Settimana calda
Dagli a Caprotti
Peggio la burocrazia dell'accanimento.di Enrico Cisnetto - 02 agosto 2013
“Nessun boicottaggio, è solo routine, Sono i normali controlli disposti dall’Osservatorio sui cantieri coordinato dalla prefettura”. Così le autorità preposte hanno replicato alle critiche di Bernardo Caprotti – il patron di Esselunga ha parlato di una vera e propria umiliazione – per il blitz che a Novara ha dovuto subire nel cantiere dove, a 14 anni di distanza dalla prima mossa, finalmente si costruisce un suo nuovo supermercato.
Ecco, peggior risposta non poteva esserci. Perché se si fosse trattato di accanimento – magari perché Caprotti ha da tempo ingaggiato una lotta contro il mondo cooperativo della distribuzione che a più d’uno non piace – almeno ci sarebbe stato il movente di questo “delitto” contro la libera impresa. E invece no, ora sappiamo che mandare 20 persone – tra Inail, Asl, Inps, carabinieri, polizia, Finanza e Forestale – per controllarne 30 e stendere 75 pagine di verbale per aver rilevato che alcuni operai non avevano il badge applicato sulla tuta o non lo avevano a norma, è “routine”, è del tutto normale. E qui sta il guaio: con pezzi di territorio interamente sottratti alla sovranità dello Stato e degli enti locali, è cosa normale impiegare un battaglione di persone, seppure diviso tra diversi enti – a proposito, cosa c’entri la Guardia Forestale me lo devono spiegare – per controllare un cantiere creato da una società di serie A come Esselunga? Io dico di no.
Certo, sappiamo che le costruzioni sono terreno fertile per attività illecite. E sappiamo benissimo che il Nord non è affatto esente da infiltrazioni di tipo mafioso, specie nell’edilizia. Ma Esselunga non è un’azienda qualsiasi e tutto deve essere proporzionato. E poi, è stata data altrettanta attenzione, con relativo dispiegamento di forze, al fatto che il nuovo superstore a Novara ha una storia lunga e tormentata, visto l’idea è partita nel 1999 ma i lavori solo nel novembre 2012, e che nel lasso di tempo che intercorre tra le due date l’ha fatta da padrona una burocrazia cieca e vessatoria? Si chiamino Caprotti o Dolce e Gabbana, che finiscono sotto i riflettori dei media, o si chiamino Brambilla, gli imprenditori – che nono certo esenti da colpe, ma diverse – andrebbero trattati in un altro modo. Specie quando investono e creano lavoro.
Ecco, peggior risposta non poteva esserci. Perché se si fosse trattato di accanimento – magari perché Caprotti ha da tempo ingaggiato una lotta contro il mondo cooperativo della distribuzione che a più d’uno non piace – almeno ci sarebbe stato il movente di questo “delitto” contro la libera impresa. E invece no, ora sappiamo che mandare 20 persone – tra Inail, Asl, Inps, carabinieri, polizia, Finanza e Forestale – per controllarne 30 e stendere 75 pagine di verbale per aver rilevato che alcuni operai non avevano il badge applicato sulla tuta o non lo avevano a norma, è “routine”, è del tutto normale. E qui sta il guaio: con pezzi di territorio interamente sottratti alla sovranità dello Stato e degli enti locali, è cosa normale impiegare un battaglione di persone, seppure diviso tra diversi enti – a proposito, cosa c’entri la Guardia Forestale me lo devono spiegare – per controllare un cantiere creato da una società di serie A come Esselunga? Io dico di no.
Certo, sappiamo che le costruzioni sono terreno fertile per attività illecite. E sappiamo benissimo che il Nord non è affatto esente da infiltrazioni di tipo mafioso, specie nell’edilizia. Ma Esselunga non è un’azienda qualsiasi e tutto deve essere proporzionato. E poi, è stata data altrettanta attenzione, con relativo dispiegamento di forze, al fatto che il nuovo superstore a Novara ha una storia lunga e tormentata, visto l’idea è partita nel 1999 ma i lavori solo nel novembre 2012, e che nel lasso di tempo che intercorre tra le due date l’ha fatta da padrona una burocrazia cieca e vessatoria? Si chiamino Caprotti o Dolce e Gabbana, che finiscono sotto i riflettori dei media, o si chiamino Brambilla, gli imprenditori – che nono certo esenti da colpe, ma diverse – andrebbero trattati in un altro modo. Specie quando investono e creano lavoro.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.