I riflessi del voto sull'Afghanistan
Casini sfasci pure il bipolarismo
Basta snobismi sui neo-diccì. Il voto è chiaro: c'è un'alternativa moderata a Berlusprodidi Antonio Gesualdi - 28 marzo 2007
Che Casini per Prodi e Berlusconi.
Il voto dello scorso aprile, non quello di ieri, aveva segnato un pareggio tra i due vecchi leader. Gli italiani, insomma, avevano smantellato la baracca messa in piedi dopo Tangentopoli, alzato il cartellino giallo nei confronti dei maggioritaristi anglofoni e spernacchiato i bipolaristi utopisti. Non avevano vinto, e neppure perso, i Prodi-Berlusconi, ma era stato assegnato loro il compito - politico - di portare il Paese fuori dal pericolo del declino e fuori dalla percezione collettiva di decadenza. Hanno fatto orecchie da mercanti.
Il voto di ieri al Senato ne è stato la diretta conseguenza. Se il suffragio universale qualcosa ancora vale il Presidente della Repubblica dovrebbe riconsiderare la scelta fatta lo scorso febbraio dopo le dimissione del Capo del Governo. Non c"è in Parlamento (non in televisione, sui giornali, nei sondaggi, ma in Parlamento!) una maggioranza autosufficiente. E questo già dovrebbe preoccupare di molto le più alte autorità politiche del Paese. Di peggio è che non c"è neppure un"opposizione autosufficiente.
La posizione parlamentare dell"Udc è chiara ed esplicita: ha dimostrato che né l"attuale maggioranza, né l"attuale opposizione sono in grado di governare il Paese. Ma ha contestualmente dimostrato una cosa in più; ovvero che è andato a esaurimento la spinta autoritaria e oligarchica posta dalla fine della Prima Repubblica e che vi è la necessità, impellente, di ritornare alla Politica. Vi è la necessità - e l"Italia potrebbe con questo tornare ad essere uno degli avamposti degli Stati Uniti d"Europa - di una rimodellazione degli strumenti di welfare, di gestione della cosa pubblica, di ricambio della classe dirigente e anche di rielaborazione delle tradizioni storiche. Per fare questo occorre un passaggio condiviso; una cesura tra gli pseudo antagonismi e i personalismi mediatici e un ritorno al territorio, alla politica per la Nazione e ai valori condivisi.
Il voto al Senato di ieri ha dimostrato che in Parlamento vi è un"alternativa moderata al berlusconismo e pure un"alternativa moderata al prodismo. E finiamola di dire che si torna ad essere democristiani. E" una stupidaggine. Il Partito Popolare di Sturzo non è diventato Democrazia Cristiana e lo sanno e lo scrivono tutti i politologi seri. Così come i partiti moderati, oggi, non sono una riedizione della Democrazia Cristiana. Quel mondo politico è finito. Gli italiani - ma il voto di aprile scorso dovrebbe averlo insegnato - sono evoluti. Purtroppo è la classe dirigente politica che si è attardata a giochicchiare, magari, con le vallette della televisione. Ora tocca di nuovo al Presidente Napolitano. Come si dice: i nodi vengono, sempre, al pettine.
Il voto di ieri al Senato ne è stato la diretta conseguenza. Se il suffragio universale qualcosa ancora vale il Presidente della Repubblica dovrebbe riconsiderare la scelta fatta lo scorso febbraio dopo le dimissione del Capo del Governo. Non c"è in Parlamento (non in televisione, sui giornali, nei sondaggi, ma in Parlamento!) una maggioranza autosufficiente. E questo già dovrebbe preoccupare di molto le più alte autorità politiche del Paese. Di peggio è che non c"è neppure un"opposizione autosufficiente.
La posizione parlamentare dell"Udc è chiara ed esplicita: ha dimostrato che né l"attuale maggioranza, né l"attuale opposizione sono in grado di governare il Paese. Ma ha contestualmente dimostrato una cosa in più; ovvero che è andato a esaurimento la spinta autoritaria e oligarchica posta dalla fine della Prima Repubblica e che vi è la necessità, impellente, di ritornare alla Politica. Vi è la necessità - e l"Italia potrebbe con questo tornare ad essere uno degli avamposti degli Stati Uniti d"Europa - di una rimodellazione degli strumenti di welfare, di gestione della cosa pubblica, di ricambio della classe dirigente e anche di rielaborazione delle tradizioni storiche. Per fare questo occorre un passaggio condiviso; una cesura tra gli pseudo antagonismi e i personalismi mediatici e un ritorno al territorio, alla politica per la Nazione e ai valori condivisi.
Il voto al Senato di ieri ha dimostrato che in Parlamento vi è un"alternativa moderata al berlusconismo e pure un"alternativa moderata al prodismo. E finiamola di dire che si torna ad essere democristiani. E" una stupidaggine. Il Partito Popolare di Sturzo non è diventato Democrazia Cristiana e lo sanno e lo scrivono tutti i politologi seri. Così come i partiti moderati, oggi, non sono una riedizione della Democrazia Cristiana. Quel mondo politico è finito. Gli italiani - ma il voto di aprile scorso dovrebbe averlo insegnato - sono evoluti. Purtroppo è la classe dirigente politica che si è attardata a giochicchiare, magari, con le vallette della televisione. Ora tocca di nuovo al Presidente Napolitano. Come si dice: i nodi vengono, sempre, al pettine.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.