Superare la dicotomia o dire addio al Bel Paese
Dialogo e confronto improrogabili
La politica italiana deve concentrarsi sui problemi profondi del sistema nazionaledi Tommaso Visone - 05 maggio 2006
Da quando Silvio Berlusconi scese in campo nel 1994, il sistema politico italiano ha costruito il suo bipolarismo intorno alla figura del presidente di Forza Italia, creando delle coalizioni che si possono definire, con Giovanni Sartori, dei "polacci",in quanto contenenti delle distanze programmatiche abissali tra i partiti al loro interno, uniti esclusivamente dall"avallare o dal respingere la leadership e il programma di Berlusconi.
In Italia il dibattito politico si è focalizzato intorno alla figura del premier, ai suoi scheletri nell"armadio, al suo modo di concepire la politica, polarizzandosi nelle aule parlamentari in uno scontro dicotomico tra maggioranza e opposizione, che dal fallimento della bicamerale, non hanno più non solo trovato, ma neanche cercato l"intesa sui temi centrali concernenti l"interesse nazionale.
Oggi tenendo conto dei risultati elettorali, dopo dodici anni di Seconda Repubblica e di politica "berlusconizzata", l"Italia si trova costretta, pena la crisi irreversibile del Paese, ad abbandonare questa modalità di confronto politico. Si deve superare la dicotomia per la quale nell"avversario politico si incarna il "male" o, peggio, la totale incompetenza. Bisogna dialogare e confrontarsi (il che non significa dare vita ad un "grande centro" o ad un "inciucio") sulle problematiche profonde che coinvolgono tutta la Nazione, per cercare nel merito delle appropriate soluzioni alle seguenti istanze: la questione del sistema elettorale, l"attuale riassume in se i difetti sia del maggioritario che del proporzionale; la questione del welfare, il nostro sistema non garantisce più benessere e coesione sociale; la questione dell"energia, ne acquistiamo troppa ed ad un prezzo troppo alto; la questione delle liberalizzazioni, siamo un paese ancora dipendente da lobby e baronie che in tutti i settori contrastano per fini propri lo sviluppo del Paese; la questione dell"Unione Europea, il nostro futuro dipenderà in buona parte dal peso che avremo dentro l"Unione e dalla forza di quest"ultima sullo scenario internazionale; la questione (importantissima) del conflitto di interessi, bisogna legiferare affinchè in futuro non si crei più un" anomalia come quella berlusconiana che ha comportato quell" esiziale scadimento della vita politica del Paese con cui oggi ci confrontiamo.
Se si continuerà sulla scia del passato e si ignoreranno le suddette problematiche, proseguendo sui toni dell"ultima (tremenda) campagna elettorale, si incentiveranno tutti quei possibili mali che portano oggi i più a non scorgere alcun futuro per il – quasi fu – Belpaese.
In Italia il dibattito politico si è focalizzato intorno alla figura del premier, ai suoi scheletri nell"armadio, al suo modo di concepire la politica, polarizzandosi nelle aule parlamentari in uno scontro dicotomico tra maggioranza e opposizione, che dal fallimento della bicamerale, non hanno più non solo trovato, ma neanche cercato l"intesa sui temi centrali concernenti l"interesse nazionale.
Oggi tenendo conto dei risultati elettorali, dopo dodici anni di Seconda Repubblica e di politica "berlusconizzata", l"Italia si trova costretta, pena la crisi irreversibile del Paese, ad abbandonare questa modalità di confronto politico. Si deve superare la dicotomia per la quale nell"avversario politico si incarna il "male" o, peggio, la totale incompetenza. Bisogna dialogare e confrontarsi (il che non significa dare vita ad un "grande centro" o ad un "inciucio") sulle problematiche profonde che coinvolgono tutta la Nazione, per cercare nel merito delle appropriate soluzioni alle seguenti istanze: la questione del sistema elettorale, l"attuale riassume in se i difetti sia del maggioritario che del proporzionale; la questione del welfare, il nostro sistema non garantisce più benessere e coesione sociale; la questione dell"energia, ne acquistiamo troppa ed ad un prezzo troppo alto; la questione delle liberalizzazioni, siamo un paese ancora dipendente da lobby e baronie che in tutti i settori contrastano per fini propri lo sviluppo del Paese; la questione dell"Unione Europea, il nostro futuro dipenderà in buona parte dal peso che avremo dentro l"Unione e dalla forza di quest"ultima sullo scenario internazionale; la questione (importantissima) del conflitto di interessi, bisogna legiferare affinchè in futuro non si crei più un" anomalia come quella berlusconiana che ha comportato quell" esiziale scadimento della vita politica del Paese con cui oggi ci confrontiamo.
Se si continuerà sulla scia del passato e si ignoreranno le suddette problematiche, proseguendo sui toni dell"ultima (tremenda) campagna elettorale, si incentiveranno tutti quei possibili mali che portano oggi i più a non scorgere alcun futuro per il – quasi fu – Belpaese.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.