Comunque un momento istruttivo
Domenica persa
Il governo Monti è l’esatto contrario di un governo d’emergenza o solidarietà nazionaledi Davide Giacalone - 16 novembre 2011
Domenica persa, ma istruttiva. Sapevano tutti come sarebbe andata a finire e le cose stanno esattamente dove le avevamo lasciate sabato. Dopo la grande fretta delle ore precedenti, l’intimazione delle autorità europee a far tutto entro il fine settimana, dopo che era sembrato quasi criminale che le nostre procedure democratiche prevedessero un voto parlamentare per l’approvazione di una legge, dopo che, finalmente, sono giunte le dimissioni di Silvio Berlusconi, con annessi festeggiamenti demenziali, quando tutto era pronto per lanciare Mario Monti nel suo nuovo lavoro, ecco che si tira il freno a mano e s’impiega una giornata intera per consultare i gruppi parlamentari.
Perché? Per capire occorre sapere che le consultazioni non sono affatto un obbligo costituzionale, in capo al Presidente della Repubblica. Sono solo una consuetudine. Tanto è vero che in diverse occasioni se ne è fatto a meno (cominciò Luigi Einaudi, che conferì un incarico nella sua casa di Caprarola, a ferragosto, stufatosi delle lentezze romane e senza dire niente a nessuno). Le consultazioni di ieri, poi, sono state utili solo a ricordarci l’impressionante paradosso della nostra politica: facciamo finta, da tre lustri, di vivere in una sistema bipolare, ma poi l’elenco dei partiti da consultare non finisce mai, sfilando facce che non sai neanche da dove vengono, cosa abbiano mai fatto e chi diamine rappresentino. Napolitano li ha sentiti tutti, con pazienza. Salvo il fatto che quando il governo Berlusconi era ancora in carica ha nominato il suo successore senatore a vita ed ha lanciato un messaggio così chiaro, circa quello che sarebbe accaduto, che non solo il non ancora incaricato già redigeva la lista dei ministri, naturalmente in accordo con il Colle, ma capi di Stato stranieri si complimentavano per l’ottima scelta. Tanto mica è un problema loro, il rispetto della nostra Costituzione. Torniamo al punto: perché questa giornata persa, dopo che lo strappo costituzionale era già compiuto e l’esito scontato? Risposta: perché lo strappo è enorme e lacerante, costituendo un precedente pericolosissimo, specie in vista di una legislatura, la prossima, che non promette nulla di buono. Chi era corso a quella conclusione ha avuto paura della propria corsa, rallentandola e cercando coperture formali.
Noi avevamo segnalato il problema, con anticipo e chiarezza. Ma noi siamo dei discolacci, degli irregolari. I bravi ragazzi del Corriere della Sera, invece, avevano soffiato sul rogo costituzionale, convinti di riscaldare a dovere l’ambiente, salvo essersi resi conto, d’un botto, che la Carta cominciava a trasformarsi in cenere, quindi hanno messo in pista il pompiere Angelo Panebianco, che ha aperto l’idrante a tutta manetta: attenti, perché la sovranità si sposta pericolosamente dal Parlamento alla presidenza della Repubblica. Se leggessero con più attenzione le cose che scriviamo, anziché l’oroscopo, si troverebbero all’opera con più tempestività.
Avendo visto il problema, vi dico come evolve l’incendio. Il governo Monti è l’esatto contrario di un governo d’emergenza o solidarietà nazionale: quest’ultimo funziona secondo la regola “io lo voto se lo voti anche tu”, l’attuale sulla condizione opposta “io lo voto se non lo voti tu”. Alla sinistra piacerebbe vederlo in piedi con i propri voti e quelli dei transfughi dalla destra, per potere dire d’avere salvato l’Italia. Alla destra piacerebbe vederlo al lavoro con i propri voti più quelli del centro, per dimostrare che a sinistra sono tutti irresponsabili. Invece, a destra e sinistra, sono quasi tutti incapaci, perché il punto è tutt’altro: non esistono misure che possano salavare l’Italia senza porre in Europa la questione dell’euro. Certo, si possono fare le molte cose che il centro destra non ha saputo, voluto o anche solo creduto di fare, ma per quelle ci vuole tempo, mentre il governo Monti dura due o dodici mesi. Siccome è evidente che nasce da un pauroso smottamento costituzionale, il tema è: se ne approfitta per rimettere in ordine le cose, portando Pdl e Pd ad un accordo per la riforma del sistema elettorale e all’impostazione, per il prossimo futuro, di una stagione costituente; oppure gli si lascia fare qualche decreto strappasoldi, puntando sul fatto che la Corte Costituzionale, nella sua totale autonomia (ma va là!), farà fuori il referendum e, quindi, si potrà andare a votare con l’attuale sistema, assicurando a qualcuno la maggioranza assoluta alla Camera? Postilla: chi se l’aggiudica elegge il successore di Napolitano, ovvero il futuro gestore della Costituzione diroccata. Questa mattina gli spread e le Borse diranno la loro. Che salgano o scendano conta poco, perché sono in altalena da mesi e perché sopra quattro punti di differenziale affondiamo, comunque. Speriamo solo si siano assopiti, ascoltando le pregnanti dichiarazioni della sfilata quirinalizia. Prêt à porter, stagione scaduta.
Perché? Per capire occorre sapere che le consultazioni non sono affatto un obbligo costituzionale, in capo al Presidente della Repubblica. Sono solo una consuetudine. Tanto è vero che in diverse occasioni se ne è fatto a meno (cominciò Luigi Einaudi, che conferì un incarico nella sua casa di Caprarola, a ferragosto, stufatosi delle lentezze romane e senza dire niente a nessuno). Le consultazioni di ieri, poi, sono state utili solo a ricordarci l’impressionante paradosso della nostra politica: facciamo finta, da tre lustri, di vivere in una sistema bipolare, ma poi l’elenco dei partiti da consultare non finisce mai, sfilando facce che non sai neanche da dove vengono, cosa abbiano mai fatto e chi diamine rappresentino. Napolitano li ha sentiti tutti, con pazienza. Salvo il fatto che quando il governo Berlusconi era ancora in carica ha nominato il suo successore senatore a vita ed ha lanciato un messaggio così chiaro, circa quello che sarebbe accaduto, che non solo il non ancora incaricato già redigeva la lista dei ministri, naturalmente in accordo con il Colle, ma capi di Stato stranieri si complimentavano per l’ottima scelta. Tanto mica è un problema loro, il rispetto della nostra Costituzione. Torniamo al punto: perché questa giornata persa, dopo che lo strappo costituzionale era già compiuto e l’esito scontato? Risposta: perché lo strappo è enorme e lacerante, costituendo un precedente pericolosissimo, specie in vista di una legislatura, la prossima, che non promette nulla di buono. Chi era corso a quella conclusione ha avuto paura della propria corsa, rallentandola e cercando coperture formali.
Noi avevamo segnalato il problema, con anticipo e chiarezza. Ma noi siamo dei discolacci, degli irregolari. I bravi ragazzi del Corriere della Sera, invece, avevano soffiato sul rogo costituzionale, convinti di riscaldare a dovere l’ambiente, salvo essersi resi conto, d’un botto, che la Carta cominciava a trasformarsi in cenere, quindi hanno messo in pista il pompiere Angelo Panebianco, che ha aperto l’idrante a tutta manetta: attenti, perché la sovranità si sposta pericolosamente dal Parlamento alla presidenza della Repubblica. Se leggessero con più attenzione le cose che scriviamo, anziché l’oroscopo, si troverebbero all’opera con più tempestività.
Avendo visto il problema, vi dico come evolve l’incendio. Il governo Monti è l’esatto contrario di un governo d’emergenza o solidarietà nazionale: quest’ultimo funziona secondo la regola “io lo voto se lo voti anche tu”, l’attuale sulla condizione opposta “io lo voto se non lo voti tu”. Alla sinistra piacerebbe vederlo in piedi con i propri voti e quelli dei transfughi dalla destra, per potere dire d’avere salvato l’Italia. Alla destra piacerebbe vederlo al lavoro con i propri voti più quelli del centro, per dimostrare che a sinistra sono tutti irresponsabili. Invece, a destra e sinistra, sono quasi tutti incapaci, perché il punto è tutt’altro: non esistono misure che possano salavare l’Italia senza porre in Europa la questione dell’euro. Certo, si possono fare le molte cose che il centro destra non ha saputo, voluto o anche solo creduto di fare, ma per quelle ci vuole tempo, mentre il governo Monti dura due o dodici mesi. Siccome è evidente che nasce da un pauroso smottamento costituzionale, il tema è: se ne approfitta per rimettere in ordine le cose, portando Pdl e Pd ad un accordo per la riforma del sistema elettorale e all’impostazione, per il prossimo futuro, di una stagione costituente; oppure gli si lascia fare qualche decreto strappasoldi, puntando sul fatto che la Corte Costituzionale, nella sua totale autonomia (ma va là!), farà fuori il referendum e, quindi, si potrà andare a votare con l’attuale sistema, assicurando a qualcuno la maggioranza assoluta alla Camera? Postilla: chi se l’aggiudica elegge il successore di Napolitano, ovvero il futuro gestore della Costituzione diroccata. Questa mattina gli spread e le Borse diranno la loro. Che salgano o scendano conta poco, perché sono in altalena da mesi e perché sopra quattro punti di differenziale affondiamo, comunque. Speriamo solo si siano assopiti, ascoltando le pregnanti dichiarazioni della sfilata quirinalizia. Prêt à porter, stagione scaduta.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.