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Quel <i>pastiche </i>pre-elettorale all’italiana

Elezioni regionali “appese”

La giustizia è forma, le regole sono forma. E si rispettano

di Davide Giacalone - 04 marzo 2010

Le elezioni regionali erano annunciate come una marcia trionfale, per il centro destra, complice l’implosione della sinistra. A tre settimane dal voto è chiaro che tocca a Silvio Berlusconi cercare di rimediare alla tragifarsa. I fatti: le liste elettorali restano appese ai ricorsi, perché non sono stati capaci di presentarle in modo corretto; chi ha fondato il Popolo delle Libertà, afferma che non gli piace; un candidato presidente avverte che si tirerà indietro, se sarà determinante il voto di uno di quelli che lo appoggiano. Provate, date le premesse, a mettervi nei panni degli elettori che il voto devono darlo, a questa roba.

Si tratta della maggioranza dei votanti. Dal 1994 ad oggi è costantemente stata la maggioranza, anche quando il centro destra ha perso le elezioni (in un caso fu la metà). Per questo, al di là di ogni altra considerazione, si tratta di un problema che riguarda tutti, che attiene alla forma ed alla sostanza della democrazia. Questo è il punto: la forma e la sostanza. Abbiamo sentito un appello, proveniente, purtroppo, dalla seconda carica dello Stato, affinché i giudici guardino alla sostanza. Un appello inaccettabile, da respingersi con forza.

Da lunghi anni, noi, ci battiamo contro la magistratura sostanzialista, per cui la forma è cavillo e il compito del giudice consiste nel far trionfare la sostanza. Se quella incivile dottrina avesse preso piede, più di quanto non ha fatto, devastando la giustizia, quelli che oggi parlano sarebbero stati già sterminati per via giudiziaria. Come fanno a non capire? Possibile che il potere cui non si è commisurati crei una tale anestesia della ragione? La giustizia è forma, le regole sono forma. E si rispettano.

Se si tradisce la forma viene meno lo Stato di diritto, vale solo la forza, o la suggestione. Si può combattere l’ingiustizia solo se si è capaci di denunciarne la distanza dalla procedura stabilita, quindi dalla forma. Studiatele, queste cose, che non è mai troppo tardi, ma nemmeno troppo presto. I ricorsi devono essere esaminati nel più scrupoloso rispetto della forma. Fuori dai tribunali vale la sostanza, invece. Che è politica. Sarebbe la stessa cosa se le liste mancanti all’appello fossero quelle dell’opposizione parlamentare, perché la democrazia consiste nel misurare il consenso dei presenti, non nel cancellarli dalle schede. Se qualcuno ha commesso irrimediabili errori formali l’esclusione se la merita, ma questo non toglie il danno alla democrazia. Provino a pensarci, gli uomini del Partito Democratico, provi, prima o poi, qualcuno, in questo Paese, a capire che si deve essere lungimiranti quando si è in vantaggio.

La sostanza impone che coloro i quali sono la massima espressione di quella maggioranza degli elettori si sentano tutti in campagna elettorale, impegnati a vincere nonostante gli errori commessi. E ciò vale prima di tutto per Silvio Berlusconi, che della maggioranza politica non è solo il leader, ma anche il creatore (“c” minuscola, per cortesia). Nella provincia di Roma, tanto per dirne una, gli elettori del Pdl sono la metà del tutto, e non hanno (almeno al momento) la lista da votare. Occorre, allora, che il leader ci metta la faccia. Ma anche in Lombardia, le cose non stanno diversamente, perché è vero che il potenziale elettorale della Lega assicura la vittoria, ma, come diceva Totò, è la somma che fa il totale. Poi gli addendi si disaggregano e i nodi vengono al pettine. In Campania è bene che la dura posizione di Stefano Caldoro non sia lasciata isolata, quasi si tratti di un’impuntatura personale.

Ai guai, grossi, creati da un partito che è tale nella spartizione, ma non nella sinergia, si deve rimediare prima del voto. Se si aspetta il dopo si stia sicuri che i danni si ripercuoteranno sul governo, dicendo addio ai tre anni senza competizioni elettorali.

Nella sinistra, infine, si offre un’occasione a Pier Luigi Bersani: lasci ai magistrati la tutela della forma, visto che il centro destra è riuscito a traslocare nei tribunali un pezzo della competizione elettorale, e prenda su di sé la tutela della sostanza, impostando la propaganda di parte senza tirare in mezzo gli obbrobri di questi giorni. Ha solo da guadagnarci, anche rispetto a taluni suoi, scomodi e impresentabili, alleati.

Pubblicato da Libero

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