Prudenza e determinazione
Dividere PdL e PD
La rottura che potrebbe portare verso la Terza Repubblicadi Enrico Cisnetto - 31 dicembre 2011
Prudenza e determinazione. La conferenza stampa di fine anno di Mario Monti ha confermato che queste sono le due facce della sua “medaglia politica”. Il nostro 2012 dipenderà da quale di queste due caratteristiche prevarrà, nel Professore e nel Governo. Ma in ballo non c’è solo il presente e il futuro più prossimo, c’è in gioco anche e soprattutto il destino dell’Italia. Fin qui il ragionamento prevalente, in Monti come nella gran parte dei commentatori, è stato: usare prudenza, perché in fondo siamo nelle mani dei partiti maggiori, che in Parlamento possono far cadere l’esecutivo quando e come vogliono.
Io sono convinto del contrario: tanto più i partiti si troveranno di fronte alla determinazione, tanto meno potranno fare i furbi. Viceversa, tanta maggiore sarà la prudenza, nel senso di inclinazione a mediare – che è altra cosa dal rispetto che un governo senza una propria forza parlamentare deve avere nei confronti di chi gli assicura la fiducia – tanto più grande e progressivamente crescente sarà il tasso di demagogia e populismo cui faranno ricorso Pdl e Pd (Lega e Idv sono all’opposizione ed è bene che lì restino, male ha fatto il presidente del Consiglio a tentare di agganciare Di Pietro, che infatti l’ha ripagato subito dandogli dell’imbonitore che fa la “politica delle televendite e degli annunci auto elogiativi”).
È infatti sbagliata l’idea che alla sopravvivenza di questo governo servano 500 voti alla Camera e 260 al Senato: ne bastano molti meno. E l’afflato unitario è stato utile solo per la fiducia iniziale, adesso volerlo mantenere a tutti i costi significherebbe pagare il prezzo di un sostanziale immobilismo. Al contrario, l’auspicio è che Pdl e Pd si spacchino su alcuni provvedimenti chiave – dalla riforma del mercato del lavoro alle liberalizzazioni passando per un intervento straordinario sul debito – dividendosi tra populisti-massimalisti da un lato e riformisti-liberali dall’altro. Con i primi che possono tranquillamente andarsene all’opposizione e i secondi che si uniscono al Terzo Polo nel sostenere il governo e favorire la transizione verso la Terza Repubblica.
Pericoloso? Può darsi. È chiaro che se dovessimo constatare che i primi sono un esercito e i secondi una squadretta, i numeri per formare una maggioranza verrebbero a mancare. Ma è un rischio che si deve correre. Altrimenti, a voler tenere insieme Ichino e Fassina, da un lato, e dall’altro Gasparri e Valducci, si finisce o per bloccare l’azione del governo – e quello Monti non ha nessun senso che tiri a campare – o per andare dritti alle elezioni anticipate. Che sarebbero l’ennesima puntata della brutta telenovela chiamata Seconda Repubblica, e che dunque vanno evitate.
Monti, però, non si aspetti regali: Berlusconi e Bersani hanno tutto l’interesse a tenere compatti i rispettivi partiti, faranno ogni mediazione per tenere insieme le rispettive baracche e giocarsi la prossima partita ancora in chiave di contrapposizione bipolare. Bisogna dunque che metta da parte la prudenza e dia gas alla determinazione: solo così costringerà i due partiti a dividersi sulle scelte. Facciamo voti che il 2012 sia il momento della scomposizione delle aggregazioni senza programmi e della ricomposizone di nuove alleanze articolate su forte base programmatica. Buon anno.
Io sono convinto del contrario: tanto più i partiti si troveranno di fronte alla determinazione, tanto meno potranno fare i furbi. Viceversa, tanta maggiore sarà la prudenza, nel senso di inclinazione a mediare – che è altra cosa dal rispetto che un governo senza una propria forza parlamentare deve avere nei confronti di chi gli assicura la fiducia – tanto più grande e progressivamente crescente sarà il tasso di demagogia e populismo cui faranno ricorso Pdl e Pd (Lega e Idv sono all’opposizione ed è bene che lì restino, male ha fatto il presidente del Consiglio a tentare di agganciare Di Pietro, che infatti l’ha ripagato subito dandogli dell’imbonitore che fa la “politica delle televendite e degli annunci auto elogiativi”).
È infatti sbagliata l’idea che alla sopravvivenza di questo governo servano 500 voti alla Camera e 260 al Senato: ne bastano molti meno. E l’afflato unitario è stato utile solo per la fiducia iniziale, adesso volerlo mantenere a tutti i costi significherebbe pagare il prezzo di un sostanziale immobilismo. Al contrario, l’auspicio è che Pdl e Pd si spacchino su alcuni provvedimenti chiave – dalla riforma del mercato del lavoro alle liberalizzazioni passando per un intervento straordinario sul debito – dividendosi tra populisti-massimalisti da un lato e riformisti-liberali dall’altro. Con i primi che possono tranquillamente andarsene all’opposizione e i secondi che si uniscono al Terzo Polo nel sostenere il governo e favorire la transizione verso la Terza Repubblica.
Pericoloso? Può darsi. È chiaro che se dovessimo constatare che i primi sono un esercito e i secondi una squadretta, i numeri per formare una maggioranza verrebbero a mancare. Ma è un rischio che si deve correre. Altrimenti, a voler tenere insieme Ichino e Fassina, da un lato, e dall’altro Gasparri e Valducci, si finisce o per bloccare l’azione del governo – e quello Monti non ha nessun senso che tiri a campare – o per andare dritti alle elezioni anticipate. Che sarebbero l’ennesima puntata della brutta telenovela chiamata Seconda Repubblica, e che dunque vanno evitate.
Monti, però, non si aspetti regali: Berlusconi e Bersani hanno tutto l’interesse a tenere compatti i rispettivi partiti, faranno ogni mediazione per tenere insieme le rispettive baracche e giocarsi la prossima partita ancora in chiave di contrapposizione bipolare. Bisogna dunque che metta da parte la prudenza e dia gas alla determinazione: solo così costringerà i due partiti a dividersi sulle scelte. Facciamo voti che il 2012 sia il momento della scomposizione delle aggregazioni senza programmi e della ricomposizone di nuove alleanze articolate su forte base programmatica. Buon anno.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.