La nuova tratta quadruplicherebbe gli introiti
Ambientalismo inutile, anzi dannoso
Le proteste per la Torino-Lione dimostrano che si agisce senza conoscere i problemidi Lorenzo Lo Basso - 03 novembre 2005
Gruppi ambientalisti, centri popolari autogestiti, comitati spontanei di vari comuni hanno inscenato una protesta attiva, quasi violenta – con blocchi stradali e manifestazione annessa – per impedire ai tecnici di effettuare sondaggi preliminari per la costruzione della nuova tratta ferroviaria Torino- Lione.
Il loro unico merito mi pare però quello di essere riusciti ad apparire in televisione.
Di più sembrano incapaci di fare, dato che, dubitando che i nostri ambientalisti siano più sensibili ed attenti dei corrispettivi francesi, a smentirli sono i loro stessi colleghi d’oltralpe, concordi con l’idea di costruire la ferrovia. Il problema è che l’ambientalismo italiano è totalizzante, ovvero in Italia si vuole conciliare, e senza sforzo, tutela del territorio e lauti guadagni.
Di “sviluppo sostenibile” non se ne parla mai: non si evidenzia il fatto che la ferrovia tra Italia e Francia smaltirà, senza inquinamento, il quadruplo delle merci che ora sono costrette a transitare dal pericolosissimo collo di bottiglia del Frejus. Allo stesso modo non si pone l’accento sul fatto che l’Alta Velocità farà non solo risparmiare tempo ma permetterà l’alleggerimento del traffico pesante sull’A1, né tantomeno si evidenzia che la costruzione di impianti eolici in Sardegna eviterà di costruire un’altra centrale a carbone.
I rappresentanti dei Verdi sbagliano cavalcando movimenti di protesta popolari che sono tanto visibili quanto estemporanei e fisiologici, senza occuparsi seriamente di proporre soluzioni alternative e compatibili con lo sviluppo. Di rado, se non mai, si sentono delle idee come la riduzione della dipendenza dal carbone sostenuta da una produzione di pari potenza eolica e solare, né si mette sul piatto della bilancia l’impatto ambientale di una ferrovia con la riduzione dell’inquinamento. Si manca di lungimiranza politica nell’occupare i binari della Milano Napoli perché non si vuole un inceneritore (atto oltretutto allo smaltimento di rifiuti prodotti dagli stessi protestatari). In Germania, dove i verdi hanno quasi il 20% dei voti, il Cancelliere Schroeder ha dialogato con una componente ecologista forte ma capace di fare e mantenere accordi sul lungo periodo, di proporre ed accettare soluzioni strutturali. Nello specifico il Governo di Bonn ha accettato di chiudere le centrali atomiche di tutte le zone in grado di sostituire il megavattaggio nucleare con quello rinnovabile: ogni 10 anni infatti le centrali devono essere revisionate e le si può disattivare, e se al momento della ristrutturazione il territorio servito dalla centrale fosse stato in grado di passare da una fonte all’altra, lo si sarebbe concesso. Risultato? In Germania il 20,5 dell’energia prodotta viene da fonti rinnovabili. Se poi si tiene conto del fatto che il loro fabbisogno è il triplo del nostro, la nostra incapacità di guardare oltre l’oggi appare ancora più drammatica.
Il loro unico merito mi pare però quello di essere riusciti ad apparire in televisione.
Di più sembrano incapaci di fare, dato che, dubitando che i nostri ambientalisti siano più sensibili ed attenti dei corrispettivi francesi, a smentirli sono i loro stessi colleghi d’oltralpe, concordi con l’idea di costruire la ferrovia. Il problema è che l’ambientalismo italiano è totalizzante, ovvero in Italia si vuole conciliare, e senza sforzo, tutela del territorio e lauti guadagni.
Di “sviluppo sostenibile” non se ne parla mai: non si evidenzia il fatto che la ferrovia tra Italia e Francia smaltirà, senza inquinamento, il quadruplo delle merci che ora sono costrette a transitare dal pericolosissimo collo di bottiglia del Frejus. Allo stesso modo non si pone l’accento sul fatto che l’Alta Velocità farà non solo risparmiare tempo ma permetterà l’alleggerimento del traffico pesante sull’A1, né tantomeno si evidenzia che la costruzione di impianti eolici in Sardegna eviterà di costruire un’altra centrale a carbone.
I rappresentanti dei Verdi sbagliano cavalcando movimenti di protesta popolari che sono tanto visibili quanto estemporanei e fisiologici, senza occuparsi seriamente di proporre soluzioni alternative e compatibili con lo sviluppo. Di rado, se non mai, si sentono delle idee come la riduzione della dipendenza dal carbone sostenuta da una produzione di pari potenza eolica e solare, né si mette sul piatto della bilancia l’impatto ambientale di una ferrovia con la riduzione dell’inquinamento. Si manca di lungimiranza politica nell’occupare i binari della Milano Napoli perché non si vuole un inceneritore (atto oltretutto allo smaltimento di rifiuti prodotti dagli stessi protestatari). In Germania, dove i verdi hanno quasi il 20% dei voti, il Cancelliere Schroeder ha dialogato con una componente ecologista forte ma capace di fare e mantenere accordi sul lungo periodo, di proporre ed accettare soluzioni strutturali. Nello specifico il Governo di Bonn ha accettato di chiudere le centrali atomiche di tutte le zone in grado di sostituire il megavattaggio nucleare con quello rinnovabile: ogni 10 anni infatti le centrali devono essere revisionate e le si può disattivare, e se al momento della ristrutturazione il territorio servito dalla centrale fosse stato in grado di passare da una fonte all’altra, lo si sarebbe concesso. Risultato? In Germania il 20,5 dell’energia prodotta viene da fonti rinnovabili. Se poi si tiene conto del fatto che il loro fabbisogno è il triplo del nostro, la nostra incapacità di guardare oltre l’oggi appare ancora più drammatica.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.