Poesie, appunti e lettere inedite di Marilyn Monroe
“Fragments” per riscoprire una diva
Per dimostrare che niente è come sembradi Paola Nania - 13 ottobre 2010
Se tutte le oche giulive fossero così complesse il mondo andrebbe alla rovescia. Levatevi quindi dalla testa l’immagine stereotipata della Marilyn Monroe svampita, bella ma un po’ stupidotta, se avete intenzione di leggere “Fragments”.
Il testo in questione è una raccolta di poesie, appunti e lettere dell’icona hollywoodiana - a cura di Stanley Buchtal e Bernard Comment (edito in Italia da Feltrinelli) - sbucati fuori dopo decenni a ricordarci che niente è come sembra. E molto si discosta dalla vulgata comune.
Eccoci allora all’avvertimento iniziale: allontanate l’immagine della bellissima oca giuliva e preparatevi a scoprire altro. Non solo un animo fragile, terrorizzato dalla pazzia che aveva colpito la madre e ancor prima la nonna, ma Marilyn Monroe poetessa indisciplinata, spietata analista di se stessa, pignola, donna lacerata e alla ricerca di risposte.
Altro che sciocca, ripetiamo ancora. Marilyn, fin dal primo matrimonio che la vide sposa bambina, analizzava, rifletteva e trascriveva su carta. Ecco allora fogli volanti, lettere battute a macchina, appunti presi disordinatamente su agende rosse o nere. Un bisogno urgente, a volte disperato, di sfogarsi, capire e capirsi, lavorare su stessa, migliorare.
Scrive tra i tanti appunti: “Per la vita: ci vuole decisione per non farsi travolgere. Per il lavoro: la verità si può solo ricordare, mai inventare”. E ancora: “Dopo un anno di analisi. Aiuto aiuto aiuto. Sento la vita farsi vicina quando voglio solo morire”. Poi due pagine bianche con un unico appunto: “having a sense of myself” (Avendo un senso di me) e una lettera all’amica Paula: “Deve essere successo qualcosa che mi ha fatto perdere la fiducia in me stessa. Non so cosa. So solo che voglio lavorare…”
A corredare la scoperta di una diva, le foto bellissime che la ritraggono ammiccante (e questo la sapevamo già) ma anche intenta (sorpresa!) a leggere l’Ulisse di James Joyce.
Il testo in questione è una raccolta di poesie, appunti e lettere dell’icona hollywoodiana - a cura di Stanley Buchtal e Bernard Comment (edito in Italia da Feltrinelli) - sbucati fuori dopo decenni a ricordarci che niente è come sembra. E molto si discosta dalla vulgata comune.
Eccoci allora all’avvertimento iniziale: allontanate l’immagine della bellissima oca giuliva e preparatevi a scoprire altro. Non solo un animo fragile, terrorizzato dalla pazzia che aveva colpito la madre e ancor prima la nonna, ma Marilyn Monroe poetessa indisciplinata, spietata analista di se stessa, pignola, donna lacerata e alla ricerca di risposte.
Altro che sciocca, ripetiamo ancora. Marilyn, fin dal primo matrimonio che la vide sposa bambina, analizzava, rifletteva e trascriveva su carta. Ecco allora fogli volanti, lettere battute a macchina, appunti presi disordinatamente su agende rosse o nere. Un bisogno urgente, a volte disperato, di sfogarsi, capire e capirsi, lavorare su stessa, migliorare.
Scrive tra i tanti appunti: “Per la vita: ci vuole decisione per non farsi travolgere. Per il lavoro: la verità si può solo ricordare, mai inventare”. E ancora: “Dopo un anno di analisi. Aiuto aiuto aiuto. Sento la vita farsi vicina quando voglio solo morire”. Poi due pagine bianche con un unico appunto: “having a sense of myself” (Avendo un senso di me) e una lettera all’amica Paula: “Deve essere successo qualcosa che mi ha fatto perdere la fiducia in me stessa. Non so cosa. So solo che voglio lavorare…”
A corredare la scoperta di una diva, le foto bellissime che la ritraggono ammiccante (e questo la sapevamo già) ma anche intenta (sorpresa!) a leggere l’Ulisse di James Joyce.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.