Castro morirà al potere, al contrario di Pinochet
Cuba e la fine del Lìder Màximo
I cubani protestare inutilmente contro la dittatura, ma la sinistra continua a sostenerlodi Davide Giacalone - 08 febbraio 2006
Non teme il ridicolo, Fidel Castro, dopo aver praticato a lungo l’orrido. La missione diplomatica statunitense, a Cuba, ha affisso, sulla facciata del palazzo dove ha sede, un pannello elettronico dove scorre una striscia d’informazione. Poca cosa, pochi contenuti, visibili solo dai passanti. Ma già è troppo per il despota, che ha fatto circondare il palazzo da bandiere, in modo che il pannello non sia più visibile. Una ripicchetta da bambino, segno senile di una dittatura che sopravvive a se stessa.
A Cuba Guillermo Fariñas, direttore di una piccola agenzia, la Cubanacan press, fa lo sciopero della fame, reclamando il diritto di potere accedere ad internet, di potere collegarsi alla rete. Nulla di più, ma già troppo per l’oppressore che ha riempito le galere di dissidenti, di religiosi, di omosessuali che hanno la colpa di essere tali, che ha fatto fucilare dei ragazzi rei di volere scappare da Cuba, da questo torrido ed agghiacciante paradiso caraibico.
Tutto questo non ha il pregio della novità, pertanto non viene neanche considerato una notizia. Ma io credo sia ancora una notizia il fatto che nel nostro libero mondo in tanti guardano con benevolenza a Fidel Castro, alla sua retorica guerrigliera, alla sua oratoria torrenziale, al suo continuo richiamo alla rivoluzione. E credo che tanta superficiale incapacità di condannare derivi dall’ignoranza, dal luogocomunismo, dalla difficoltà di identificare come sinonimi “comunismo” e “dittatura” (e sinonimo lo sono e lo sono stai, sempre ed ovunque, senza mai una sola, dicasi una sola eccezione). Ma deriva anche da un pregiudizio antiamericano, che identifica nel barbuto macellaio una sorta di resistente contro lo strapotere a stelle e strisce.
Come si può, altrimenti, spiegare diversamente la condanna della dittatura cilena, senza attenuanti, e le spallucce che s’alzano davanti a quella cubana? Anche a dispetto del fatto che Pinochet lasciò il potere ed oggi il Cile è una democrazia, mentre Castro al potere ci morirà, dopo aver costretto il Paese a vivere, con lui e di lui, una lunga agonia.
A Cuba Guillermo Fariñas, direttore di una piccola agenzia, la Cubanacan press, fa lo sciopero della fame, reclamando il diritto di potere accedere ad internet, di potere collegarsi alla rete. Nulla di più, ma già troppo per l’oppressore che ha riempito le galere di dissidenti, di religiosi, di omosessuali che hanno la colpa di essere tali, che ha fatto fucilare dei ragazzi rei di volere scappare da Cuba, da questo torrido ed agghiacciante paradiso caraibico.
Tutto questo non ha il pregio della novità, pertanto non viene neanche considerato una notizia. Ma io credo sia ancora una notizia il fatto che nel nostro libero mondo in tanti guardano con benevolenza a Fidel Castro, alla sua retorica guerrigliera, alla sua oratoria torrenziale, al suo continuo richiamo alla rivoluzione. E credo che tanta superficiale incapacità di condannare derivi dall’ignoranza, dal luogocomunismo, dalla difficoltà di identificare come sinonimi “comunismo” e “dittatura” (e sinonimo lo sono e lo sono stai, sempre ed ovunque, senza mai una sola, dicasi una sola eccezione). Ma deriva anche da un pregiudizio antiamericano, che identifica nel barbuto macellaio una sorta di resistente contro lo strapotere a stelle e strisce.
Come si può, altrimenti, spiegare diversamente la condanna della dittatura cilena, senza attenuanti, e le spallucce che s’alzano davanti a quella cubana? Anche a dispetto del fatto che Pinochet lasciò il potere ed oggi il Cile è una democrazia, mentre Castro al potere ci morirà, dopo aver costretto il Paese a vivere, con lui e di lui, una lunga agonia.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.