Tutti si posizionano in attesa di cambiamenti
Fini e Veltroni tra i Volenterosi?
Riforma elettorale e costituzionale impellente tra troppe incertezze decisionalidi Elio Di Caprio - 02 febbraio 2007
Dopo la prima adunata dei riformisti-“volenterosi” convenuti da ogni parte a Milano in numero superiore alle aspettative, ecco l"incontro Fini-Veltroni di Roma, anch"essi volenterosi di uscire, non si sa come, dalle strettoie attuali di un sistema di false alternanze che non consente di decidere. Lì la concretezza degli impegni bipartisan sollecitati, a cominciare dalla riforma delle pensioni e da quella della Pubblica Amministrazione, qui una sorta di bicamerale a due tra “statisti”-sognatori, presunti delfini per un ricambio generazionale che prima o poi dovrà avvenire con l"uscita di scena di Berlusconi e Prodi.
Non è una rincorsa di carattere mediatico, anche se i due avvenimenti rischiano di rimanere affogati negli strumentali opportunismi di schieramento. Sono comunque segnali importanti di inquietudine e di disagio che si aggiungono al prossimo referendum per la riforma elettorale. Tutti si posizionano in attesa di inserirsi o non essere esclusi dai cambiamenti che, se pure non incombenti, non possono non sopraggiungere per il sempre più marcato distacco dell"opinione pubblica dai 20 e più partiti che si contendono l"agone politico. C"è più confusione che passione nell"elettorato che cerca di capire se è ancora valido il vecchio filo conduttore delle contrapposizioni bipolari o se si è obbligati a cercarne o trovarne uno di nuovo, e perchè ora e con quali fini. Al bipolarismo in sé come metodo di alternanza nessuno vuole rinunciare, pur avendo quello attuale dimostrato tutti i suoi limiti. Ma, dall"altro canto, neanche le attuali leadership dei poli riescono a riscuotere una fiducia consolidata. Il logorio di entrambe le coalizioni si vede da mille segni.
Basta a questo punto una riforma elettorale per cacciarci fuori dall"imbuto e segnare un nuovo inizio, o serve altro? Che prospettiva ha un tavolo riformista bipartisan se poi dalla denuncia non si passa all"azione? Quando il presidente di AN invita ad una nuova riforma elettorale condivisa tra maggioranza ed opposizione, e in ciò incontra l"assenso di Veltroni, viene da domandarsi perchè il suo partito ha votato quella attuale, ora da riformare, o se l"ha votata turandosi il naso. Così come andrebbero fatte analoghe domande a coloro che si sono impegnati per la riforma costituzionale del centrodestra bocciata dal referendum popolare e di quella sconclusionata del centrosinistra attualmente in vigore: perchè tante energie inutilmente spese con esiti così abborracciati e incoerenti? Sono molte le macerie da rimuovere per ricominciare.
Per riprendere i fili interrotti possono servire le qualità leaderistiche, di Fini e Veltroni, sempre più popolari al di là della complessiva poca credibilità dell"attuale classe politica. Se non altro i due personaggi possono far riferimento ad aree di consenso che vanno oltre il perimetro di appartenenza dei propri partiti originari. Ma la riforma elettorale, con o senza referendum, non basta da sola per ammodernare il Paese. Bisogna porre mano alla Costituzione, al sistema delle rappresentanze e dei poteri. Sembra un obbiettivo ambizioso e fuori della realtà questo della riforma costituzionale, tanto è vero che i “volenterosi” di Milano non vi hanno neppure fatto cenno e il duo Fini-Veltroni si sono ben guardati dal suscitare aspettative a riguardo, preferendo annunciare i piccoli passi possibili per migliorare la governabilità del sistema bipolare . Eppure sono proprio le fughe in avanti dei “volenterosi” alla ricerca di un comune e pragmatico terreno di convergenza a dimostrare quanto sia difficile indicare tempi e mezzi per le riforme se a monte vigono ancora le logiche di schieramento e le incertezze decisionali.
Fini e Veltroni l"hanno capito in tempo e hanno spostato più in avanti la sfida e la scommessa, puntando con cautela ad una revisione del sistema che vada oltre la legge elettorale. E" già qualcosa, ma la piccola intesa tra Fini e Veltroni rischia di arenarsi nell"indifferenza e nell"impotenza. Avremmo bisogno di un nostro soprassalto istituzionale se non nazionale come quello invocato per la Francia dal filosofo ex maoista Andrè Glucksman in vista delle prossime elezioni presidenziali. Glucksmann, con scandalo e disappunto della sinistra, appoggia ora la candidatura di Sarkozy ritenuta più idonea per affrontare i nuovi tempi, ma il suo punto di partenza è un sistema presidenzialista ben collaudato che funziona, con poli di governo ed opposizione molto più coesi al loro interno che da noi. E invece il nostro punto debole che ci impedisce di andare oltre è proprio l"incongruenza del sistema elettorale e di quello decisionale. Se siamo ancora presi dal problema della governabilità come possiamo mai immaginarci di avere, noi come i francesi, un soprassalto nazionale e di costruire un progetto-Paese che sia in grado di porci al passo con le trasformazioni globali in atto?
Non è una rincorsa di carattere mediatico, anche se i due avvenimenti rischiano di rimanere affogati negli strumentali opportunismi di schieramento. Sono comunque segnali importanti di inquietudine e di disagio che si aggiungono al prossimo referendum per la riforma elettorale. Tutti si posizionano in attesa di inserirsi o non essere esclusi dai cambiamenti che, se pure non incombenti, non possono non sopraggiungere per il sempre più marcato distacco dell"opinione pubblica dai 20 e più partiti che si contendono l"agone politico. C"è più confusione che passione nell"elettorato che cerca di capire se è ancora valido il vecchio filo conduttore delle contrapposizioni bipolari o se si è obbligati a cercarne o trovarne uno di nuovo, e perchè ora e con quali fini. Al bipolarismo in sé come metodo di alternanza nessuno vuole rinunciare, pur avendo quello attuale dimostrato tutti i suoi limiti. Ma, dall"altro canto, neanche le attuali leadership dei poli riescono a riscuotere una fiducia consolidata. Il logorio di entrambe le coalizioni si vede da mille segni.
Basta a questo punto una riforma elettorale per cacciarci fuori dall"imbuto e segnare un nuovo inizio, o serve altro? Che prospettiva ha un tavolo riformista bipartisan se poi dalla denuncia non si passa all"azione? Quando il presidente di AN invita ad una nuova riforma elettorale condivisa tra maggioranza ed opposizione, e in ciò incontra l"assenso di Veltroni, viene da domandarsi perchè il suo partito ha votato quella attuale, ora da riformare, o se l"ha votata turandosi il naso. Così come andrebbero fatte analoghe domande a coloro che si sono impegnati per la riforma costituzionale del centrodestra bocciata dal referendum popolare e di quella sconclusionata del centrosinistra attualmente in vigore: perchè tante energie inutilmente spese con esiti così abborracciati e incoerenti? Sono molte le macerie da rimuovere per ricominciare.
Per riprendere i fili interrotti possono servire le qualità leaderistiche, di Fini e Veltroni, sempre più popolari al di là della complessiva poca credibilità dell"attuale classe politica. Se non altro i due personaggi possono far riferimento ad aree di consenso che vanno oltre il perimetro di appartenenza dei propri partiti originari. Ma la riforma elettorale, con o senza referendum, non basta da sola per ammodernare il Paese. Bisogna porre mano alla Costituzione, al sistema delle rappresentanze e dei poteri. Sembra un obbiettivo ambizioso e fuori della realtà questo della riforma costituzionale, tanto è vero che i “volenterosi” di Milano non vi hanno neppure fatto cenno e il duo Fini-Veltroni si sono ben guardati dal suscitare aspettative a riguardo, preferendo annunciare i piccoli passi possibili per migliorare la governabilità del sistema bipolare . Eppure sono proprio le fughe in avanti dei “volenterosi” alla ricerca di un comune e pragmatico terreno di convergenza a dimostrare quanto sia difficile indicare tempi e mezzi per le riforme se a monte vigono ancora le logiche di schieramento e le incertezze decisionali.
Fini e Veltroni l"hanno capito in tempo e hanno spostato più in avanti la sfida e la scommessa, puntando con cautela ad una revisione del sistema che vada oltre la legge elettorale. E" già qualcosa, ma la piccola intesa tra Fini e Veltroni rischia di arenarsi nell"indifferenza e nell"impotenza. Avremmo bisogno di un nostro soprassalto istituzionale se non nazionale come quello invocato per la Francia dal filosofo ex maoista Andrè Glucksman in vista delle prossime elezioni presidenziali. Glucksmann, con scandalo e disappunto della sinistra, appoggia ora la candidatura di Sarkozy ritenuta più idonea per affrontare i nuovi tempi, ma il suo punto di partenza è un sistema presidenzialista ben collaudato che funziona, con poli di governo ed opposizione molto più coesi al loro interno che da noi. E invece il nostro punto debole che ci impedisce di andare oltre è proprio l"incongruenza del sistema elettorale e di quello decisionale. Se siamo ancora presi dal problema della governabilità come possiamo mai immaginarci di avere, noi come i francesi, un soprassalto nazionale e di costruire un progetto-Paese che sia in grado di porci al passo con le trasformazioni globali in atto?
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.