Le chiacchiere a difesa della Costituzione
C’era una volta l’articolo 92
Gli opinionisti vennero trasformati in topini festanti. Ma l’ignoranza non diede felicitàdi Davide Giacalone - 15 maggio 2006
C’erano, una volta, tanto tanto tempo fa, un buon numero d’opinionisti e professori che s’atteggiavano a fini pensatori, lettori assidui della Costituzione e ammonitori di pubblica morale. C’era, in quel mondo lontano, una stampa che diceva d’essere libera ed indipendente dai partiti, spesso critica dei loro magheggi. Fu così che venne con forza fustigato l’insano costume d’espropriare il Presidente della Repubblica dei poteri conferitigli dall’articolo 92 della Costituzione, in base ai quali era l’inquilino del Quirinale a dare, senza vincoli, l’incarico di formare il governo e sempre lui, su proposta del presidente incaricato, a nominare i ministri. Poi, un giorno, una magia convinse i più che la Costituzione, difesa a chiacchiere, non avesse alcun valore.
Si fece credere agli elettori di potere essi decidere chi sarebbe stato il capo del governo, come se fosse nata una Repubblica presidenziale. Ci fu un signore, senza incarico ma già predestinato, pronto a far vedere la propria lista dei ministri. S’azzuffarono, i vincitori, sulla pubblica scena, sostenendo ciascuno d’essere più adeguato a fare il ministro in un determinato dicastero. Nel tempo passato s’era aspramente condannato che fossero i partiti politici a scegliere i ministri, detestandosi la partitocrazia, ed un signorotto, di cognome Cencelli e di nome Manuale, si prestò a sinonimo di violazione del dettato costituzionale. Ma dopo l’incantesimo il bilancino venne portato in piazza, sicché tutti potessero concorrere a rendere eque le spartizioni.
I colti opinionisti di un tempo furono tutti trasformati in topini festosi, che solo a stento riuscivano a mantenere il musetto simpaticamente preoccupato. Li avevano tutti portati nel parco di topilandia, dove potevasi correre sulla pista che non va da nessuna parte, ascoltare la musica che non si sente, scrivere i libri che non si leggono, tutto sotto il segno di un sogno meraviglioso, volto al progresso ed al sol dell’avvenir. Ah no, non creda il lettore che la vita fosse tutto un ruzzare, no no. Talora giungeva la chiamata alle armi e tutti riprendevano gli strumenti d’un tempo, arricciando il baffo e subito ponendosi a difesa della Costituzione, che si voleva sana e robusta perché non fosse aggredita da modifiche votate, ohibò, dal Parlamento. Eh no, a tanta sfida i topini reagivano, ah, se reagivano.
Sarebbero vissuti tutti felici e contenti, in beata ignoranza di cosa mai sia scritto nella Costituzione da difendere, se non fosse per il persistere di una fastidiosa setta, i cui seguaci spuntavano talora dal nulla e s’impegnavano a distribuire il testo tanto festeggiato ed al contempo negletto. Per combatterli si stabilì che “la Costituzione non si tocca”, talché leggerla sarebbe stato impossibile.
www.davidegiacalone.it
Pubblicato su Libero del 15 maggio 2006
Si fece credere agli elettori di potere essi decidere chi sarebbe stato il capo del governo, come se fosse nata una Repubblica presidenziale. Ci fu un signore, senza incarico ma già predestinato, pronto a far vedere la propria lista dei ministri. S’azzuffarono, i vincitori, sulla pubblica scena, sostenendo ciascuno d’essere più adeguato a fare il ministro in un determinato dicastero. Nel tempo passato s’era aspramente condannato che fossero i partiti politici a scegliere i ministri, detestandosi la partitocrazia, ed un signorotto, di cognome Cencelli e di nome Manuale, si prestò a sinonimo di violazione del dettato costituzionale. Ma dopo l’incantesimo il bilancino venne portato in piazza, sicché tutti potessero concorrere a rendere eque le spartizioni.
I colti opinionisti di un tempo furono tutti trasformati in topini festosi, che solo a stento riuscivano a mantenere il musetto simpaticamente preoccupato. Li avevano tutti portati nel parco di topilandia, dove potevasi correre sulla pista che non va da nessuna parte, ascoltare la musica che non si sente, scrivere i libri che non si leggono, tutto sotto il segno di un sogno meraviglioso, volto al progresso ed al sol dell’avvenir. Ah no, non creda il lettore che la vita fosse tutto un ruzzare, no no. Talora giungeva la chiamata alle armi e tutti riprendevano gli strumenti d’un tempo, arricciando il baffo e subito ponendosi a difesa della Costituzione, che si voleva sana e robusta perché non fosse aggredita da modifiche votate, ohibò, dal Parlamento. Eh no, a tanta sfida i topini reagivano, ah, se reagivano.
Sarebbero vissuti tutti felici e contenti, in beata ignoranza di cosa mai sia scritto nella Costituzione da difendere, se non fosse per il persistere di una fastidiosa setta, i cui seguaci spuntavano talora dal nulla e s’impegnavano a distribuire il testo tanto festeggiato ed al contempo negletto. Per combatterli si stabilì che “la Costituzione non si tocca”, talché leggerla sarebbe stato impossibile.
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Pubblicato su Libero del 15 maggio 2006
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