L'analisi di Bankitalia su consumi e redditi
Draghi, i giovani e il capitalismo
I salari crescano stabilmente, visto che l'occupazione aumenta.di Alessandro D'Amato - 29 ottobre 2007
C"è chi parla di una rivoluzione culturale, chi ne magnifica le doti di analista e chi lo applaude a scena aperta. Eppure nel discorso di Mario Draghi, efficacemente sintetizzato dal titolo del Corriere "Il reddito dei giovani cresca stabilmente" pochi sembrano aver notato le osservazioni più ficcanti, e almeno un"assenza che stona un po’.
Fa notare, il governatore di Bankitalia, che l"occupazione negli ultimi anni è aumentata considerevolmente soprattutto in ragione della moderazione salariale, e in effetti i risultati sul pil sono stati modesti. Stipendi d"ingresso da fame, mentre "diplomati o laureati entrati nel mercato del lavoro negli anni più recenti percepiscono, in termini reali, una retribuzione prossima a quella che ricevevano coloro che entravano nel mercato del lavoro all’inizio degli anni Ottanta e inferiore a quella di coloro che entravano nei primi anni Novanta". Un po" come se il tempo, invece di continuare a scorrere linearmente, per loro avesse fatto un salto all"indietro. E c"è di peggio: "I più bassi salari d’ingresso, in un contesto in cui quelli medi nell’economia hanno continuato anche solo moderatamente a crescere, non hanno schiuso profili di carriera più rapidi". Insomma, non è che ti devi accontentare all"inizio ma poi hai grosse opportunità di crescere, se scommetti su te stesso. Meritocrazia? Nemmeno il significato della parola. Poi: "Nel confronto internazionale, i livelli retributivi sono in Italia più bassi che negli altri principali paesi dell’Unione europea. Le differenze salariali rispetto agli altri paesi sono appena più contenute per i giovani [...]. Il differenziale è minore nelle occupazioni manuali e meno qualificate". Anche qui è l"ultima frase a essere interessante: vuole dire, tradotto dall"economistese - che è una lingua ideologica, nella definizione gramsciana e althusseriana del termine - che mentre un muratore con la quinta elementare in Italia e in Germania guadagna più o meno lo stesso, la differenza grossa è tra un nostro laureato e uno tedesco.
Poi, c"è l"assenza. Stiamo parlando di 16 pagine di discorso, dense di concetti e significati. Eppure, in tutto questo, manca una parola fondamentale: impresa, società, azienda. Non si parla mai, nemmeno un accenno all"imprenditoria italiana. La quale, secondo Draghi, non sarebbe minimamente responsabile della situazione, anzi, è colpa dei lavoratori, "perché la loro produttività è meno adeguata al paradigma tecnologico corrente di quanto non lo fosse la produttività delle generazioni entrate nel mercato del lavoro nei decenni passati al vecchio paradigma". Un po" come se in Italia ci fossero una marea di aziende d"avanguardia, di altissimo livello, capaci di competere dal punto di vista del prodotto con il resto del mondo, ma per colpa di quegli scioperati dei ragazzi - che non sono capaci di usare le macchine - purtroppo stanno al palo. Di sicuro Draghi sa che non è così. Forse non era quello il luogo per dirlo, ma in ogni caso ricordarlo ogni tanto non fa male.
Fa notare, il governatore di Bankitalia, che l"occupazione negli ultimi anni è aumentata considerevolmente soprattutto in ragione della moderazione salariale, e in effetti i risultati sul pil sono stati modesti. Stipendi d"ingresso da fame, mentre "diplomati o laureati entrati nel mercato del lavoro negli anni più recenti percepiscono, in termini reali, una retribuzione prossima a quella che ricevevano coloro che entravano nel mercato del lavoro all’inizio degli anni Ottanta e inferiore a quella di coloro che entravano nei primi anni Novanta". Un po" come se il tempo, invece di continuare a scorrere linearmente, per loro avesse fatto un salto all"indietro. E c"è di peggio: "I più bassi salari d’ingresso, in un contesto in cui quelli medi nell’economia hanno continuato anche solo moderatamente a crescere, non hanno schiuso profili di carriera più rapidi". Insomma, non è che ti devi accontentare all"inizio ma poi hai grosse opportunità di crescere, se scommetti su te stesso. Meritocrazia? Nemmeno il significato della parola. Poi: "Nel confronto internazionale, i livelli retributivi sono in Italia più bassi che negli altri principali paesi dell’Unione europea. Le differenze salariali rispetto agli altri paesi sono appena più contenute per i giovani [...]. Il differenziale è minore nelle occupazioni manuali e meno qualificate". Anche qui è l"ultima frase a essere interessante: vuole dire, tradotto dall"economistese - che è una lingua ideologica, nella definizione gramsciana e althusseriana del termine - che mentre un muratore con la quinta elementare in Italia e in Germania guadagna più o meno lo stesso, la differenza grossa è tra un nostro laureato e uno tedesco.
Poi, c"è l"assenza. Stiamo parlando di 16 pagine di discorso, dense di concetti e significati. Eppure, in tutto questo, manca una parola fondamentale: impresa, società, azienda. Non si parla mai, nemmeno un accenno all"imprenditoria italiana. La quale, secondo Draghi, non sarebbe minimamente responsabile della situazione, anzi, è colpa dei lavoratori, "perché la loro produttività è meno adeguata al paradigma tecnologico corrente di quanto non lo fosse la produttività delle generazioni entrate nel mercato del lavoro nei decenni passati al vecchio paradigma". Un po" come se in Italia ci fossero una marea di aziende d"avanguardia, di altissimo livello, capaci di competere dal punto di vista del prodotto con il resto del mondo, ma per colpa di quegli scioperati dei ragazzi - che non sono capaci di usare le macchine - purtroppo stanno al palo. Di sicuro Draghi sa che non è così. Forse non era quello il luogo per dirlo, ma in ogni caso ricordarlo ogni tanto non fa male.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.