Lacrime e tasse
Eliminare Equitalia non è la soluzione
Colpevolizzare la società diretta da Befera non risolve i due veri problemi: una pressione fiscale insopportabile e delle modalità di riscossione intollerabilidi Davide Giacalone - 06 giugno 2013
Equitalia non è il problema. Liberarsi di Equitalia non è la soluzione. Data una pressione fiscale insopportabile, capace solo di creare povertà e incenerire ricchezza nella pira della spesa pubblica, e date modalità di riscossione intollerabili, ma consentite dalle leggi (come la pessima idea che ti prendano subito i soldi, nel mentre è pendente un ricorso, e che te li restituiscano con comodo dopo che l’avrai vinto), Equitalia è solo l’efficiente strumento della tortura fiscale. Se si accantona lo strumento e non si rinnega la dottrina sadomasochista, si creeranno inefficienza e maggiori costi. Il minore gettito non sarà dato da (saggia) scelta politica, retta da tagli della spesa, ma da più praticabili vie di fuga. Il trionfo dei disonesti e la dannazione degli onesti.
Di Equitalia criticai il presidente, Attilio Befera, che è anche direttore dell’Agenzia delle Entrate. Non mi pento. Se sei Mastro Titta non sei responsabile di omicidio, ma neanche rilasci interviste sulla tenerezza dei colli e l’affilatezza della lama. Il moralismo fiscale è disgustoso di suo, figuriamoci se imbracciato da uno strapagato dirigente, con i soldi del gettito fiscale. Ma a Equitalia ha fatto un buon lavoro. I risultati ci sono. Ed è proprio il successo che ha creato problemi, in un Paese in cui ci sono evasori delinquenti, ma anche per necessità. Davanti alla rivolta contro le cartelle esattoriali la politica non ha reagito cambiando leggi e pressione fiscale, o punendo la condotta degli enti locali che si finanziano con multe sleali, emesse laddove l’automobilista non ha altra scelta che violare limiti e divieti demenziali. Ha preferito dare la colpa a Equitalia. Ammesso che sia così (e non lo è), se la prendano anche i governi, di destra e di sinistra, che la vollero e pomparono. Nonché ne dipesero per alimentare l’incapacità di controllare la spesa.
Ora molte amministrazioni creano la propria società di riscossione, o si affidano a privati. Come se cambiare il nome o la titolarità dell’esattore cambi qualche cosa per il contribuente. Vedrete: costerà di più e funzionerà meno. Tutto pur di non far cadere la maschera di una fiscalità sbagliata in sé. E’ la dannazione italiana, il Paese in cui si crede che trovare un colpevole possa evitare di affrontare e risolvere un problema.
Di Equitalia criticai il presidente, Attilio Befera, che è anche direttore dell’Agenzia delle Entrate. Non mi pento. Se sei Mastro Titta non sei responsabile di omicidio, ma neanche rilasci interviste sulla tenerezza dei colli e l’affilatezza della lama. Il moralismo fiscale è disgustoso di suo, figuriamoci se imbracciato da uno strapagato dirigente, con i soldi del gettito fiscale. Ma a Equitalia ha fatto un buon lavoro. I risultati ci sono. Ed è proprio il successo che ha creato problemi, in un Paese in cui ci sono evasori delinquenti, ma anche per necessità. Davanti alla rivolta contro le cartelle esattoriali la politica non ha reagito cambiando leggi e pressione fiscale, o punendo la condotta degli enti locali che si finanziano con multe sleali, emesse laddove l’automobilista non ha altra scelta che violare limiti e divieti demenziali. Ha preferito dare la colpa a Equitalia. Ammesso che sia così (e non lo è), se la prendano anche i governi, di destra e di sinistra, che la vollero e pomparono. Nonché ne dipesero per alimentare l’incapacità di controllare la spesa.
Ora molte amministrazioni creano la propria società di riscossione, o si affidano a privati. Come se cambiare il nome o la titolarità dell’esattore cambi qualche cosa per il contribuente. Vedrete: costerà di più e funzionerà meno. Tutto pur di non far cadere la maschera di una fiscalità sbagliata in sé. E’ la dannazione italiana, il Paese in cui si crede che trovare un colpevole possa evitare di affrontare e risolvere un problema.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.