Ocse, Cer e Upi: previsioni nere
Conti pubblici, allarme sul debito
E sulle previsioni già fosche per il futuro incombe il peso delle promesse elettoralidi Alessandro D'Amato - 29 novembre 2005
Il deficit resta alto, il rapporto con il Pil peggiora e intanto lo sbilancio delle Province arriva a 300 milioni. Oggi sono uscite le previsioni dell’Ocse: “La rapida crescita del debito e il rischio di deterioramento dei conti pubblici superiore al previsto - rileva oggi nell"Economic Outlook - potrebbero provocare una reazione dei mercati con l"innalzamento degli oneri del servizio del debito”. Secondo l’Ocse, quest’ anno, per la prima volta da un decennio, in Italia si registrerà una crescita del debito pubblico, che nel 2006 arriverebbe al 110% del Pil. Previsioni piuttosto nere anche per il deficit: per il 2005, il prodotto interno lordo italiano registrerebbe un +0,2%, mentre l"indebitamento netto sarebbe del 4,3%, come previsto dal governo. La crescita economica italiana nel 2006 sarebbe dell"1,1%, con un indebitamento netto, ossia il rapporto fra deficit e Pil, al 4,2%.
Nella giornata di ieri sono uscite anche le anticipazioni sul Rapporto 2005 del Centro Europa Ricerche (Cer) con il quadro macroeconomico disegnato per il 2006-2008. Per i prossimi anni ci sono segnali di ripresa, ma la crescita italiana resterà “al di sotto di quella europea” e sarà insufficiente a risanare la finanza pubblica. Il prodotto interno lordo dovrebbe salire all"1,2% nel 2006 e poi aumentare all"1,4% nel 2007 e all"1,3% nel 2008. Segnali negativi sul fronte del rapporto deficit/pil. Secondo il Cer, nonostante i numerosi correttivi apportati alla Finanziaria, “le valutazioni dell"indebitamento tendenziale proposte dal Governo restano ottimistiche”. Nelle previsioni del Cer, l"indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni si attesterà al 4,7% del Pil nel 2006-2007 e aumenterà ulteriormente al 4,8% nel 2008. A rendere il quadro più fosco si aggiungono poi le stime sull"avanzo primario che scenderebbe allo 0,5% del Pil a fine 2005 e poi allo 0,3% per prossimi tre anni. Il debito, già in crescita quest’anno, aumenterà ancora fino a sfiorare il 111% nel 2008. Il Cer ipotizza dunque una serie di interventi strutturali e stimoli alla domanda: si va dalla riduzione del costo del lavoro al finanziamento attraverso un aumento delle entrate concentrato sui redditi da capitale, da un intervento diretto sul debito a uno shock sulla produttività, e a uno shock positivo sulla domanda aggregata, simulato attraverso il ritorno della propensione al consumo sui valori di inizio decennio.
Nell’assemblea dell’Unione delle Province Italiane, invece, sono arrivati i consuntivi dell’ultimo quinquennio. Le spese delle Province sono cresciute da circa 10 miliardi a 16 miliardi e 700 milioni (+66,1%). Una crescita analoga, ma inferiore, si è registrata dal lato delle entrate, passate nello stesso periodo da circa 10 miliardi a 16 miliardi e 400 milioni, con uno sbilancio negativo per circa 300 milioni di euro. Questi i dati complessivi che si ricavano dai consuntivi di bilancio illustrati oggi a Napoli nel corso dell"assemblea anuale dell’Upi, l’Unione delle Province italiane. Ecco il quadro delle spese: le spese correnti fanno registrare un aumento nel quinquennio pari al 52,6% passando da un valore assoluto di 5,2 miliardi di euro nel 2000 a 7,9 nel 2004.; quelle in conto capitale (cioè riferibili agli investimenti hanno un andamento crescente pari al 72,5. Un aumento considerevole, soprattutto nel 2004, lo fa registrare la spesa per il rimborso di prestiti e spese per servizi in conto terzi, una voce che indica il volume delle quote capitali di mutui e prestiti, come pure il rimborso di eventuali emissioni obbligazionarie: +187,7% che in valore assoluto si traduce in un aumento da 349,5 milioni a 1 miliardo di euro.
La situazione, complessa già di suo, viene quindi ulteriormente aggravata dall’aumento delle spese degli enti locali. E, presto, uscirà fuori in tutta la sua insostenibilità: quando, grazie anche alla devolution, verrà aggiunta tutta una serie di voci di pagamento che permetterà ancor di più di oggi ai politici locali di usare la spesa pubblica per fare campagna elettorale. Però, intanto, la campagna elettorale per le politiche è già in atto, e tra poco inizieranno le “promesse su promesse” sulla falsariga del ‘chi offre di più?’ in un’asta per aggiudicarsi i voti degli elettori. Ma la cosa più interessante è che le previsioni più nere sul futuro sono fatte dal Cer, che annovera tra i suoi esponenti Luigi Spaventa, Manin Carabba e Giorgio Ruffolo e ha visto la partecipazione a molti suoi eventi di Vincesco Visco. Alla luce della situazione economica così difficile descritta dea questi autorevoli tecnici del centrosinistra, i politici dello stesso schieramento nella campagna elettorale cercheranno di astenersi dal fare promesse impossibili da mantenere?
Nella giornata di ieri sono uscite anche le anticipazioni sul Rapporto 2005 del Centro Europa Ricerche (Cer) con il quadro macroeconomico disegnato per il 2006-2008. Per i prossimi anni ci sono segnali di ripresa, ma la crescita italiana resterà “al di sotto di quella europea” e sarà insufficiente a risanare la finanza pubblica. Il prodotto interno lordo dovrebbe salire all"1,2% nel 2006 e poi aumentare all"1,4% nel 2007 e all"1,3% nel 2008. Segnali negativi sul fronte del rapporto deficit/pil. Secondo il Cer, nonostante i numerosi correttivi apportati alla Finanziaria, “le valutazioni dell"indebitamento tendenziale proposte dal Governo restano ottimistiche”. Nelle previsioni del Cer, l"indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni si attesterà al 4,7% del Pil nel 2006-2007 e aumenterà ulteriormente al 4,8% nel 2008. A rendere il quadro più fosco si aggiungono poi le stime sull"avanzo primario che scenderebbe allo 0,5% del Pil a fine 2005 e poi allo 0,3% per prossimi tre anni. Il debito, già in crescita quest’anno, aumenterà ancora fino a sfiorare il 111% nel 2008. Il Cer ipotizza dunque una serie di interventi strutturali e stimoli alla domanda: si va dalla riduzione del costo del lavoro al finanziamento attraverso un aumento delle entrate concentrato sui redditi da capitale, da un intervento diretto sul debito a uno shock sulla produttività, e a uno shock positivo sulla domanda aggregata, simulato attraverso il ritorno della propensione al consumo sui valori di inizio decennio.
Nell’assemblea dell’Unione delle Province Italiane, invece, sono arrivati i consuntivi dell’ultimo quinquennio. Le spese delle Province sono cresciute da circa 10 miliardi a 16 miliardi e 700 milioni (+66,1%). Una crescita analoga, ma inferiore, si è registrata dal lato delle entrate, passate nello stesso periodo da circa 10 miliardi a 16 miliardi e 400 milioni, con uno sbilancio negativo per circa 300 milioni di euro. Questi i dati complessivi che si ricavano dai consuntivi di bilancio illustrati oggi a Napoli nel corso dell"assemblea anuale dell’Upi, l’Unione delle Province italiane. Ecco il quadro delle spese: le spese correnti fanno registrare un aumento nel quinquennio pari al 52,6% passando da un valore assoluto di 5,2 miliardi di euro nel 2000 a 7,9 nel 2004.; quelle in conto capitale (cioè riferibili agli investimenti hanno un andamento crescente pari al 72,5. Un aumento considerevole, soprattutto nel 2004, lo fa registrare la spesa per il rimborso di prestiti e spese per servizi in conto terzi, una voce che indica il volume delle quote capitali di mutui e prestiti, come pure il rimborso di eventuali emissioni obbligazionarie: +187,7% che in valore assoluto si traduce in un aumento da 349,5 milioni a 1 miliardo di euro.
La situazione, complessa già di suo, viene quindi ulteriormente aggravata dall’aumento delle spese degli enti locali. E, presto, uscirà fuori in tutta la sua insostenibilità: quando, grazie anche alla devolution, verrà aggiunta tutta una serie di voci di pagamento che permetterà ancor di più di oggi ai politici locali di usare la spesa pubblica per fare campagna elettorale. Però, intanto, la campagna elettorale per le politiche è già in atto, e tra poco inizieranno le “promesse su promesse” sulla falsariga del ‘chi offre di più?’ in un’asta per aggiudicarsi i voti degli elettori. Ma la cosa più interessante è che le previsioni più nere sul futuro sono fatte dal Cer, che annovera tra i suoi esponenti Luigi Spaventa, Manin Carabba e Giorgio Ruffolo e ha visto la partecipazione a molti suoi eventi di Vincesco Visco. Alla luce della situazione economica così difficile descritta dea questi autorevoli tecnici del centrosinistra, i politici dello stesso schieramento nella campagna elettorale cercheranno di astenersi dal fare promesse impossibili da mantenere?
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.