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Un sistema politico imbelle e statico

B & W, chi si ferma è sconfitto

Se il Professore non cade le riforme sono impossibili

di Davide Giacalone - 06 dicembre 2007

Certe discussioni politiche si fanno così astratte da divenire astruse, interessanti solo per pochissimi. Gli altri fanno spallucce e pensano che si tratti dei soliti senza mestiere che badano ai fatti propri. Anche qui ho la tentazione d’occuparmi d’altro, più vero, ma mi sforzo di capire e rendere comprensibile il nodo di tante chiacchiere. Da tredici anni, da quando è nata la fasulla seconda Repubblica, succede che: a. le due coalizioni sono una somma di diversità e talora incompatibilità; b. il governo perde sempre le elezioni; c. chi le vince non riesce a governare. Con questo bilancio fallimentare dovranno pur fare i conti quanti continuano a ripetere il mantra del bipolarismo. Il governo Prodi, del resto, è l’ultima incarnazione del fallimento.

Dopo anni di non governo il Paese va passando dal declino al degrado, dall’impoverimento economico a quello civile. Il sistema politico è imbelle e legato da mille corporativismi e cecità egoiste. Nei pressi del capolinea è scattato l’allarme. Ricordate quando scrivevamo che Veltroni è più berlusconinano che kennediano? Appunto: s’è messo a capo di un partito che non esiste, ma che ha in portafoglio la maggioranza della coalizione di governo. Dall’altra parte Berlusconi, preso atto che a forza di attaccare Prodi gli riattaccava i cocci governativi, ha rotto gli indugi, ha rotto la sua coalizione ed ha fondato un nuovo partito. Messaggio congiunto dei due: così non si può andare avanti. Ben arrivati.

Non prendiamoci in giro, però. Non si può fare una seria riforma del sistema elettorale e, al tempo stesso, tenere in piedi il governo Prodi, perché questi è il nemico e la vittima di quel processo riformatore. Veltroni sostiene il contrario, e sa di mentire. Né si può credere che le coalizioni sfasciate possano ricomporsi sol perché, forse, va tutto in vacca e si rivota con il vecchio sistema. Berlusconi e Veltroni possono ancora tornare indietro, ma solo essendo politicamente sconfitti. O possono andare avanti, ma solo liquidando governo e coalizioni esistenti, costruendone di nuovi. Al Paese conviene la seconda cosa, purché avvenga alla luce del sole, anteponendo il governo al sottogoverno, riformando in profondità un sistema impantanato. I riformisti (ce ne occuperemo) si mostrino in vita, non abbiano sempre paura.

Pubblicato su Libero di giovedì 6 dicembre

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