Il mondo visto attraverso la demografia
Il centro del mondo si sposta a oriente
Sbagliato definire il terrorismo come effetto della povertà: è alimentato dalle nostre pauredi Antonio Gesualdi - 18 luglio 2005
Il mondo va verso Oriente. Uno studio dell"Ined (Institut national d"études démographiques) conferma i dati di proiezioni sulle popolazioni del mondo. Tra 20-40 anni le nazioni che supereranno i 100 milioni di abitanti, oltre a quelle già sovradimensionate oggi, saranno tutte comprese, prevalentemente, tra l"equatore e il tropico del cancro.
Clicca qui per aprire l’immagine relativa alla distribuzione della popolazione mondiale
Si tratta dell"area asiatica dove è prevalente l"infrastruttura familiare di tipo comunitario (sia esogamica che endogamica) e anche anomica. Insomma il centro del mondo si sposterà nel giro di qualche generazione e oggi gli effetti sono sotto gli occhi di tutti noi. In Europa il passaggio alle democrazie come oggi le conosciamo e ce ne vantiamo ha comportato almeno due guerre mondiali, rivoluzioni sanguinose e tra il 1940 e il 1945 almeno una media di 20.000 (ventimila!) morti al giorno. Se il costo delle democrazie occidentali è così alto non possiamo pretendere che altri paesi ci seguano. Essi dovranno trovare una propria logica e una propria dimensione. Oggi viviamo la piena transizione di questo passaggio epocale. Il centro del mondo si sposta tra l"India e la Cina, passando per il medio oriente (Pakistan, Iran, Turchia).
Il terrorismo, dunque, non è l"effetto della povertà come tanti a corto di letture serie vanno dichiarando. Il terrorismo è il segnale di questo andamento e soprattutto della crescita (alfabetizzazione, controllo delle nascite, migliore status delle donne, flessione della mortalità infantile) che quelle nazioni stanno vivendo. Si tratta di nazioni, tra l"altro, che hanno svolto negli ultimi vent"anni una forte pianificazione delle politiche familiari.
A noi occidentali resta da rendere più consapevole questo comportamento inconscio che le politiche degli ultimi anni hanno cercato di fomentare: la paura di scomparire o di essere aggrediti.
Nella storia è sempre accaduto che le popolazioni minoritarie e più vecchie abbiano tentato di forzare la mano alla storia. Ma il mondo va, sempre, dove deve andare. E la vita è, sempre, più lunga per i giovani che per i vecchi.
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Si tratta dell"area asiatica dove è prevalente l"infrastruttura familiare di tipo comunitario (sia esogamica che endogamica) e anche anomica. Insomma il centro del mondo si sposterà nel giro di qualche generazione e oggi gli effetti sono sotto gli occhi di tutti noi. In Europa il passaggio alle democrazie come oggi le conosciamo e ce ne vantiamo ha comportato almeno due guerre mondiali, rivoluzioni sanguinose e tra il 1940 e il 1945 almeno una media di 20.000 (ventimila!) morti al giorno. Se il costo delle democrazie occidentali è così alto non possiamo pretendere che altri paesi ci seguano. Essi dovranno trovare una propria logica e una propria dimensione. Oggi viviamo la piena transizione di questo passaggio epocale. Il centro del mondo si sposta tra l"India e la Cina, passando per il medio oriente (Pakistan, Iran, Turchia).
Il terrorismo, dunque, non è l"effetto della povertà come tanti a corto di letture serie vanno dichiarando. Il terrorismo è il segnale di questo andamento e soprattutto della crescita (alfabetizzazione, controllo delle nascite, migliore status delle donne, flessione della mortalità infantile) che quelle nazioni stanno vivendo. Si tratta di nazioni, tra l"altro, che hanno svolto negli ultimi vent"anni una forte pianificazione delle politiche familiari.
A noi occidentali resta da rendere più consapevole questo comportamento inconscio che le politiche degli ultimi anni hanno cercato di fomentare: la paura di scomparire o di essere aggrediti.
Nella storia è sempre accaduto che le popolazioni minoritarie e più vecchie abbiano tentato di forzare la mano alla storia. Ma il mondo va, sempre, dove deve andare. E la vita è, sempre, più lunga per i giovani che per i vecchi.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.