Le amnesie di Prodi e Tronchetti Provera
Due torti nell’Italia di sempre
Telecom un anno dopo: continuano le vicende complottiste nel Paese dei furbettidi Davide Giacalone - 17 settembre 2007
Due torti non fanno una ragione, semmai producono un danno più grande. Prodi e Tronchetti Provera sono interpreti di due torti, che descrivemmo. Ora è all’opera la chirurgia plastica. Il governo intervenne per impedire le trattative con soggetti stranieri e per indicare una soluzione industriale utile solo a mettere un imprenditore privato al guinzaglio della politica. Ingerenze inaccettabili. Tronchetti Provera guidava Telecom Italia senza una strategia apprezzabile, parlava di possibili alleanze che esistevano solo in teoria, aveva chiamato uomini di sua personale fiducia, poi scoperti ad occuparsi degli affari altrui, ed anche miei (e nostri, di Libero). Spettacolo disdicevole.
Quando Tronchetti prese atto che gli errori suoi e le pressioni altrui rendevano impossibile proseguire l’avventura, e dopo avere abbondantemente spazzolato i risparmiatori, l’uscita gli fu consentita dall’ingresso delle banche, ad un prezzo niente affatto punitivo. Nel frattempo egli restava nel sindacato del Corriere della Sera, cuore residuo del potere italiano. Se era un complotto, non era all’ultimo sangue.
Un anno dopo la vicenda giudiziaria è ancora un’inchiesta e gli indagati sono stati a lungo in galera, ma da presunti innocenti. Il dubbio circa il coinvolgimento o la deficienza dei loro capi sarà sciolto, forse, nei prossimi quindici anni. Le banche hanno di fatto venduto Telecom agli spagnoli, nel silenzio dei tanti che sugli stranieri avevano da ridire. Se l’operazione non sé conclusa è solo perché si attende il parere dell’autorità. Brasiliana, però. In quel Paese i ministri dell’epoca sono sotto inchiesta per corruzione e riciclaggio, mentre sulle storie che ho raccontato nessuno ha ancora chiesto chiarimenti ai protagonisti. Siamo gente discreta. Un anno fa il governo voleva togliere la rete a Telecom, adesso s’appresta a darle anche quella WiMax. E, come consueto, chi deve incassare i soldi continua ad annunciare la chiusura di vendite che non si concludono, con la Consob che non si sente chiamata in causa. Rovati rilascia interviste sull’omonimo piano. Tronchetti va a feste e compleanni. L’Italia resta quella che non ci piace: furbetta, codarda, annegata nei retroscena e complottista, egoista, sciatta e priva di pubblica autorevolezza. Ma più vecchia, di almeno un anno.
Pubblicato su Libero di lunedì 17 settembre
Un anno dopo la vicenda giudiziaria è ancora un’inchiesta e gli indagati sono stati a lungo in galera, ma da presunti innocenti. Il dubbio circa il coinvolgimento o la deficienza dei loro capi sarà sciolto, forse, nei prossimi quindici anni. Le banche hanno di fatto venduto Telecom agli spagnoli, nel silenzio dei tanti che sugli stranieri avevano da ridire. Se l’operazione non sé conclusa è solo perché si attende il parere dell’autorità. Brasiliana, però. In quel Paese i ministri dell’epoca sono sotto inchiesta per corruzione e riciclaggio, mentre sulle storie che ho raccontato nessuno ha ancora chiesto chiarimenti ai protagonisti. Siamo gente discreta. Un anno fa il governo voleva togliere la rete a Telecom, adesso s’appresta a darle anche quella WiMax. E, come consueto, chi deve incassare i soldi continua ad annunciare la chiusura di vendite che non si concludono, con la Consob che non si sente chiamata in causa. Rovati rilascia interviste sull’omonimo piano. Tronchetti va a feste e compleanni. L’Italia resta quella che non ci piace: furbetta, codarda, annegata nei retroscena e complottista, egoista, sciatta e priva di pubblica autorevolezza. Ma più vecchia, di almeno un anno.
Pubblicato su Libero di lunedì 17 settembre
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.