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Sismi: rischio dell’ennesimo screditamento

Arrestare l’Intelligence?

La politica assuma la responsabilità delle scelte e avvii la riforma dei Servizi

di Massimiliano Rijllo - 11 luglio 2006

L’Intelligence dovrebbe rappresentare la spina dorsale della Democrazia, della Sicurezza e dello Sviluppo. Tale consapevolezza è diffusa nella maggior parte dei paesi del cosiddetto Occidente come in molte economie emergenti. Gli sforzi di ogni nazione che voglia essere degna di tale nome devono essere orientati alla costruzione ed al mantenimento di una struttura d’Intelligence efficace e sana. Tuttavia, in Italia, quando si parla di “Servizi Segreti” nell’immaginario collettivo si evocano connivenze, corruzioni, denaro e potere. Questo, non perché tali caratteristiche siano quelle distintive dei nostri servizi di sicurezza, ma piuttosto perché si è favorito un metodo che privilegia gli interessi di pochi e se ne frega del bene comune.
Mettere in mezzo l’Intelligence per bassi giochi di potere è pretendere troppo. I Servizi sono sì servitori della Politica, ma di quella che si muove nell’interesse del Paese e non nel proprio.
Le responsabilità e le colpe vanno certamente indagate e perseguite, ma con la cautela che dovrebbe essere ovvia in ogni democrazia. Anche i meno smaliziati possono comprendere che ad un’istituzione a cui abbiamo dato il nome di “Servizi Segreti” non possa essere richiesto di agire secondo trasparenza. Dobbiamo esigere l’assoluta integrità morale e d’azione ed accertarla con criteri e strutture adeguate. La gogna pubblica rischia di compromettere un giudizio che deve essere il risultato di indagini accurate. Non dobbiamo impedire che la gente sappia, ma non è certo utile trattare le questioni dei Servizi come fossero indagini calcistiche.
Detto questo, è necessario sottolineare, per chi lo avesse dimenticato o per chi non lo ha mai saputo, che l’Intelligence ha, oggi più che mai, un ruolo determinante per la salvaguardia e lo sviluppo dello Stato. In tempi di guerre asimmetriche e di lotte commerciali basate sulla conoscenza, il contributo dei Servizi si rivela essenziale per la sicurezza dei cittadini come per il successo delle nostre imprese.
Cogliamo l’occasione, anche se di tali occasioni si potrebbe volentieri fare a meno, per aprire una riflessione su una riforma che permetta all’Intelligence italiana di ricoprire con autorevolezza e professionalità il ruolo che gli compete. Sono necessarie, innanzitutto, tutele e garanzie per gli operatori dei Servizi, che devono poter svolgere al meglio il loro già difficile compito.
Ancora, è vitale rivedere l’organizzazione e rafforzare le competenze. Un moderno sistema di intelligence deve avere come fondamenta l’efficacia operativa e l’eccellenza della conoscenza, non solo di tipo investigativo ma anche scientifico, politico, economico e finanziario. Per questo è necessario formare ed attirare i migliori cervelli, lavorando al fianco delle università, del mondo della ricerca e delle imprese. L’Intelligence, oltre che di abili agenti sul campo, ha bisogno di crittografi, hacker, linguisti, fisici, analisti politici, esperti in paradisi fiscali, giusto per citare qualche esempio e tutti capaci di esprimere competenze di livello internazionale.
L’Italia, sottovalutando l’importanza dell’Intelligence e divenendo di fatto soltanto “consumatrice di sicurezza” prodotta da altri, più evoluti paesi, rischia di compromettere la sua autonomia e la sua capacità di competere. Non per questo si deve scoraggiare la cooperazione internazionale, al contrario è necessario adoperarsi affinché il nostro paese possa assumere un ruolo di primo piano nella costruzione di un’Intelligence europea. Purtroppo, tale obiettivo pare ancora lontano ed è dunque il caso di lavorare, con grande vigore, su quella di casa nostra.

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