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Verso il referendum: un’analisi economica

Il circolo virtuoso delle staminali

L’esempio della California, dove oltre alle cure mediche si creano posti di lavoro

di Pietro Paganini - 23 maggio 2005

Dispiace molto vedere che il dibattito attorno al referendum sia ancora e sempre fermo al tema della vita, sia essa interpretata nei complicati e poco accessibili termini filosofici, sia essa interpretata in senso più libertario – diritti individuali – o solidale – speranze per i malati. Non ho ancora sentito discutere dei vantaggi economici che la liberalizzazione della ricerca scientifica intorno alla staminali rappresenterebbe per il Paese.

Si possono contare sulle dita di una mano gli articoli che affrontano le conseguenze economiche che potrebbero derivare da una trasformazione in termini di apertura – liberalizzazione – dell’attuale legge sulla fecondazione assistita. Un vero peccato, perché dallo studio di quanto si sta verificando in altri paesi del mondo, si deduce facilmente che i vantaggi sono molti, sia in termini di/prospettive di crescita economica del prodotto sia in termini di indotto per le regioni interessate. Ho pubblicato un breve articolo qualche settimana fa sull’argomento, di seguito alla conferenza tenuta in occasione del viaggio in Italia del Vice Presidente dei Giovani Democratici d’America.

L’intento dell’articolo, come quello della conferenza, era e aveva l’obiettivo di evidenziare con argomenti scientifici il fatto che il paese non potrebbe altro che guadagnarci dalla “liberalizzazione della ricerca sulle cellule staminali e del loro impiego”. Per fare questo mi sono servito degli esempi ricavati dai paesi scandinavi, anche se questi si basano principalmente su prospettive di crescita futura, e dagli Stati Uniti, esattamente da quel paese che è oggi guidato da un manipolo di conservatori ostaggio delle fortissime lobby religiose. La realtà dei fatti, quella dei numeri economici, è però molto diversa. Ripropongo qui, recuperandoli dal precedente articolo, alcuni fatti significativi. In California si sono costituite negli ultimi mesi, oltre 400 industrie biotecnologiche che operano nel settore delle staminali (29% del mercato USA, a cui seguono Massachussetts e Maryland). Ogni impresa, oltre a produrre cure mediche, crea posti di lavoro e contribuisce alla crescita del PIL, incrementando il valore competitivo del sistema paese versus nazioni come la Gran Bretagna e la Corea del Sud che hanno recentemente visto enormi quantità di investimenti pubblici e privati.

Non credo sia ulteriormente necessario evidenziare come gli stati federali che hanno volontariamente ostacolato o non hanno creduto nel potenziale economico rappresentato dal nuovo settore della ricerca sulle staminali, si trovino oggi in difficoltà e registrino pertanto un ritardo competitivo nel settore, non solo quindi nel mercato che deriva dalla ricerca, ma nell’attività di ricerca stessa, nel senso di strutture per la ricerca, laboratori, università, lobby, ecc.

Non posso mancare dal far notare ai ferventi difensori delle domeniche al mare e ai paladini della vita a tutti i costi, che anche Jeff Bush, il conservatorissimo fratello del Presidente, nonché governatore della Florida, si sia volutamente dimenticato delle questioni morali per preferirvi la via più pragmatica: le cellule staminali portano ricercatori, laboratori, imprese, cioè posti di lavoro, crescita del prodotto interno lordo, e, eventualmente, maggiore salute e benessere.

Sento già ronzare le obiezioni moraleggianti, le solite, quelle che hanno effetto quando veicolate attraverso Buona Domenica, Controcampo, Domenica In, e persino Ballarò. Difficile convincere quegli italiani con gli argomenti della malattia, finché la malattia è – fortunatamente – sconosciuta, ancor più difficile persuaderli con il tema della libertà di scelta e di procreazione, se il problema della scelta e la responsabilità che anticipa, segue e accompagna una scelta non sono mai stai un problema nel paese delle mille controriforme. Allora, è forse più facile, dimostrare e promettere – perché non avvalersi della cialtroneria politica per una volta, in fondo è una buona causa – crescita economica, prosperità, posti di lavoro e maggior benessere. Sarebbe magari opportuno ridisegnare almeno una parte della campana referendaria in questi termini. E’ più facile farsi capire parlando di aumento dei posti di lavoro nel paese – ahimè – fondato sul lavoro e sulle sue corporazioni, che di libertà di scelta. Più semplice farsi capire quando si discute di crescita economica piuttosto che di diritti delle donne e dei malati, diritti sacrosanti, ma poco masticabili per un pubblico abituato a tenere “il sesso debole” lontano da tutto ciò che comporta una decisione; a vergognarsi delle malattie; e a preferire i miracoli ai progressi della scienza medica e al lavoro duro di medici coraggiosi.

Forse è troppo tardi ora, per aprire questo non troppo nuovo filone di discussione. Tuttavia, vale la pena farlo, per avvisare i cittadini che non votare o votare no, significherebbe non solo perdere la sfida delle libertà e dei diritti individuali ma anche quella delle libertà economiche e dei conseguenti vantaggi che se ne trarrebbero. Se infatti la prima sconfitta, quella delle libertà individuali, sarebbe solo momentanea e non dovrebbe troppo allarmarci perché prima o poi il paese dovrà abbandonare l’oscurantismo secolare e aprirsi, adeguandosi ai modi e alle idee delle regioni che lo circondano (vedi alla voce Europa); la negazione delle libertà economiche, seconda sconfitta, causerebbe danni e un ritardo difficilmente recuperabili; in altre parole quando l’Italia si affaccerà finalmente sul mercato della ricerca sulle staminali, sarà troppo tardi, il mercato sarà saturo, e naturalmente, sarà già troppo tardi anche per gettarsi sulle evoluzioni che nel frattempo saranno scaturite da tale ricerca.

Peccato non aver perseguito la via delle conseguenze economiche. Peccato non aver presentato i conti della crescita economica a quei signori che sostengono la tesi secondo cui su certe questioni è meglio che decida il Parlamento e che lo strumento referendario è ormai abusato, bollito – eppure aldilà delle Alpi elvetiche funziona molto bene, con ottimi risultati. A tali sciagurati signori, non solo piace scegliere per conto nostro – democrazia rappresentativa – ma piace proprio scegliere al posto nostro, tenendoci allo scuro di tutto – democrazia rappresentativa, o dittatura del boiardato corporativo?. Non solo ci vorrebbero negare la libertà di scelta, ma questa volta ci vorrebbero togliere anche la prosperità e il benessere, ci vogliono malati e poveri.

Peccato anche che tra tutti gli imprenditori e gli economisti nostrani nessuno si sia accorto di questo. La ricerca sulle staminali non ci farà sicuramente ricchi e immortali, ma ci renderà tutti un po’ menò poveri e meno malati. Eppure, in un paese il cui debito sale di giorno in giorno, ogni cura rigenerativa dovrebbe essere ben accolta. Invece no, teniamoci il debito. A proposito, ma chi lo paga?

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