Banche, inflazione, aeroporti
Gli eterni luoghi comuni
Gira il calendario, ma l'italica mentalità non cambiadi Enrico Cisnetto - 06 gennaio 2013
Anno nuovo, tabù vecchi. Passa il tempo, ma vedo che le cattive abitudini restano, i riflessi condizionati non subiscono usura. Faccio tre esempi, giusto per rendere l’idea.
Inflazione. Non c’è angolo d’Italia, dai salotti buoni ai bar di periferia, in cui non si critichi la Merkel, se non la Germania in toto. Poi però se l’Istat consuntiva l’inflazione italiana al 3%, apriti cielo: siamo alla fame per colpa di quei tre punti di erosione del potere d’acquisto. Peccato che trattasi della stessa paura che da sempre hanno i tedeschi, in nome della quale hanno costretto tutti i paesi dell’eurozona a politiche di rigore recessive e impediscono alla Bce di fare fino in fondo la politica espansiva che pratica la Fed negli Usa. Certo, lo so che l’inflazione è una tassa impropria, ma la causa delle difficoltà di milioni di famiglie sta nella caduta del pil, nella disoccupazione, nella compressione di salari e stipendi a causa di un eccesso di pressione fiscale, non in tre punti d’inflazione. La quale, come ha spiegato Gros-Pietro con la consueta chiarezza, in quantità moderata può diventare un agevolatore della crescita e una mano santa per i debiti. Possiamo evitare di strepitare? L’inflazione è l’ultimo dei problemi, anzi, in Italia come in Europa.
Banche. Sono state talmente maledette che ora si scopre che un terzo degli italiani non ha un conto corrente bancario. Nella Ue è il 14% la media di “unbanked”, e peggio di noi fanno solo Polonia, Bulgaria e Romania. Certo, una parte del fenomeno è spiegabile con l’aumento della povertà, ma per raggiungere questo livello vuol dire che si è messa di mezzo anche la diffidenza. E non è una cosa positiva. Prendete, per esempio, il Montepaschi. Fino a qualche giorno fa era opinione corrente che fosse una bad bank, da salvare con un intervento dello Stato. Ma è bastato che lo spread scendesse a 270 punti perché il titolo Mps volasse in Borsa – complici anche le ricoperture di chi aveva speculato allo scoperto – e che l’istituto diventasse di colpo un must. In effetti, il drastico calo del differenziale Btp-Bund è manna per il Monte che con i suoi quasi 24 miliardi di obbligazioni pubbliche è il miglior “cliente” del Tesoro. Ma ci si accorge solo ora che quella imposizione a patrimonializzare Mps voluta dall’Eba (l’ente europeo di controllo sulle banche) per eventuali perdite su Bot e Btp (in caso spread oltre i 500 punti) era una fresconata, perché ora con lo spread calante bisognerebbe revocarla? Possibile che le voci che a suo tempo si levarono a difesa della nostra banca si potessero contare sulle dita di una mano?
Aeroporti. Ha fatto scandalo la decisione del governo (peraltro tardiva) di concedere anche a Fiumicino l’adeguamento delle tariffe aeroportuali. Invece di sottolineare con soddisfazione che così si poteva avviare il programma di raddoppio e ammodernamento del principale scalo nazionale – 12 miliardi di investimenti, migliaia di nuovi posti di lavoro, un aeroporto “biglietto da visita” del Paese finalmente all’altezza – ecco la lagna della “colata di cemento”, degli interessi dei Benetton (vogliono fare dei profitti, ma guarda un po’…), dei poteri forti all’opera (ma se erano anni che bisognava adeguare le tariffe agli standard europei e i poteri erano così forti da non riuscire ad ottenere quanto gli spettava).
< Ahinoi, gira il calendario, ma l’italica mentalità non cambia.
Inflazione. Non c’è angolo d’Italia, dai salotti buoni ai bar di periferia, in cui non si critichi la Merkel, se non la Germania in toto. Poi però se l’Istat consuntiva l’inflazione italiana al 3%, apriti cielo: siamo alla fame per colpa di quei tre punti di erosione del potere d’acquisto. Peccato che trattasi della stessa paura che da sempre hanno i tedeschi, in nome della quale hanno costretto tutti i paesi dell’eurozona a politiche di rigore recessive e impediscono alla Bce di fare fino in fondo la politica espansiva che pratica la Fed negli Usa. Certo, lo so che l’inflazione è una tassa impropria, ma la causa delle difficoltà di milioni di famiglie sta nella caduta del pil, nella disoccupazione, nella compressione di salari e stipendi a causa di un eccesso di pressione fiscale, non in tre punti d’inflazione. La quale, come ha spiegato Gros-Pietro con la consueta chiarezza, in quantità moderata può diventare un agevolatore della crescita e una mano santa per i debiti. Possiamo evitare di strepitare? L’inflazione è l’ultimo dei problemi, anzi, in Italia come in Europa.
Banche. Sono state talmente maledette che ora si scopre che un terzo degli italiani non ha un conto corrente bancario. Nella Ue è il 14% la media di “unbanked”, e peggio di noi fanno solo Polonia, Bulgaria e Romania. Certo, una parte del fenomeno è spiegabile con l’aumento della povertà, ma per raggiungere questo livello vuol dire che si è messa di mezzo anche la diffidenza. E non è una cosa positiva. Prendete, per esempio, il Montepaschi. Fino a qualche giorno fa era opinione corrente che fosse una bad bank, da salvare con un intervento dello Stato. Ma è bastato che lo spread scendesse a 270 punti perché il titolo Mps volasse in Borsa – complici anche le ricoperture di chi aveva speculato allo scoperto – e che l’istituto diventasse di colpo un must. In effetti, il drastico calo del differenziale Btp-Bund è manna per il Monte che con i suoi quasi 24 miliardi di obbligazioni pubbliche è il miglior “cliente” del Tesoro. Ma ci si accorge solo ora che quella imposizione a patrimonializzare Mps voluta dall’Eba (l’ente europeo di controllo sulle banche) per eventuali perdite su Bot e Btp (in caso spread oltre i 500 punti) era una fresconata, perché ora con lo spread calante bisognerebbe revocarla? Possibile che le voci che a suo tempo si levarono a difesa della nostra banca si potessero contare sulle dita di una mano?
Aeroporti. Ha fatto scandalo la decisione del governo (peraltro tardiva) di concedere anche a Fiumicino l’adeguamento delle tariffe aeroportuali. Invece di sottolineare con soddisfazione che così si poteva avviare il programma di raddoppio e ammodernamento del principale scalo nazionale – 12 miliardi di investimenti, migliaia di nuovi posti di lavoro, un aeroporto “biglietto da visita” del Paese finalmente all’altezza – ecco la lagna della “colata di cemento”, degli interessi dei Benetton (vogliono fare dei profitti, ma guarda un po’…), dei poteri forti all’opera (ma se erano anni che bisognava adeguare le tariffe agli standard europei e i poteri erano così forti da non riuscire ad ottenere quanto gli spettava).
< Ahinoi, gira il calendario, ma l’italica mentalità non cambia.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.