La contestazione al Presidente della Camera
Bertinotti: reazione o rivoluzione?
Ragazzi attenzione alla demagogia: rischia di favorire la reazione dei grandi vecchidi Antonio Gesualdi - 26 marzo 2007
"Vergogna", "buffone" e "assassino" hanno urlato pochi sparuti studenti al Presidente della Camera Fausto Bertinotti. All"Università La Sapienza il leader di Rifondazione comunista era andato per partecipare ad un convegno sulle favelas ma ai collettivi studenteschi non è bastato. E ai ragazzi che guidavano la contestazione è stato impedito di entrare nella sala dove Bertinotti avrebbe tenuto l’intervento. Blogghisti e giornalisti hanno avuto subito un riflesso condizionato e hanno linkato e citato la contestazione al "compagno Lama" del 17 febbraio 1977. Ma c"è una differenza sostanziale: Lama fu contestato da migliaia di giovani, Bertinotti è stato contestato da qualche decina di studenti. Non è un risvolto da poco.
Stefano Molina, in un rapporto per la Fondazione Agnelli, ha scritto: "(..)per la prima volta dall’unità di Italia, con gli anni novanta il numero di giovani compresi tra 19 e 24 anni - potenziali studenti universitari - ha iniziato a declinare. La riduzione si sta manifestando a un ritmo piuttosto intenso che non potrà essere modificato almeno per due decenni neanche da un’eventuale ripresa della natalità."
Alla fine degli anni settanta, infatti, la percentuale di giovani 15-24 anni era di circa il 12 sull"intera popolazione e vi erano indici di invecchiamento molto contenuti. Oggi la percentuale dei 15-24 è già scesa al 10,4 (rispetto ad una media europea di 12,7) e la popolazione italiana è la più vecchia del mondo. Il tasso di fecondità, nel 1976, quando si contestava Lama, era superiore a 2,1 figli per donna. Oggi è un risicatissimo poco più di 1, instabile e declinante.
Dati i fatti strutturali e sostanziali della popolazione italiana di oggi, quindi, c"è da pensare che la contestazione a Bertinotti non sia altro che tanto fumo e poco arrosto dovuto ai montaggi televisivi e alla gestione degli operatori dell"audio. I giovani sono pochi nel nostro Paese e dunque politicamente non influenti. Ciò che significa la contestazione al Presidente della Camera, a mio avviso, non va nella direzione (tra l"altro tanto cara allo stesso Bertinotti) della rivoluzione. Non ci sono i presupposti demografici e, quindi, politici. Del resto lo stesso Bertinotti le rivoluzioni le proclama negli studi televisivi vestito in cachemire ed, assieme alla moglie, la "sora Lella", è una delle figure più gettonate nei salotti ripresi da Dagospia.
Piuttosto a quei giovani studenti suggerirei di fare più attenzione perché così facendo rischiano di alimentare la reazione. Una popolazione di anziani - rappresentata da politici anziani - tenderà al contenimento. I segnali ci sono tutti: nascondimento dei dati del declino, vita di rendita, lesioni del suffragio universale (attraverso l"uso strumentale del sondaggismo e della continua manipolazione delle leggi elettorali), assenza di valori comuni e condivisi, taglio delle spese sull"istruzione, destrutturazione del rapporto uomo-donna, degrado delle arti, invadenza della televisione sul target anziano, disoccupato e poco scolarizzato, ritardo macroscopico dell"utilizzo delle nuove tecnologie e di internet. E chi più ne ha, più ne metta.
Dunque, cari studenti e studentesse, è consigliato un comportamento vivace, certo, ma più riflessivo e scaltro. Sempre che anche voi non siate un segno di questo andazzo. Perciò oggi, in Italia, più che alle rivoluzioni bisogna stare attenti alle reazioni!
Stefano Molina, in un rapporto per la Fondazione Agnelli, ha scritto: "(..)per la prima volta dall’unità di Italia, con gli anni novanta il numero di giovani compresi tra 19 e 24 anni - potenziali studenti universitari - ha iniziato a declinare. La riduzione si sta manifestando a un ritmo piuttosto intenso che non potrà essere modificato almeno per due decenni neanche da un’eventuale ripresa della natalità."
Alla fine degli anni settanta, infatti, la percentuale di giovani 15-24 anni era di circa il 12 sull"intera popolazione e vi erano indici di invecchiamento molto contenuti. Oggi la percentuale dei 15-24 è già scesa al 10,4 (rispetto ad una media europea di 12,7) e la popolazione italiana è la più vecchia del mondo. Il tasso di fecondità, nel 1976, quando si contestava Lama, era superiore a 2,1 figli per donna. Oggi è un risicatissimo poco più di 1, instabile e declinante.
Dati i fatti strutturali e sostanziali della popolazione italiana di oggi, quindi, c"è da pensare che la contestazione a Bertinotti non sia altro che tanto fumo e poco arrosto dovuto ai montaggi televisivi e alla gestione degli operatori dell"audio. I giovani sono pochi nel nostro Paese e dunque politicamente non influenti. Ciò che significa la contestazione al Presidente della Camera, a mio avviso, non va nella direzione (tra l"altro tanto cara allo stesso Bertinotti) della rivoluzione. Non ci sono i presupposti demografici e, quindi, politici. Del resto lo stesso Bertinotti le rivoluzioni le proclama negli studi televisivi vestito in cachemire ed, assieme alla moglie, la "sora Lella", è una delle figure più gettonate nei salotti ripresi da Dagospia.
Piuttosto a quei giovani studenti suggerirei di fare più attenzione perché così facendo rischiano di alimentare la reazione. Una popolazione di anziani - rappresentata da politici anziani - tenderà al contenimento. I segnali ci sono tutti: nascondimento dei dati del declino, vita di rendita, lesioni del suffragio universale (attraverso l"uso strumentale del sondaggismo e della continua manipolazione delle leggi elettorali), assenza di valori comuni e condivisi, taglio delle spese sull"istruzione, destrutturazione del rapporto uomo-donna, degrado delle arti, invadenza della televisione sul target anziano, disoccupato e poco scolarizzato, ritardo macroscopico dell"utilizzo delle nuove tecnologie e di internet. E chi più ne ha, più ne metta.
Dunque, cari studenti e studentesse, è consigliato un comportamento vivace, certo, ma più riflessivo e scaltro. Sempre che anche voi non siate un segno di questo andazzo. Perciò oggi, in Italia, più che alle rivoluzioni bisogna stare attenti alle reazioni!
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.