Ad un anno dalle politiche del 2006
E’ il momento di creare il terzo polo
Le coalizioni esistenti non sono in grado di affrontare il declino, serve un’alternativadi Mauro Invernizzi - 16 giugno 2005
Forse siamo ancora in tempo: ad un anno scarso dalle elezioni politiche della prossima primavera, non più in grado di cambiare il sistema elettorale, dall’italico maggioritario “bastardo” – né carne né pesce – che obbliga ad immobilizzare l’Italia tra due innaturali e blindate coalizioni (l’una che va dai fascisti ai cattolici, passando per razzisti e liberali, e l’altra che va dai cattolici ai comunisti ed antagonisti no global e “disobbedienti”, passando per reduci socialisti garantisti, verdi pecorari, moderati piccisti pentiti e giustizialisti manettari), forse c’è la possibilità di dare vita a quello che, per semplicità, potremmo chiamare “Terzo Polo” e che qualcuno, per esorcizzarlo, ha già (un po’ spregiativamente) definito “grande centro”.
Necessariamente apparirò superficiale, ma è solo uno stimolo ed un accenno, rimandando ad un dibattito che qua e là un po’ timidamente sta trapelando in pubblico: la crisi economica nazionale è drammatica, gli attuali due poli non saranno mai in grado di – rispettivamente – affrontarla, soprattutto perché entrambe bloccate dai veti delle proprie “enclave” estremiste, ricattatorie ed immobiliste. Il centro-destra non potrà mai “curare” l’Italia non solo per la scarsa professionalità politica dei suoi esponenti ma, soprattutto, perché sottoposta all’eterno “ricatto” leghista. Dal canto suo il cosiddetto centro-sinistra non sarà in grado di governare la complessità dei nuovi macro-problemi globali, perché dovrà ogni volta annacquare qualsiasi tentativo di drastica cura (peraltro necessaria) cui l’Italia dovrebbe esser sottoposta per tentare di risollevarsi, a causa della – anch’essa ricattatoria – presenza di gruppuscoli rifondaroli, neocomunisti, pecorari, antagonisti e birichini (i già citati disobbedienti). E che dire della politica internazionale? Li vedete –gli ulivi- gestire crisi di una moderna potenza occidentale, tra guerre e terrorismi?
Ci sarebbe bisogno di cambiar la legge elettorale, con preferenza al cosiddetto “metodo tedesco” (proporzionale con sbarramento al 5%, premio di maggioranza e sfiducia costruttiva per garantir comunque la governabilità). Ci sarebbe bisogno di una seconda Assemblea (ri)Costituente, eletta col puro proporzionale per garantire la totale rappresentatività dei 50 milioni di elettori italiani e finirla con gli attacchi (di parte) alla Costituzione a colpi di maggioranza.
Ma, come ho già detto, sebbene quella sia la prospettiva a medio termine, per l’immediato ci vorrebbe – a mio parere – il cosiddetto “rimescolamento delle carte”: non astratta, tecnicista e salottiera costruzione di qualcosa di artificiale, ma la realistica presa d’atto che in Italia l’ambiguo “mattarellum” non funziona a meno di ri-coagulare, finalmente, al centro del sistema (o “panorama”) politico italiano ciò che sostanzialmente da tempo ha ricominciato ad esistere nei fatti. Un centro riformatore (non è una brutta parola, come non lo sono “destra tradizionalista” e “sinistra alternativa”) in grado di competere – con realistica prospettiva di vittoria – con le altre due coalizioni esistenti ai rispettivi fianchi. Che poi ciò possa attrarre dai forzaitalioti moderati ai diessini riformatori passando per casiniani, rutelliani e laici od altro in più o in meno si vedrà: certo l’importante sarebbe l’emarginazione delle, chiamiamole così per semplicità, “estreme”, per poter finalmente aggredire i decennali gangli – mai veramente toccati – nell’immobile nazione italica, ad imitazione delle vere e moderne democrazie occidentali. Tre poli, quindi, un po’ come in Gran Bretagna, per un blairismo temperato dalle peculiarità, culturali e geopolitiche, del nostro Paese. Chissà se questa possa veramente materializzarsi quale la “ricetta” giusta e produttiva per salvare Italia ed italiani?
Necessariamente apparirò superficiale, ma è solo uno stimolo ed un accenno, rimandando ad un dibattito che qua e là un po’ timidamente sta trapelando in pubblico: la crisi economica nazionale è drammatica, gli attuali due poli non saranno mai in grado di – rispettivamente – affrontarla, soprattutto perché entrambe bloccate dai veti delle proprie “enclave” estremiste, ricattatorie ed immobiliste. Il centro-destra non potrà mai “curare” l’Italia non solo per la scarsa professionalità politica dei suoi esponenti ma, soprattutto, perché sottoposta all’eterno “ricatto” leghista. Dal canto suo il cosiddetto centro-sinistra non sarà in grado di governare la complessità dei nuovi macro-problemi globali, perché dovrà ogni volta annacquare qualsiasi tentativo di drastica cura (peraltro necessaria) cui l’Italia dovrebbe esser sottoposta per tentare di risollevarsi, a causa della – anch’essa ricattatoria – presenza di gruppuscoli rifondaroli, neocomunisti, pecorari, antagonisti e birichini (i già citati disobbedienti). E che dire della politica internazionale? Li vedete –gli ulivi- gestire crisi di una moderna potenza occidentale, tra guerre e terrorismi?
Ci sarebbe bisogno di cambiar la legge elettorale, con preferenza al cosiddetto “metodo tedesco” (proporzionale con sbarramento al 5%, premio di maggioranza e sfiducia costruttiva per garantir comunque la governabilità). Ci sarebbe bisogno di una seconda Assemblea (ri)Costituente, eletta col puro proporzionale per garantire la totale rappresentatività dei 50 milioni di elettori italiani e finirla con gli attacchi (di parte) alla Costituzione a colpi di maggioranza.
Ma, come ho già detto, sebbene quella sia la prospettiva a medio termine, per l’immediato ci vorrebbe – a mio parere – il cosiddetto “rimescolamento delle carte”: non astratta, tecnicista e salottiera costruzione di qualcosa di artificiale, ma la realistica presa d’atto che in Italia l’ambiguo “mattarellum” non funziona a meno di ri-coagulare, finalmente, al centro del sistema (o “panorama”) politico italiano ciò che sostanzialmente da tempo ha ricominciato ad esistere nei fatti. Un centro riformatore (non è una brutta parola, come non lo sono “destra tradizionalista” e “sinistra alternativa”) in grado di competere – con realistica prospettiva di vittoria – con le altre due coalizioni esistenti ai rispettivi fianchi. Che poi ciò possa attrarre dai forzaitalioti moderati ai diessini riformatori passando per casiniani, rutelliani e laici od altro in più o in meno si vedrà: certo l’importante sarebbe l’emarginazione delle, chiamiamole così per semplicità, “estreme”, per poter finalmente aggredire i decennali gangli – mai veramente toccati – nell’immobile nazione italica, ad imitazione delle vere e moderne democrazie occidentali. Tre poli, quindi, un po’ come in Gran Bretagna, per un blairismo temperato dalle peculiarità, culturali e geopolitiche, del nostro Paese. Chissà se questa possa veramente materializzarsi quale la “ricetta” giusta e produttiva per salvare Italia ed italiani?
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.