Patto o Coalizione per i giovani in politica?
Identikit degli Under 35
Le differenze di impostazione tra il Patto Generazionale e Coalizione Generazionaledi Luca Bolognini * - 13 settembre 2007
In comune hanno quasi solo una parte del nome. Quel "generazionale" che si sta diffondendo, fortunatamente, in tutto il nostro Paese, simbolo di questioni serie e urgenti, il ricambio di una classe dirigente decotta, i nuovi ruoli nella società che invecchia e la tutela della macro-categoria di cittadini più giovani e deboli.
Per il resto, il Patto Generazionale di Josi e la nostra Coalizione Generazionale Under35 sono molto lontani quanto a contenuti, obiettivi specifici, metodi d"azione.
A Cortina Incontra, quest"anno, sono stato invitato a parlare dell"argomento in un dibattito moderato dal direttore de L"Indipendente Antonio Galdo, con Luca Josi, Enrico Cisnetto, Daniele Capezzone, Maurizio Sacconi, Luca Telese e Andrea Pezzi.
Premetto subito che io firmai anche il Patto Generazionale, concordando con una visione della società più moderna e, credo, civile: oltre i 60 e cioè fra 33 anni, mi piacerebbe infatti abbandonare eventuali (incrocio le dita) responsabilità dirigenziali per dedicarmi ad attività di service o comunque a funzioni umanitarie, come in giro per il mondo stanno facendo - pure con/per ritorni di immagine? non mi interessa - personaggi quali Gates, Blair, Clinton, Soros (questi sono celebri ma è una buona abitudine diffusissima, specie in culture diverse dalla nostra, anche tra la gente "normale", si pensi ai princìpi fondanti di Lions, Rotary, ecc.). Il Patto proposto da Luca Josi dice più o meno questo: prometti che, allo scoccare dei sessant"anni e se avrai ruoli professionali o politici di prim"ordine, ti farai da parte? Io ho risposto di sì, prometto. Come scrivevo sopra, mi piace pensare in primis di arrivare ai 60, in secondo luogo di impegnarmi ad aiutare il prossimo con esperienza alle spalle e quindi l"idea di lasciare il campo ai più giovani combacia alla perfezione.
Quali sono allora i limiti (se così posso chiamarli) che rintraccio nel Patto? Sono che ha un nomen politico senza esserlo. "Patto Generazionale" fa immaginare una contrattazione su diritti e doveri, un confronto tra interlocutori dotati di personalità, poteri o comunque di peso. Fa pensare a una programmazione discussa e infine condivisa. Invece non è così: il Patto di Josi è piuttosto un gesto di liberalità di chi sottoscrive verso una categoria indeterminata di gente futura. Non c"è dialogo, c"è solo (forse) generosità, lungimiranza, visione positiva del domani in chi firma (così dicendo, lodo anche il mio gesto ma tant"è). Si appoggia tutto sulla buona volontà e sull"illuminazione di chi aderisce. Il Patto è quindi un"iniziativa intima, etica, urbana, educata e intelligente (necessaria e auspicabile, naturalmente, come la raccolta differenziata o il risparmio energetico). Ma di sicuro non è direttamente politica. Se la politica è rappresentanza democratica di interessi, se è trattativa civile fra poteri, se è sintesi e quindi decisione per governare la "macchina comune", allora l"iniziativa neo-generazionale sarà politica solo se avremo identità e voce in capitolo quando si parla del nostro futuro. E" proprio in questo semplice sillogismo che abbiamo trovato, come Società Aperta, DyalogUE, LiberalCafè e Giovani Liberaldemocratici, l"interruttore per accendere la lampadina di Coalizione Generazionale -35 (www.coalizionegenerazionale.it).
Mancava una campagna un po" matta e coraggiosa con l"obiettivo di compattare trasversalmente le nuove generazioni, al di là e al di fuori delle divisioni pre-confezionate dei nostri predecessori e avi(di?), e di farle muovere come soggetto politico unitario a difesa e promozione dei temi di riforma rilevanti per il nostro avvenire. In poche parole, volevamo e ora lavoriamo per costruire un movimento politico capace di difendere gli interessi di chi oggi è più giovane, disorganizzato e meno rappresentato (nei partiti, nei sindacati, nelle istituzioni). Senza conflitto, ma per il confronto. Coalizione Generazionale non è un"operazione giovanilista: nel nostro appello e nella nostra piattaforma di 11 idee per l"Italia rifiutiamo a chiare lettere le quote-giovani o altri provvedimenti demagogici e velleitari, di portata irrisoria, confinati nel solo elemento anagrafico. Proponiamo anzi meno centri sociali e più incubatori d"impresa. Sottolineiamo il fatto che alle nuove generazioni non interessano le politiche giovanili in quanto tali e di "piccolo cabotaggio", bensì le grandi riforme, quelle che andranno ad incidere veramente sul futuro del nostro Paese (futuro nel quale vivremo e dopo vivranno i nostri figli, quando anche noi saremo ormai vecchi, miopi ed egoisti e sarà forse troppo tardi per fare quello che va fatto oggi). Portiamo avanti questa campagna senza chiedere spazio e posti "per favore" all"attuale classe dirigente, perché ci sta a cuore riuscire a fare massa critica e arrivare, con metodo democratico, ad essere considerati interlocutori politici inevitabili
Con queste basi e con il sostegno di 500 primi firmatari da tutta Italia (rappresentanti di giovanili di partiti e associazioni nazionali, ma anche indipendenti che non si erano mai avvicinati alla dimensione politica prima d"ora), cercheremo di presentare liste under35 nei comuni italiani alle prossime elezioni amministrative. Questa sarà solo una delle vie d"azione di Coalizione Generazionale, che prevede nel suo oggetto anche e soprattutto la diffusione di consapevolezza, dialogo e coesione politici tra le nuove generazioni. I temi che ci uniscono sono molto più numerosi e importanti di quelli che ci dividono (anzi quelli che ci dividono li dobbiamo probabilmente ancora elaborare in modo compiuto, e non sono certo i battibecchi e gli odi anacronistici di padri e nonni), sebbene si provenga da origini culturali e in alcuni casi ideologiche le più differenti.
Un"iniziativa un po" ardita, dicevo, ma ne andiamo orgogliosi perché siamo convinti che tanto (lo scontro a priori in questo pseudo-bipolarismo, l"immobilità dei governi italiani, le caste, l"assenza di sistemi di welfare adeguati per i lavoratori flessibili, la penalizzazione pensionistica e il silenzio dei più giovani moderati ma di spirito riformatore) valesse provarci. Meglio avere rimorsi che rimpianti.
Dunque, il Patto Generazionale e la Coalizione Generazionale sono compatibili; non c"è attrito tra le due impostazioni malgrado le loro nature così lontane, una etica e l"altra politica: la speranza generale comune porta verso il ringiovanimento del potere. E non c"è contraddizione nel chiedere meno dirigenti ma più lavoratori anziani (sembra un paradosso, non lo è) perché la cessione di responsabilità non deve precludere la continuazione oltre i 60 anni dell"attività lavorativa. Serve invece individuare come questa attività possa esplicarsi, con quali nuovi ruoli e funzioni, con quale speciale produttività. Anche su questo, sulle trasformazioni imposte dalla ageing society e sulle soluzioni per contrastare la gerontocrazia senza togliere capacità contributiva ai seniores (all"inizio dell"articolo, immaginavo che una strada possa essere il service e la responsabilità sociale), il dialogo ci sembra aperto e non più rinviabile.
*Presidente di Società Aperta Giovani
l.bolognini@societa-aperta.org
Premetto subito che io firmai anche il Patto Generazionale, concordando con una visione della società più moderna e, credo, civile: oltre i 60 e cioè fra 33 anni, mi piacerebbe infatti abbandonare eventuali (incrocio le dita) responsabilità dirigenziali per dedicarmi ad attività di service o comunque a funzioni umanitarie, come in giro per il mondo stanno facendo - pure con/per ritorni di immagine? non mi interessa - personaggi quali Gates, Blair, Clinton, Soros (questi sono celebri ma è una buona abitudine diffusissima, specie in culture diverse dalla nostra, anche tra la gente "normale", si pensi ai princìpi fondanti di Lions, Rotary, ecc.). Il Patto proposto da Luca Josi dice più o meno questo: prometti che, allo scoccare dei sessant"anni e se avrai ruoli professionali o politici di prim"ordine, ti farai da parte? Io ho risposto di sì, prometto. Come scrivevo sopra, mi piace pensare in primis di arrivare ai 60, in secondo luogo di impegnarmi ad aiutare il prossimo con esperienza alle spalle e quindi l"idea di lasciare il campo ai più giovani combacia alla perfezione.
Quali sono allora i limiti (se così posso chiamarli) che rintraccio nel Patto? Sono che ha un nomen politico senza esserlo. "Patto Generazionale" fa immaginare una contrattazione su diritti e doveri, un confronto tra interlocutori dotati di personalità, poteri o comunque di peso. Fa pensare a una programmazione discussa e infine condivisa. Invece non è così: il Patto di Josi è piuttosto un gesto di liberalità di chi sottoscrive verso una categoria indeterminata di gente futura. Non c"è dialogo, c"è solo (forse) generosità, lungimiranza, visione positiva del domani in chi firma (così dicendo, lodo anche il mio gesto ma tant"è). Si appoggia tutto sulla buona volontà e sull"illuminazione di chi aderisce. Il Patto è quindi un"iniziativa intima, etica, urbana, educata e intelligente (necessaria e auspicabile, naturalmente, come la raccolta differenziata o il risparmio energetico). Ma di sicuro non è direttamente politica. Se la politica è rappresentanza democratica di interessi, se è trattativa civile fra poteri, se è sintesi e quindi decisione per governare la "macchina comune", allora l"iniziativa neo-generazionale sarà politica solo se avremo identità e voce in capitolo quando si parla del nostro futuro. E" proprio in questo semplice sillogismo che abbiamo trovato, come Società Aperta, DyalogUE, LiberalCafè e Giovani Liberaldemocratici, l"interruttore per accendere la lampadina di Coalizione Generazionale -35 (www.coalizionegenerazionale.it).
Mancava una campagna un po" matta e coraggiosa con l"obiettivo di compattare trasversalmente le nuove generazioni, al di là e al di fuori delle divisioni pre-confezionate dei nostri predecessori e avi(di?), e di farle muovere come soggetto politico unitario a difesa e promozione dei temi di riforma rilevanti per il nostro avvenire. In poche parole, volevamo e ora lavoriamo per costruire un movimento politico capace di difendere gli interessi di chi oggi è più giovane, disorganizzato e meno rappresentato (nei partiti, nei sindacati, nelle istituzioni). Senza conflitto, ma per il confronto. Coalizione Generazionale non è un"operazione giovanilista: nel nostro appello e nella nostra piattaforma di 11 idee per l"Italia rifiutiamo a chiare lettere le quote-giovani o altri provvedimenti demagogici e velleitari, di portata irrisoria, confinati nel solo elemento anagrafico. Proponiamo anzi meno centri sociali e più incubatori d"impresa. Sottolineiamo il fatto che alle nuove generazioni non interessano le politiche giovanili in quanto tali e di "piccolo cabotaggio", bensì le grandi riforme, quelle che andranno ad incidere veramente sul futuro del nostro Paese (futuro nel quale vivremo e dopo vivranno i nostri figli, quando anche noi saremo ormai vecchi, miopi ed egoisti e sarà forse troppo tardi per fare quello che va fatto oggi). Portiamo avanti questa campagna senza chiedere spazio e posti "per favore" all"attuale classe dirigente, perché ci sta a cuore riuscire a fare massa critica e arrivare, con metodo democratico, ad essere considerati interlocutori politici inevitabili
Con queste basi e con il sostegno di 500 primi firmatari da tutta Italia (rappresentanti di giovanili di partiti e associazioni nazionali, ma anche indipendenti che non si erano mai avvicinati alla dimensione politica prima d"ora), cercheremo di presentare liste under35 nei comuni italiani alle prossime elezioni amministrative. Questa sarà solo una delle vie d"azione di Coalizione Generazionale, che prevede nel suo oggetto anche e soprattutto la diffusione di consapevolezza, dialogo e coesione politici tra le nuove generazioni. I temi che ci uniscono sono molto più numerosi e importanti di quelli che ci dividono (anzi quelli che ci dividono li dobbiamo probabilmente ancora elaborare in modo compiuto, e non sono certo i battibecchi e gli odi anacronistici di padri e nonni), sebbene si provenga da origini culturali e in alcuni casi ideologiche le più differenti.
Un"iniziativa un po" ardita, dicevo, ma ne andiamo orgogliosi perché siamo convinti che tanto (lo scontro a priori in questo pseudo-bipolarismo, l"immobilità dei governi italiani, le caste, l"assenza di sistemi di welfare adeguati per i lavoratori flessibili, la penalizzazione pensionistica e il silenzio dei più giovani moderati ma di spirito riformatore) valesse provarci. Meglio avere rimorsi che rimpianti.
Dunque, il Patto Generazionale e la Coalizione Generazionale sono compatibili; non c"è attrito tra le due impostazioni malgrado le loro nature così lontane, una etica e l"altra politica: la speranza generale comune porta verso il ringiovanimento del potere. E non c"è contraddizione nel chiedere meno dirigenti ma più lavoratori anziani (sembra un paradosso, non lo è) perché la cessione di responsabilità non deve precludere la continuazione oltre i 60 anni dell"attività lavorativa. Serve invece individuare come questa attività possa esplicarsi, con quali nuovi ruoli e funzioni, con quale speciale produttività. Anche su questo, sulle trasformazioni imposte dalla ageing society e sulle soluzioni per contrastare la gerontocrazia senza togliere capacità contributiva ai seniores (all"inizio dell"articolo, immaginavo che una strada possa essere il service e la responsabilità sociale), il dialogo ci sembra aperto e non più rinviabile.
*Presidente di Società Aperta Giovani
l.bolognini@societa-aperta.org
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.