Declino di una multinazionale dieci anni dopo
Caro Prodi, si ricorda?
Americani di At&t furono nominati dieci anni fa nel cda Telecom. Da un governo ridicolodi Davide Giacalone - 04 aprile 2007
Dieci anni dopo il governo Prodi torna a rendersi ridicolo. In questo Paese di smemorati ed incoscienti nessuno ricorda che, nel 1997, governante Prodi, due rappresentanti della statunitense AT&T furono nominati, dal ministro Carlo Azelio Ciampi, nel consiglio d’amministrazione di Telecom Italia. Era la prima rappresentanza di quella che fu annunciata al mercato come un’alleanza che avrebbe visto gli americani entrare nel capitale della società italiana. Non successe mai, il governo raccontò bubbole al mercato e due signori sedettero al vertice di Telecom in rappresentanza di un concorrente.
Dieci anni dopo governa sempre Prodi, e nel mentre il portavoce del governo la spara grossa definendo “sacre” le decisioni di una società (mandategli un assistente spirituale) il resto della compagine le contesta. C’è anche Bersani che vorrebbe conoscere il “piano industriale” di messicani e statunitensi, e tutti blaterano sventolando il tricolore, ma dimenticando che nessuno ha chiesto o si offre di comperare Telecom, ma solo e soltanto i due terzi di Olimpia e l’unico piano di chi compra una finanziaria è far soldi. E’ qui che la politica misura la propria deficienza.
Da noi le regole non contano e le autorità di controllo si voltano dall’altra parte, consentendo a Colaninno-Gnutti-Consorte di controllare Telecom da una finanziaria lussemburghese ed a Tronchetti Provera di acquistarne il controllo lasciando alla finestra gli altri azionisti ed il mercato. Si è così creata la stortura che oggi dà il seguente frutto: il messicano Slim offrì dieci miliardi per Tim in Brasile, oggi con un terzo potrebbe portarsi a casa tutta Telecom. Non è questione d’impropri nazionalismi, ma di cronica assenza di decenza.
Ci sono due possibilità: a. che tutto questo serva solo per influenzare le altre trattative ed il valore di Borsa, ed allora la Consob dovrebbe intervenire in modo deciso, sospendendo tutto; b. che la trattativa sia vera, ed allora la Consob dovrebbe conoscerne tutti gli aspetti, compreso il vincolo, da qui ad un anno, a vendere o acquistare. L’opacità dell’operazione moltiplica l’arretratezza del nostro mercato. A quelli che dicono “si lasci fare al mercato” ricordo che si definisce tale un ambiente in cui esistono regole, leggi e controlli. Nessuna santità, ma neanche corsari.
www.davidegiacalone.it
Dieci anni dopo governa sempre Prodi, e nel mentre il portavoce del governo la spara grossa definendo “sacre” le decisioni di una società (mandategli un assistente spirituale) il resto della compagine le contesta. C’è anche Bersani che vorrebbe conoscere il “piano industriale” di messicani e statunitensi, e tutti blaterano sventolando il tricolore, ma dimenticando che nessuno ha chiesto o si offre di comperare Telecom, ma solo e soltanto i due terzi di Olimpia e l’unico piano di chi compra una finanziaria è far soldi. E’ qui che la politica misura la propria deficienza.
Da noi le regole non contano e le autorità di controllo si voltano dall’altra parte, consentendo a Colaninno-Gnutti-Consorte di controllare Telecom da una finanziaria lussemburghese ed a Tronchetti Provera di acquistarne il controllo lasciando alla finestra gli altri azionisti ed il mercato. Si è così creata la stortura che oggi dà il seguente frutto: il messicano Slim offrì dieci miliardi per Tim in Brasile, oggi con un terzo potrebbe portarsi a casa tutta Telecom. Non è questione d’impropri nazionalismi, ma di cronica assenza di decenza.
Ci sono due possibilità: a. che tutto questo serva solo per influenzare le altre trattative ed il valore di Borsa, ed allora la Consob dovrebbe intervenire in modo deciso, sospendendo tutto; b. che la trattativa sia vera, ed allora la Consob dovrebbe conoscerne tutti gli aspetti, compreso il vincolo, da qui ad un anno, a vendere o acquistare. L’opacità dell’operazione moltiplica l’arretratezza del nostro mercato. A quelli che dicono “si lasci fare al mercato” ricordo che si definisce tale un ambiente in cui esistono regole, leggi e controlli. Nessuna santità, ma neanche corsari.
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L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.