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E’ la prima donna a ricoprire questo incarico

Artoni: “Il futuro è gia con noi”

Il nuovo presidente di Confindustria in Emilia Romagna delinea il suo programma e rilancia il dialogo

di Alessandra Servidori - 30 maggio 2005

“Il conflitto non è la strada per risolvere i problemi”. Con queste parole, e indicata all’unanimità come presidente dall’assemblea degli imprenditori emiliano–romagnoli, Anna Maria Artoni si pone alla guida della prestigiosa associazione, fiore all’occhiello della regione. Dopo tre anni di governo al vertice dei giovani di Confindustria, Artoni, vicepresidente della prestigiosa omonima impresa di trasporti, azienda di famiglia e leader nazionale nel settore della logistica, traccia con l’essenzialità dello stile che la contraddistingue la bussola d’orientamento per raccogliere l’eredità consegnatale da Massimo Bucci. La signora Artoni, 38 anni, prima donna al top dell’associazione, alta, bionda, naturalmente chic, ha ricevuto l’investitura anche da Luca di Montezemolo, che ha dichiarato: “Ancora una volta sono orgoglioso di essere emiliano”.

Il programma di governo della neo-presidente, ricco di contenuti e prospettive, mette al centro del nuovo impegno un rapporto forte con le istituzioni locali per imprimere alle sinergie tra partner quel dinamismo indispensabile alle imprese, agli enti locali, all’università, per valorizzare i punti di forza ed essere più competitivi. In questa regione ci sono tutte le premesse per stringere il dialogo e renderlo più produttivo, in particolare valorizzando i talenti, la conoscenza, la cultura imprenditoriale.

E’ su un progetto di ampio respiro che la Presidente ha puntato l’attenzione: le realtà territoriali di Confindustria possono giocare in rete un ruolo fondamentale per aiutare le piccole e medie imprese a crescere e contrastare il declino che in Italia si sta diffondendo. I rapporti con il mercato internazionale e la Cina, i rinnovi dei contratti e la legge regionale sul lavoro sono punti fondamentali del mandato.

Per quanto riguarda la tigre asiatica, si sta lavorando per una proposta da sottoporre al governo, all’Unione europea e al Wto - l’organizzazione mondiale del commercio - che tocca l’evoluzione delle regole del commercio internazionale. E’ necessario identificare come componente fondamentale del “made in Italy” un riconoscimento sostanziale e formale del design al pari di altre caratteristiche immateriali, quali la funzionalità e l’efficienza. Il nostro prodotto ha valore aggiunto estetico, di durata, di qualità, di raffinatezza che si contraddistingue dalle altre lavorazioni e l’identikit non può essere né simulato né copiato. L’Emilia Romagna ha punti di forza che altri competitori non hanno e che bisogna incrementare nel fattore innovazione e competitività.

Dialogo anche con la nuova giunta regionale che si appresta a ripresentare il disegno di legge anti-Biagi che limita la flessibilità e che fu bloccato in extremis alla fine della scorsa legislatura: “Ragionerò con la giunta per trovare un punto di incontro e di dialogo al fine di dare la migliore soluzione ai problemi. Le risorse umane sono un fattore strategico, non abbiamo certo intenzione di non valorizzarle”. D’altronde rispetto alle difficoltà poste dal disegno di legge regionale, la Corte costituzionale si è ampiamente espressa delineando il perimetro di azione della legge concorrente regionale in materia di formazione e lavoro, e dunque i presupposti per rielaborare una normativa efficace ci sono, e vanno esplorati tra le parti sociali, senza preclusioni o demagogie. La proposta dunque è una sorta di Patto perché “vincere le nuove sfide a livello internazionale non può più essere compito solo ed esclusivo dell’imprenditore”, ma richiede una “azione di concerto”, in cui ognuno fa la sua parte condividendo l’obiettivo comune. “Abbiamo di fronte una sfida ardua ma esaltante che ci impone di riscrivere un autentico patto fra cittadini, imprese, istituzioni: un patto fra tutti coloro che hanno a cuore il futuro del Paese”. Abbiamo in Italia un tasso tecnologico troppo basso, abbiamo bisogno di aumentare il contenuto tecnologico e d’innovazione dei nostri prodotti così da essere meno esposti all’imitazione, alla contraffazione, alla pura competizione sui prezzi. Abbiamo bisogno di rinnovate relazioni industriali con i sindacati per innovare la contrattazione e legarla alla produttività, ad un mercato del lavoro internazionale che ha modelli di partecipazione e responsabilità flessibili e dinamici. Abbiamo bisogno di una amministrazione pubblica semplificata che sia di aiuto alle imprese e non freno all’espansione e tassa di redditività. L’Italia merita un futuro di qualità, orientato alla crescita e allo sviluppo. E’ il futuro dei nostri figli e delle nostre imprese, ma è soprattutto il futuro del nostro Paese. Nelle parole di Anna Maria Artoni si ritrovano slancio e coraggio ed è di questo che abbiamo bisogno.

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