema di “conversione”. Accettando ciò le religioni perdono una porzione del proprio assoluto, ma si affrancano da degenerazioni ripugnanti e mettono in salvo il patrimonio di spiritualità.
Il problema di oggi, nel mondo, è quello dell’integralismo islamico. Siamo sicuri sia un problema religioso? Sono islamici Paesi pacifici con i quali abbiamo relazioni, sono islamiche persone dabbene che frequento. Il guaio è che la lettura intollerante ed intollerabile di un libro è divenuta strumento di conquista politica e di guerra sanguinaria. Hezbollah paga, con soldi iraniani, i padri di famiglia che fanno indossare il velo alle figlie. Cosa mai ha a che vedere con la fede? A questa politica d’espansione si deve rispondere con le armi della politica, e con la politica delle armi. Ma guai a commettere l’errore di immaginare un mondo di “noi” e “loro”, su questioni religiose. Non serve il mosciume del relativismo, anzi, si tenga bene a mente la superiorità civile e politica di chi ascolta Ratzinger, magari lo ciritica, ma non si sogna di togliergli il diritto di predicare.
www.davidegiacalone.it
Pubblicato su Libero del 19 settembre 2006
Il Papa è un capo religioso, crede in una verità, obbedisce a dei dogmi. Gli islamici (e vale anche per l’ebraismo) non hanno un unico capo religioso, un rappresentante della divinità in terra, ma hanno la loro verità ed i loro dogmi. I tre monoteismi, le tre religioni del libro non sono conciliabili, e certo non lo sono con le altre forme di religiosità. L’impostazione religiosa è assoluta, è escluso che l’errore si annidi nell’idea costituente, semmai se ne ammette la presenza nell’interpretazione. Possono convivere, delle verità diverse? Possono, se si separa il precetto divino dalla legge statuale, se si ripudia la violenza quale sistema di “conversione”. Accettando ciò le religioni perdono una porzione del proprio assoluto, ma si affrancano da degenerazioni ripugnanti e mettono in salvo il patrimonio di spiritualità.
Il problema di oggi, nel mondo, è quello dell’integralismo islamico. Siamo sicuri sia un problema religioso? Sono islamici Paesi pacifici con i quali abbiamo relazioni, sono islamiche persone dabbene che frequento. Il guaio è che la lettura intollerante ed intollerabile di un libro è divenuta strumento di conquista politica e di guerra sanguinaria. Hezbollah paga, con soldi iraniani, i padri di famiglia che fanno indossare il velo alle figlie. Cosa mai ha a che vedere con la fede? A questa politica d’espansione si deve rispondere con le armi della politica, e con la politica delle armi. Ma guai a commettere l’errore di immaginare un mondo di “noi” e “loro”, su questioni religiose. Non serve il mosciume del relativismo, anzi, si tenga bene a mente la superiorità civile e politica di chi ascolta Ratzinger, magari lo ciritica, ma non si sogna di togliergli il diritto di predicare.
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Pubblicato su Libero del 19 settembre 2006
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.