La "peste elettorale italiana"
Elezioni, cavilli e cervelli
Il caos è dietro l'angolo e la delegittimazione delle istituzioni sta raggiungendo il suo apicedi Livio Ghersi - 04 marzo 2010
La lista del PdL di Roma non è stata presentata nei termini, quindi non esiste. E" quanto ripetono compiaciuti molti dirigenti dello schieramento di centrosinistra nel Lazio, a partire ovviamente dai radicali. Non sembra loro vero di poter vincere facilmente perché gli avversari non scendono in campo.
I radicali, poi, sono letteralmente scatenati. Sono a caccia di errori formali in ogni contrada d"Italia affinché il maggior numero possibile di liste e di candidati siano esclusi dalla competizione elettorale. Ci avete discriminato in ogni modo e oggi vi ripaghiamo con la stessa moneta! Sembra vederli mentre si fregano le mani. C"è il trascurabile dettaglio che questa loro manovra non è sorretta da alcuna intelligenza politica. Non c"è alcun lucido disegno. Stanno semplicemente giocando allo scasso. Danzano felici sul ciglio del burrone, aspettando che tutti ci cadano dentro. Ma ci cadranno pure loro.
Fuor di metafora. A che servono le elezioni, in un sistema che dal 1994 è tendenzialmente bipolare, quando uno dei due schieramenti, anzi proprio quello che nelle ultime tornate elettorali ha raccolto la maggioranza relativa, viene escluso perché la presentazione delle liste è inficiata da vizi formali? Si può esultare per l"esclusione della lista regionale (il cosiddetto listino) di Formigoni in Lombardia, da cui discende la decadenza di tutte liste provinciali collegate, del PdL, della Lega Nord, di eventuali minori alleati? Certo, posto che la stupidità umana non ha limiti, si può pure esultare. Ma poi l"effetto è che le elezioni regionali in Lombardia diventano del tutto inutili. A quel punto possono anche non svolgersi.
Tutte le persone responsabili lamentano un eccesso di conflittualità nei rapporti fra partiti di governo e partiti di opposizione; così come lamentano una sempre più pericolosa conflittualità fra le istituzioni (Regioni ed autonomie locali contro il Governo nazionale per quanto riguarda la ripartizione delle risorse finanziarie disponibili) e fra i poteri dello Stato (Governo e maggioranza parlamentare contro l"Ordine giudiziario). Invece chi gioca allo scasso ha deciso di coinvolgere, anzi di travolgere, pure ciò che costituisce l"essenza stessa di un sistema democratico-rappresentativo, cioè il momento elettorale. Si vuole dimostrare che in Italia non si possono tenere libere e democratiche elezioni. Si vuole la prova storica, al cospetto del mondo, che l"Italia è irredimibile e che la "peste italiana" ha definitivamente trionfato.
Chiedo ai giuristi e costituzionalisti del Partito democratico che si credono furbi cavalcando l"intransigenza radicale. A che cosa serve una vittoria elettorale dimezzata, in Lombardia o nel Lazio? Quale autorevolezza potrà avere un governo regionale scaturito da elezioni non autentiche, certamente caratterizzate da interminabili polemiche e da astensionismo di massa? Come si troveranno ad operare questi governi regionali deboli quando si tratterà di dare progressiva attuazione al federalismo fiscale?
Per questo motivo, in un precedente articolo, avevo cercato di argomentare la convenienza, soprattutto per il Partito democratico, di non opporsi alla possibilità di trovare soluzioni, anche molto innovative, in sede giurisdizionale (TAR e Consiglio di Stato), per sanare quante più irregolarità formali sia possibile e ripristinare, quindi, le condizioni per una competizione elettorale vera. Ma è inutile fare appello al fair play quando l"interlocutore non vede né il domani, né il dopodomani e punta a non lasciarsi scappare oggi una vittoria insperata.
Chi ha una formazione storicista sa bene cosa sta per spuntare dietro l"angolo quando la delegittimazione delle istituzioni raggiunge il suo apice e tutto è caos. Ma lasciamo che i radicali gioiscano pure dei loro effimeri successi. Che, temo, non ci porteranno alla riaffermazione dello Stato di diritto ed al trionfo della legalità.
livioghersi@virgilio.it
I radicali, poi, sono letteralmente scatenati. Sono a caccia di errori formali in ogni contrada d"Italia affinché il maggior numero possibile di liste e di candidati siano esclusi dalla competizione elettorale. Ci avete discriminato in ogni modo e oggi vi ripaghiamo con la stessa moneta! Sembra vederli mentre si fregano le mani. C"è il trascurabile dettaglio che questa loro manovra non è sorretta da alcuna intelligenza politica. Non c"è alcun lucido disegno. Stanno semplicemente giocando allo scasso. Danzano felici sul ciglio del burrone, aspettando che tutti ci cadano dentro. Ma ci cadranno pure loro.
Fuor di metafora. A che servono le elezioni, in un sistema che dal 1994 è tendenzialmente bipolare, quando uno dei due schieramenti, anzi proprio quello che nelle ultime tornate elettorali ha raccolto la maggioranza relativa, viene escluso perché la presentazione delle liste è inficiata da vizi formali? Si può esultare per l"esclusione della lista regionale (il cosiddetto listino) di Formigoni in Lombardia, da cui discende la decadenza di tutte liste provinciali collegate, del PdL, della Lega Nord, di eventuali minori alleati? Certo, posto che la stupidità umana non ha limiti, si può pure esultare. Ma poi l"effetto è che le elezioni regionali in Lombardia diventano del tutto inutili. A quel punto possono anche non svolgersi.
Tutte le persone responsabili lamentano un eccesso di conflittualità nei rapporti fra partiti di governo e partiti di opposizione; così come lamentano una sempre più pericolosa conflittualità fra le istituzioni (Regioni ed autonomie locali contro il Governo nazionale per quanto riguarda la ripartizione delle risorse finanziarie disponibili) e fra i poteri dello Stato (Governo e maggioranza parlamentare contro l"Ordine giudiziario). Invece chi gioca allo scasso ha deciso di coinvolgere, anzi di travolgere, pure ciò che costituisce l"essenza stessa di un sistema democratico-rappresentativo, cioè il momento elettorale. Si vuole dimostrare che in Italia non si possono tenere libere e democratiche elezioni. Si vuole la prova storica, al cospetto del mondo, che l"Italia è irredimibile e che la "peste italiana" ha definitivamente trionfato.
Chiedo ai giuristi e costituzionalisti del Partito democratico che si credono furbi cavalcando l"intransigenza radicale. A che cosa serve una vittoria elettorale dimezzata, in Lombardia o nel Lazio? Quale autorevolezza potrà avere un governo regionale scaturito da elezioni non autentiche, certamente caratterizzate da interminabili polemiche e da astensionismo di massa? Come si troveranno ad operare questi governi regionali deboli quando si tratterà di dare progressiva attuazione al federalismo fiscale?
Per questo motivo, in un precedente articolo, avevo cercato di argomentare la convenienza, soprattutto per il Partito democratico, di non opporsi alla possibilità di trovare soluzioni, anche molto innovative, in sede giurisdizionale (TAR e Consiglio di Stato), per sanare quante più irregolarità formali sia possibile e ripristinare, quindi, le condizioni per una competizione elettorale vera. Ma è inutile fare appello al fair play quando l"interlocutore non vede né il domani, né il dopodomani e punta a non lasciarsi scappare oggi una vittoria insperata.
Chi ha una formazione storicista sa bene cosa sta per spuntare dietro l"angolo quando la delegittimazione delle istituzioni raggiunge il suo apice e tutto è caos. Ma lasciamo che i radicali gioiscano pure dei loro effimeri successi. Che, temo, non ci porteranno alla riaffermazione dello Stato di diritto ed al trionfo della legalità.
livioghersi@virgilio.it
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.