Forse in vista uno scambio azionario con Tiscali
Fastweb, chi perde e chi guadagna
Consob punta i riflettori. Intanto Scaglia dà l’addio e Micheli intasca 500 milionidi Alessandro D'Amato - 23 novembre 2005
E la Consob punta i suoi riflettori Fastweb. Finalmente. Secondo MF, dopo la mossa di Carlo Micheli, che ha comunicato all’Autorità di controllo di essere sceso al di sotto della quota del 2% dal precedente 10%, la società, su richiesta dell’Autorità stessa, ha dichiarato di non aver concluso operazioni che possano aver inciso sulle quotazioni.
Intanto, secondo fonti finanziarie, il collocamento sul mercato della quota di Micheli pari a circa il 10% della società, avrebbe avuto come controparte alcuni importanti fondi internazionali. Proprio tali fondi avrebbero acquistato titoli Fastweb sul mercato in vista dell’ingresso nel capitale della società di un gruppo telefonico europeo. Il più accreditato, secondo le stesse fonti, resterebbe Deutsche Telekom, ma si parla anche di altri nomi d’oltralpe tra cui Cegetel del Gruppo Vivendi Universal e di Neuf Telekom. Ma, secondo altri rumors, il mandato a Deutsche Bank con il compito di “esplorare alternative strategiche che possano costituire valide opportunità di ulteriore crescita” preluderebbe all’ingresso di alcuni fondi di private equity, ad un’operazione con la Gran Bretagna (che però dovrebbe includere il solo Silvio Scaglia) e all’entrata di Francesco Caio (alla guida di Cable & Wireless) in qualità di socio.
Insomma, tutta una serie di voci che si rincorrono, compresa quella di Tiscali che sarebbe interessata ad uno scambio azionario carta contro carta per entrare nella società (come da mandato di Deutsche), con una fusione quasi alla pari tra le due. Ma la società guidata da Tommaso Pompei, che pure aveva pensato, quando era a Wind, ad un’integrazione proprio con Fastweb, ha smentito tutto. E Naguib Sawiris, il nuovo proprietare dell’azienda di telefonia mobile, oggi parla di “interesse per l’acquisizione sia di Tiscali che di Fastweb”. Di solito queste cose si fanno senza annunciarle, negli altri paesi. Ma si vede che l’egiziano ha una strategia diversa in mente. Sarebbe alquanto ironico, nel caso, che Sawiris acquistasse Tiscali dove ritroverebbe come amministratore delegato proprio quel Pompei con il quale, in Wind, non si era lasciato bene. Intanto British Telecom ha detto di non avere alcuna intenzione di acquistare la società di Scaglia. Il quale ora si trova in una situazione abbastanza curiosa: la stampa lo accredita come più interessato a investire in Inghilterra, ma lui è ancora maggior azionista con il 25% di Fastweb, che ha ricapitalizzato di recente. Mettendo una bella somma nella società di cui adesso si vorrebbe liberare, secondo i rumors.
Intanto la famiglia Micheli è quella che da questa storia esce di sicuro meglio: partiva da una quota del 45% (paritaria a quella di Scaglia), ora si trova al 2%. L’ultimo 10%, la parte più difficile da vendere per una società che è stata quotata a 160 euro e oggi sta sotto quota 40, ha usufruito di una fortunata congiuntura di Borsa, nella quale sono arrivate contemporaneamente una serie di notizie che parlavano di un interesse per Fastweb da parte di una decina di nomi (l’ultimo: Mediaset, addirittura). E intanto vendeva e vendeva. Ora, pare che le azioni siano state acquistate in blocco da fondi e non piazzate a una serie di piccoli risparmiatori che vedeva il titolo correre spinto da notizie su notizie. E quindi si profila un’operazione dal senso industriale oltre che finanziario, in linea con le aspettative sulla società: nessuna speculazione, ma voglia di fare impresa.
Però alla famiglia Micheli bisogna fare i complimenti: Carlo e Andrea hanno guadagnato oltre 500 milioni di euro in cinque anni, dai quali bisogna togliere gli ottanta milioni di aumento di capitale, diluendo il loro controllo su Fastweb in momenti diversi ma quasi sempre strategici. Gli affari li sanno proprio fare.
Intanto, secondo fonti finanziarie, il collocamento sul mercato della quota di Micheli pari a circa il 10% della società, avrebbe avuto come controparte alcuni importanti fondi internazionali. Proprio tali fondi avrebbero acquistato titoli Fastweb sul mercato in vista dell’ingresso nel capitale della società di un gruppo telefonico europeo. Il più accreditato, secondo le stesse fonti, resterebbe Deutsche Telekom, ma si parla anche di altri nomi d’oltralpe tra cui Cegetel del Gruppo Vivendi Universal e di Neuf Telekom. Ma, secondo altri rumors, il mandato a Deutsche Bank con il compito di “esplorare alternative strategiche che possano costituire valide opportunità di ulteriore crescita” preluderebbe all’ingresso di alcuni fondi di private equity, ad un’operazione con la Gran Bretagna (che però dovrebbe includere il solo Silvio Scaglia) e all’entrata di Francesco Caio (alla guida di Cable & Wireless) in qualità di socio.
Insomma, tutta una serie di voci che si rincorrono, compresa quella di Tiscali che sarebbe interessata ad uno scambio azionario carta contro carta per entrare nella società (come da mandato di Deutsche), con una fusione quasi alla pari tra le due. Ma la società guidata da Tommaso Pompei, che pure aveva pensato, quando era a Wind, ad un’integrazione proprio con Fastweb, ha smentito tutto. E Naguib Sawiris, il nuovo proprietare dell’azienda di telefonia mobile, oggi parla di “interesse per l’acquisizione sia di Tiscali che di Fastweb”. Di solito queste cose si fanno senza annunciarle, negli altri paesi. Ma si vede che l’egiziano ha una strategia diversa in mente. Sarebbe alquanto ironico, nel caso, che Sawiris acquistasse Tiscali dove ritroverebbe come amministratore delegato proprio quel Pompei con il quale, in Wind, non si era lasciato bene. Intanto British Telecom ha detto di non avere alcuna intenzione di acquistare la società di Scaglia. Il quale ora si trova in una situazione abbastanza curiosa: la stampa lo accredita come più interessato a investire in Inghilterra, ma lui è ancora maggior azionista con il 25% di Fastweb, che ha ricapitalizzato di recente. Mettendo una bella somma nella società di cui adesso si vorrebbe liberare, secondo i rumors.
Intanto la famiglia Micheli è quella che da questa storia esce di sicuro meglio: partiva da una quota del 45% (paritaria a quella di Scaglia), ora si trova al 2%. L’ultimo 10%, la parte più difficile da vendere per una società che è stata quotata a 160 euro e oggi sta sotto quota 40, ha usufruito di una fortunata congiuntura di Borsa, nella quale sono arrivate contemporaneamente una serie di notizie che parlavano di un interesse per Fastweb da parte di una decina di nomi (l’ultimo: Mediaset, addirittura). E intanto vendeva e vendeva. Ora, pare che le azioni siano state acquistate in blocco da fondi e non piazzate a una serie di piccoli risparmiatori che vedeva il titolo correre spinto da notizie su notizie. E quindi si profila un’operazione dal senso industriale oltre che finanziario, in linea con le aspettative sulla società: nessuna speculazione, ma voglia di fare impresa.
Però alla famiglia Micheli bisogna fare i complimenti: Carlo e Andrea hanno guadagnato oltre 500 milioni di euro in cinque anni, dai quali bisogna togliere gli ottanta milioni di aumento di capitale, diluendo il loro controllo su Fastweb in momenti diversi ma quasi sempre strategici. Gli affari li sanno proprio fare.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.