Scenari delle urne Seconda parte
Guazzabuglio costoso e perditempo
Dal menù di alterative a due sole concezioni. Interiorizzato il bipolarismo di Berlusconi?di Davide Giacalone - 04 aprile 2006
Il bipolarismo, in Italia, non è figlio né della storia né del sistema elettorale uninominale. E’ un’invenzione di Silvio Berlusconi, e su di lui si regge. Nel 1994, anno in cui il bipolarismo debuttò, la vittoria doveva essere delle sinistre, Berlusconi coalizzò tutto quello che poté e portò a casa il risultato. Da allora si vota da una parte o dall’altra, ed in gran parte pro o contro Berlusconi. La stessa coalizione di sinistra è strutturalmente berlusconiana.
Si dice che il bipolarismo è, oramai, stato interiorizzato dall’elettorato, è entrato a far parte del nostro costume. Non ci credo, anche perché non è mai esistito. Le due coalizioni che si fronteggiano, nel 1994, nel 1996, nel 2001 e in quest’anno, sono un’accozzaglia di diversità, tenute assieme solo dall’esistenza dell’avversario. Togliete Berlusconi alla sinistra, e se ne formano tre o quattro, togliete i comunisti alla destra, e ne vivranno due o tre. Da solo, quindi, il bipolarismo andrà al suicidio.
Se si crede che sia un male, se si crede che sia, invece, un bene potere offrire all’elettore non un menù con alterative etniche, ma solo la scelta fra due concezioni della cucina, allora si deve andare verso i “partiti unici”, nella destra e nella sinistra. Tali partiti, però, non potranno in nessun caso essere la copia, per assorbimento, delle attuali coalizioni, altrimenti sarebbero solo degli esercizi trasformistici. Per creare i due partiti è necessario che si taglino le ali, o si riduca la loro pretesa di contare e condizionare. Tale risultato può essere ottenuto cambiando il sistema elettorale, ed è il discorso avviato ieri.
Delle due l’una: o si fanno i partiti unici e, allora, si vara un sistema elettorale maggioritario secco (all’inglese, per intenderci: chi prende un solo voto più degli altri porta a casa l’assemblea legislativa ed il capo del governo); oppure si esalta la diversità fra le componenti, si sposta la determinazione dell’equilibrio vincente dalle urne al Parlamento, ed allora si adotta un sistema elettorale di stampo proporzionale, come in Germania, o di stampo maggioritario, come in Francia (consentendo, sia l’uno che l’altro, per vie diverse, sia la rappresentanza non biunivoca che il taglio delle estreme non rappresentative). Se si pilucca un po’ di qua ed un po’ di là si fa solo un guazzabuglio, produttore di costi e perdite di tempo.
Previsione: per avere la forza d’imboccare la prima o la seconda strada sarà necessario porre le basi di un sistema condiviso, il che significa che si dovrà dare vita a qualche cosa di simile ad una sede costituente. Per andare avanti a forza di bipolarismo straccione, invece, non c’è bisogno di nulla, ma nulla nemmeno produrrà, se non governi destinati a cadere ogni volta che faranno qualche cosa di serio, o a durare a lungo, a patto di non fare nulla di serio.
www.davidegiacalone.it
Se si crede che sia un male, se si crede che sia, invece, un bene potere offrire all’elettore non un menù con alterative etniche, ma solo la scelta fra due concezioni della cucina, allora si deve andare verso i “partiti unici”, nella destra e nella sinistra. Tali partiti, però, non potranno in nessun caso essere la copia, per assorbimento, delle attuali coalizioni, altrimenti sarebbero solo degli esercizi trasformistici. Per creare i due partiti è necessario che si taglino le ali, o si riduca la loro pretesa di contare e condizionare. Tale risultato può essere ottenuto cambiando il sistema elettorale, ed è il discorso avviato ieri.
Delle due l’una: o si fanno i partiti unici e, allora, si vara un sistema elettorale maggioritario secco (all’inglese, per intenderci: chi prende un solo voto più degli altri porta a casa l’assemblea legislativa ed il capo del governo); oppure si esalta la diversità fra le componenti, si sposta la determinazione dell’equilibrio vincente dalle urne al Parlamento, ed allora si adotta un sistema elettorale di stampo proporzionale, come in Germania, o di stampo maggioritario, come in Francia (consentendo, sia l’uno che l’altro, per vie diverse, sia la rappresentanza non biunivoca che il taglio delle estreme non rappresentative). Se si pilucca un po’ di qua ed un po’ di là si fa solo un guazzabuglio, produttore di costi e perdite di tempo.
Previsione: per avere la forza d’imboccare la prima o la seconda strada sarà necessario porre le basi di un sistema condiviso, il che significa che si dovrà dare vita a qualche cosa di simile ad una sede costituente. Per andare avanti a forza di bipolarismo straccione, invece, non c’è bisogno di nulla, ma nulla nemmeno produrrà, se non governi destinati a cadere ogni volta che faranno qualche cosa di serio, o a durare a lungo, a patto di non fare nulla di serio.
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L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.