La Sicilia verso il voto
Deliri egolatrici
Crocetta è un comunista di questo secolo, Musumeci un fascista di quello passato, mentre Micciché un trasformista eterno. Nessuno avrà la maggioranza, sicché chi arriva primo si alleerà con … Lombardodi Davide Giacalone - 04 settembre 2012
L’Italia corre verso i deliri egolatrici. In un sistema istituzionale ottocentesco, privo di elezione diretta dei governanti, ciascuno chiama alla raccolta sul proprio nome, come se una faccia possa equivalere a un programma. Capiterà, invece, quel che sta capitando in Sicilia: diventeranno inutili le elezioni, perché non si candida nessuno che conti, nessuno prenderà la maggioranza e gli sconfitti governeranno. Poi c’è Grillo, eretto a simbolo di sé medesimo: prima delle scorse elezioni amministrative ho scritto che era solo un sintomo, non la causa di alcunché. Tutto sommato neanche negativo, perché portava elettori alle urne. La vittoria di Parma ha sderenato i partiti strutturati, ma non ha fatto nascere nulla. Continua a essere un sintomo, aristotelicamente vociante di sé stesso vociante.
L’egotismo imperante scimmiotta il leaderismo statunitense, ignorando che colà è protagonista il sistema delle nomination, nonché due partiti dalla tradizione secolare. Visto che si elegge la persona del comandante in campo è ovvio che quello incarna la linea, ma s’impone per quella, mica per come si pettina (quello è il contorno). Da noi, invece, c’è una congrega micropolitica che scimmiotta le campagne presidenziali, che ritiene sia d’interesse collettivo cosa fa a letto o come si rintrona, che si fa ritrarre in pose ridicole e assolda non solo i media, ma anche i consulenti d’immagine e comunicazione. Oramai la politica italiana è infestata da berluschini microcefali, viventi nella speranza che il maestro sappia ancora dare loro una posizione, pro o contro di lui, e nel terrore che li spazzi via con un fiato, mettendo in atto la sua invidiata maestria comunicativa. Il tutto nel più assoluto vuoto d’idee e programmi. Ed ecco la Sicilia che avanza. Si candida uno che parla di sesso, lo sfida un altro che parla di droga, fa loro compagnia un terzo che non parla, e forse è meglio. Il primo capeggia lo schieramento che ha appoggiato Raffaele Lombardo, definitivo affossatore della regione. Il secondo è alleato di Lombardo. Il terzo capeggia lo schieramento che fece nascere Lombardo. L’inutilissima trinità vive grazia al suo creatore: Lombardo. A guidare gli schieramenti hanno messo direttamente gli estremisti: Crocetta è un comunista di questo secolo, Musumeci un fascista di quello passato, mentre Micciché un trasformista eterno. Nessuno avrà la maggioranza, sicché chi arriva primo si alleerà con … Lombardo, vale a dire con il dna compatibile alla vuotissima trinità. La Sicilia avanza perché questo capolavoro è propiziato dai partiti nazionali: il Pd perché così imbalsama l’alleanza con l’Udc; il Pdl perché è meglio una fine orribile di un orrore senza fine, quindi dopo l’imminente musata potranno ben dire che non c’è nulla da salvare.
Procedendo così, quindi, l’inutilità sicula diventerà inutilità italica. L’assenza di maggioranza governante sull’isola diventerà assenza anche nella penisola. I partiti lasciano il campo a congreghe autoreferenziali, dove un manipolo di gerarchi possono decidere chi eleggere e chi espellere. Il vuoto genera vuoto, accompagnandolo con un esibizionismo da avanspettacolo. Giusto che un teatrante ne approfitti. Meno giusto che noi tutti lo si sopporti.
L’egotismo imperante scimmiotta il leaderismo statunitense, ignorando che colà è protagonista il sistema delle nomination, nonché due partiti dalla tradizione secolare. Visto che si elegge la persona del comandante in campo è ovvio che quello incarna la linea, ma s’impone per quella, mica per come si pettina (quello è il contorno). Da noi, invece, c’è una congrega micropolitica che scimmiotta le campagne presidenziali, che ritiene sia d’interesse collettivo cosa fa a letto o come si rintrona, che si fa ritrarre in pose ridicole e assolda non solo i media, ma anche i consulenti d’immagine e comunicazione. Oramai la politica italiana è infestata da berluschini microcefali, viventi nella speranza che il maestro sappia ancora dare loro una posizione, pro o contro di lui, e nel terrore che li spazzi via con un fiato, mettendo in atto la sua invidiata maestria comunicativa. Il tutto nel più assoluto vuoto d’idee e programmi. Ed ecco la Sicilia che avanza. Si candida uno che parla di sesso, lo sfida un altro che parla di droga, fa loro compagnia un terzo che non parla, e forse è meglio. Il primo capeggia lo schieramento che ha appoggiato Raffaele Lombardo, definitivo affossatore della regione. Il secondo è alleato di Lombardo. Il terzo capeggia lo schieramento che fece nascere Lombardo. L’inutilissima trinità vive grazia al suo creatore: Lombardo. A guidare gli schieramenti hanno messo direttamente gli estremisti: Crocetta è un comunista di questo secolo, Musumeci un fascista di quello passato, mentre Micciché un trasformista eterno. Nessuno avrà la maggioranza, sicché chi arriva primo si alleerà con … Lombardo, vale a dire con il dna compatibile alla vuotissima trinità. La Sicilia avanza perché questo capolavoro è propiziato dai partiti nazionali: il Pd perché così imbalsama l’alleanza con l’Udc; il Pdl perché è meglio una fine orribile di un orrore senza fine, quindi dopo l’imminente musata potranno ben dire che non c’è nulla da salvare.
Procedendo così, quindi, l’inutilità sicula diventerà inutilità italica. L’assenza di maggioranza governante sull’isola diventerà assenza anche nella penisola. I partiti lasciano il campo a congreghe autoreferenziali, dove un manipolo di gerarchi possono decidere chi eleggere e chi espellere. Il vuoto genera vuoto, accompagnandolo con un esibizionismo da avanspettacolo. Giusto che un teatrante ne approfitti. Meno giusto che noi tutti lo si sopporti.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.