ultimora
Public Policy
  • Home » 
  • Archivio » 
  • Fortunati alla nascita, poi Quirinale (1)

Rappresentatività di tutta la nazione. Tutta?

Fortunati alla nascita, poi Quirinale

Carlo Sforza: "E' più difficile diventare Presidente della Repubblica che farlo”

di Antonio Gesualdi - 18 maggio 2006

Carlo Sforza ne disse una memorabile: "E" più difficile diventare Presidente della Repubblica che farlo." E" vero. Così come è vero che per fare il Presidente della Repubblica italiana bisogna anche essere fortunati alla nascita. Non perché il titolo si eredita, ma perché il nostro Paese, nel suo Presidente, deve trovare un simbolo fortemente unitario. Mi spiego. Finora abbiamo avuto 11 presidenti di cui tre napoletani, 3 piemontesi, due toscani, due sardi e uno ligure. Abbiamo avuto, più concretamente, 6 presidenti nati là dov"era il Regno di Sardegna, 3 presidenti nati dov"era il Regno delle due Sicilie e due i cui antenati vivevano nel Granducato di Toscana. L"Unità d"Italia si è fatta agganciando al Piemonte la Toscana e quindi la Campania. Tutti i presidenti della Repubblica, dunque, provengono dalle aree più rappresentative del Paese e protagoniste principali dell"Unità d"Italia.
Insomma è meglio nascere affacciandosi al Tirreno che all"Adriatico se si vuole fare il Presidente della Repubblica. Ed è anche meglio non essere di Roma perché a Roma ci sono già i papi che dell"unità d"Italia non ne furono grandi sostenitori.
Non solo, ma questi presidenti, in relazione alla provenienza geografica sembrano anche avere un compito già stabilito. I presidenti napoletani (De Nicola, Leone e Napolitano) devono sanare le spaccature. De Nicola viene dopo la guerra e dopo il referendum monarchia-repubblica. Per una serie di ragioni contingenti e di opportunità è eletto al primo scrutinio con il 78%. Durerà un paio d"anni, il tempo della transizione. Giovanni Leone passerà soltanto al 23° scrutinio (resterà un record) con il 52% dei voti. E" il 1971 il Paese è ancora spaccato; c"è stato il sessantotto, Dc e Pci sono sempre più vicini, e monta il terrorismo. Nei giorni scorsi Giorgio Napolitano è stato eletto con il 54% al quarto scrutinio dopo un"elezione politica dove il polo di centro-destra e quello di centro-sinistra si sono divisi quasi a metà il voto degli italiani. Anche oggi si parla di "spaccatura".
Insomma il "vento del Nord" quando provoca tensioni trova sempre ad attenderlo un Presidente meridionale che deve farsi carico di compensare gli squilibri. L"unità d"Italia si tiene così come è stata fatta: il Nordovest e il Centro devono agganciare Napoli (che rappresenta il Sud). La scansione dei nostri presidenti repubblicani, dunque, inizia con un napoletano e poi riproduce un"alternanza tra piemontesi-liguri-sardi e un toscano. E" il blocco più laico del Paese (Centro e Nordovest) che esprime i grandi periodi di costruzione o ricostruzione, ma quando arriva la spaccatura tra queste aree e il meridione si fa ricorso ad un napoletano per ricordare che anche il Sud è Italia. Il Paese non si spacca. Dunque i presidenti della nostra Repubblica non hanno la strada facile per diventare tali perché sono la sintesi politica e culturale del nostro Risorgimento. I nostri presidenti sono un vero e proprio simbolo nazionale. Comunque vengano eletti sono sempre il "Presidente di tutti gli italiani". I nostri presidenti rappresentano, sul serio, a prescindere dalla retorica, l"unità nazionale.
Ma in tutta questa faccenda dov"è il Nordest?

Social feed




documenti

Test

chi siamo

Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.